Climate policy tracker: strategie dei paesi UE per contrastare i cambiamenti climatici

Il “Climate policy tracker“, il nuovo strumento di monitoraggio delle politiche dell’unione in materia di clima lanciato da WWF e Ecofys a pochi giorni dal Summit sul clima, Cop16, che si terrà dal 29 novembre al 10 dicembre a Cancun, in Messico, rivela che attualmente vengono implementate solo un terzo delle azioni necessarie per indirizzare i paesi dell’UE verso il raggiungimento dell’obiettivo di una economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050 (con la riduzione dell’emissione dei gas serra dell’80-95%).
Il rapporto fornisce per la prima volta un quadro aggiornato delle misure di controllo dei gas serra in tutta l’UE basato su un’analisi dei singoli Stati Membri e dei singoli settori. Il Climate Policy Tracker è uno strumento potente, capace di misurare l’impatto delle politiche e la loro efficacia. Questo strumento consente al pubblico di identificare i settori delle politiche che richiedono maggiore attenzione e nei quali l’azione per la riduzione delle emissioni risulta più efficace”, ha dichiarato Niklas Höhne, Direttore della divisione Energy & Climate Policy di Ecofys.
Il Climate Policy Tracker è in grado di evidenziare le principali differenze in termini di obiettivi e pratiche migliori tra i paesi dell’UE riguardo la riduzione delle emissioni di gas serra; e il rapporto mostra come i risultati complessivi appaiano piuttosto deludenti.
“I tagli radicali delle emissioni necessari per raggiungere gli obiettivi per il 2050 dovranno essere attuati in tutta l’economia. Gli Stati Membri dovranno analizzare a fondo tutte le loro politiche per affrontare i punti deboli. Inoltre, dovranno impegnarsi per perfezionare l’implementazione delle politiche UE”, ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia che seguirà il Summit a Cancun insieme alla delegazione del WWF internazionale.
I 4 Paesi che registrano le valutazioni più elevate, tra cui Germania, Danimarca, Irlanda e Svezia attualmente raggiungono solo la metà degli obiettivi necessari, il che equivale al punteggio ‘D’. Pertanto non sarebbe adeguato definirli come dei leader, perché dovranno raddoppiare i loro sforzi per orientarsi verso un’economia a ‘bassa intensità’ di carbonio.
Il rapporto evidenzia anche in una speciale MAPPA DELE POLITICHE VIRTUOSE alcune politiche nazionali particolarmente efficaci, tra cui il ‘conto energia’ applicato in Italia sul fotovoltaico. I risultati evidenziati dal Climate Policy Tracker evidenziano infatti un aspetto incoraggiante: se gli Stati Membri seguiranno l’esempio del paese che registra i risultati migliori in relazione a ciascuna area delle politiche e in ciascun settore, potranno raggiungere i due terzi degli obiettivi necessari, pari al doppio della media attuale. Questo significa che gli strumenti sono disponibili, ma le politiche non vengono attuate in modo diffuso.
ITALIA: UN PAESE A METÀ
Secondo il report l’Italia ha introdotto alcune valide iniziative attraverso le sue politiche ma che non si combinano tra loro per creare una strategia completa verso il raggiungimento di una “zero carbon economy”.
Inoltre, la scelta di tornare al nucleare in campo energetico probabilmente sottrarrà importanti risorse alle future politiche per la riduzione delle emissioni di carbonio. L’energia nucleare è un elemento importante della Strategia Energetica Nazionale (che attualmente non esiste ) e nel futuro il 25% dei consumi dovrebbe provenire da questa fonte. Oltre ad altri aspetti ambientali, è prevista una forte opposizione alla costruzione di impianti nucleari, che molto probabilmente ritarderà e ridimensionerà i risultati attesi in termini di riduzione dei gas serra.
Un successo per l’Italia è rappresentato dall’uso delle energie rinnovabili, stimolato garantendo un sistema di feed-in-tariff (conto energia) di lungo termine. A seconda della tecnologia, l’orizzonte temporale varia dai 15 ai 20 anni. Questo si abbina a un impegno per le rinnovabili che viene sostenuto da un programma per il rilascio di certificati verdi. Inoltre, durante gli ultimi due anni (2009 e 2010) è stato in vigore un incentivo fiscale del 55% per le misure finalizzate all’efficienza energetica negli edifici, compresi i sistemi solari-termici, isolamento e sostituzione dei vetri, un provvedimento che si auspica venga riconfermato in futuro. Un passo ulteriore dell’Italia verso la “decarbonizzazione” è l’intenzione di obbligare l’utilizzo del fotovoltaico per gli edifici con superfici superiori a 1.000m2 e dei sistemi solari-termici nel caso di installazioni o sostituzioni di sistemi di riscaldamento: purtroppo la legislazione in materia è stata rinviata al gennaio del 2011 e i decreti attuativi non sono ancora stati emessi. Tra le aree che richiedono miglioramenti vi è sicuramente l’implementazione delle varie strategie e politiche, ancora non sufficiente. Nel settore edilizio gli standard esistono, ma in mancanza di sanzioni e di applicazione delle disposizioni l’attuazione non è completa mentre le strettoie burocratiche ostacolano fortemente il processo.
Nel report le politiche italiane vengono analizzate nei diversi settori : elettricità, edifici per rinnovabili e efficienza energetica, agricoltura, trasporti, foreste.
“Ciascun paese può vantare i suoi successi, e i policy maker dovrebbero apprendere le lezioni che derivano dalle pratiche migliori attuate in tutta l’Europa. Tuttavia, nel complesso i punteggi registrati sono bassi. Il sostegno alle energie rinnovabili è molto diffuso in tutta l’Europa e in questo settore si registrano i progressi più significativi, mentre i settori dell’efficienza energetica, dei trasporti e dell’industria sono in ritardo,” ha proseguito Höhne. “Tutti i paesi e la UE nel suo complesso hanno bisogno di implementare la legislazione finalizzata alla decarbonizzazione entro il 2050, altrimenti la situazione sarà ingovernabile. Attualmente notiamo anche che gli obiettivi climatici del 2020 richiedono un potenziamento e che chiedere una riduzione del 20% non è sufficiente, un simile obiettivo non ci permetterà di raggiungere l’obiettivo di una low-carbon economy entro il 2050,” conclude Midulla.

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