Comunità energetiche essenziali per la transizione energetica

Per rispettare il target europeo del 32% del consumo interno lordo di energia coperto da rinnovabili, il nostro paese deve aggiungere 50-55 GW di potenza fotovoltaica. Le strategie necessarie secondo Italia Solare, a partire dalle comunità energetiche

 

a cura di Italia Solare

 

Comunità energetiche essenziali per la transizione energetica

 

In base agli obiettivi di penetrazione delle rinnovabili nel mix energetico definiti dalla Commissione Europea, entro il 2030 il 32% del consumo interno lordo di energia dovrà essere prodotto con fonti rinnovabili. Secondo le stime di ITALIA SOLARE, a livello italiano significa raggiungere circa 50-55 GW di potenza fotovoltaica aggiuntiva, contro gli attuali 20 GW, pari a una produzione aggiuntiva di circa 82 TWh in 12 anni. Annualmente significa passare dagli attuali 400 MW annui di nuova potenza fotovoltaica a oltre 5 GW/anno di media.

 

In Italia oggi il quadro normativo sull’autoconsumo è caratterizzato da disposizioni frammentarie e disorganiche incapaci di dare segnali di lungo periodo agli investitori e fornire un significato economico alle comunità energetiche e in generale a forme di produzione e consumo collettivo di energia. Gli obiettivi di sviluppo del fotovoltaico potranno essere raggiunti solo attuando una rivoluzione energetica che dovrà passare da un nuovo modello basato su autoconsumo, aggregatori e comunità energetiche.

Perché ciò avvenga il Governo italiano deve recepire la Direttiva europea e in particolare l’articolo 21 che prevede il diritto dei cittadini a poter gestire collettivamente la produzione e il consumo di energia negli edifici e l’articolo 22 che sancisce il diritto dei consumatori a poter consumare l’energia da loro prodotta attraverso le comunità energetiche locali anche laddove l’energia sia trasportata mediante la linea di distribuzione.

Questo significa costituire una comunità energetica in cui cittadini, Comuni, piccole e medie imprese sul territorio, possono aggregarsi in qualsiasi forma per investire in impianti che, fatta eccezione per l’autoconsumo negli edifici su cui sono installati, hanno la possibilità di immettere l’energia in rete.

L’energia prodotta dagli impianti viene condivisa fra i cittadini soci, connessi alla rete, che la consumano istantaneamente o condividono i proventi della sua vendita. La condivisione dell’energia potrà essere fatta attraverso la rete pubblica e il distributore dovrà cooperare perché ciò avvenga. Ovviamente i consumatori aderenti alla comunità energetica non perderanno i diritti come consumatori e dovrà essere loro garantito il diritto di uscire dalla comunità e tornare a forme di approvvigionamento standard in qualsiasi momento.

Le comunità di energia rinnovabile, oltre a rappresentare indubbiamente un sistema intelligente e sostenibile di produzione e consumo di energia, potrebbero costituire uno strumento di solidarietà e supporto molto efficace per le situazioni di disagio sociale, sia in termini di garanzia della fornitura energetica sia in termini di opportunità occupazionali nei territori.

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