CDM, via libera al decreto legislativo sulle Rinnovabili

Questa mattina nel corso di un vertice a Palazzo Chigi è stato raggiunto un accordo tra i ministri dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e delle Politiche Agricole, Giancarlo Galan sul Decreto legislativo sulle energie rinnovabili, che recepisce la direttiva UE n. 2009/28.
In particolare il testo non fissa, come si temeva, il tetto agli incentivi una volta raggiunti gli  8.000 MW per il fotovoltaico. E' previsto un successivo provvedimento da giugno – quando potrebbero essere raggiunti gli 8 mila MW di potenza installati – di concerto fra Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell'Ambiente, che dovrebbe stabilire una revisione delle quote per le diverse fonti e rimodulare il nuovo regime di incentivi, verso una progressiva riduzione degli aiuti. 

Ieri in una nota il Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani ha sottolineato che l'intenzione del Governo è di tutelare la filiera cercando di evitare gli sprechi e di raggingere gli obiettivi fissati dall'UE "Stiamo lavorando a un testo di decreto che ridisegni il sistema di incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili e che consenta al nostro Paese di raggiungere gli obiettivi comunitari, invertendo allo stesso tempo la tendenza al caro bolletta in linea con i maggiori paesi europei". "Resta confermato il nostro impegno – continua Romani – a supportare una filiera produttiva importante e che, in controtendenza rispetto alla congiuntura economica internazionale, continua a crescere. Siamo convinti che – eliminando sprechi, speculazioni e truffe – sia possibile attivare una riforma degli incentivi che possa sia garantire investimenti industriali, livelli occupazionali e indotto dell'intero settore industriale della produzione da fonti rinnovabili, sia evitare che i cittadini continuino a essere gravati da ulteriori costi ingiustificati in bolletta" conclude Romani.
Nei giorni scorsi molte associazioni hanno espresso perplessità e preoccupazione per il futuro del settore e oltre 14mila cittadini hanno firmato un appello contro lo stop agli incentivi.
 
Aper in una nota ha espresso ancora perplessità, sottolineando che il nuovo decreto rinnovabili rappresenta un'occasione sprecata per sostenere realmente il settore. "Sebbene abbia recepito parte delle istanze avanzate dai produttori, l'impressione generale è che le grandi aspettative che gli operatori del settore vi avevano riposto siano state disattese ancora una volta.
Al di là dei commenti di merito che rinviamo ad una fase successiva, quello che più lascia basiti è il metodo utilizzato: per i principali punti chiave del "sistema rinnovabili" – in primis la definizione del valore degli incentivi – si rimanda infatti a future disposizioni attuative, introducendo così non una norma, non stabilità e chiarezza, bensì ulteriori elementi di incertezza.  Il Governo cambia le carte in tavola a partita iniziata in sostanza, lasciando senza paracadute, senza tutela e senza garanzie gli operatori che hanno avviato gli investimenti sulla base di regole che fino a ieri sembravano certe. Si sottolinea che il pericoloso effetto retroattivo del decreto, particolarmente drammatico nel caso del fotovoltaico, va a bloccare non solo i progetti futuri, ma anche quelli già avviati e finanziati, mettendo a rischio fallimento aziende fino a ieri stabili e in crescita".
 
Nicola Scotti, Presidente di Assistal, Associazione Nazionale Costruttori di Impianti, si è mostrato soddisfatto per la decisione presa in Consiglio dei Ministri di eliminare dal Decreto il tetto di 8.000 MW, e ha così commentato "In un momento storico in cui l'economia del nostro Paese porta ancora i profondi segni della crisi e le imprese hanno a fatica evitato il tracollo, approvare il Decreto sulle rinnovabili così come era stato proposto sarebbe stata una manovra antieconomica ed estremamente dannosa per il mercato e avrebbe provocato un netto stop nei confronti di un mercato, come quello delle rinnovabili, che ha notevolmente contribuito a rilanciare l'economia creando migliaia di posti di lavoro e concorrendo a recuperare la difficile situazione in cui versava il comparto impiantistico".

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