Ecosistema Urbano: necessario ripensare le priorità per la vivibilità ambientale

Capoluoghi troppo inquinati, raccolta differenziata e rinnovabili ancora indietro in molte città, trasporto pubblico in crisi

Non è un bel quadro quello che emerge dalla ventunesima edizione di Ecosistema Urbano, il rapporto di Legambiente sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani, realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore. Il Rapporto 2014 si concentra sulla qualità delle politiche ambientali dei nostri capoluoghi di provincia, per osservare in modo più approfondito quello che l’amministrazione locale fa, o non fa, per migliorare la mobilità, la gestione dei rifiuti e delle acque e, in generale, la qualità del proprio territorio.

I 104 capoluoghi di provincia italiani sono stati analizzati e confrontati su 18 indicatori: tre indici sulla qualità dell’aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre sulla gestione delle acque (consumi, dispersione della rete e depurazione), due sui rifiuti (produzione e raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (il primo sull’offerta, il secondo sull’uso che ne fa la popolazione), cinque sulla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modale share, indice di ciclabilità e isole pedonali), uno sull’incidentalità stradale, due sull’energia (consumi e diffusione rinnovabili). Quattro indicatori su diciotto selezionati per la classifica finale (tasso di motorizzazione auto, tasso di motorizzazione moto, incidenti stradali e consumi energetici domestici) utilizzano dati pubblicati da Istat.
Le prime cinque città in classifica sono Verbania, Belluno, Bolzano, Trento e Pordenone ma, anche queste realtà presentano dati non del tutto soddisfacenti, con Trento che, per esempio, ha valori eccessivi di biossido di azoto, Verbania e Belluno perdono un terzo dell’acqua immessa in rete. Ultime posizioni per Agrigento e Isernia, Crotone e Messina, Catanzaro e Reggio Calabria.

Il Rapporto sottolinea la differenza di “azione” tra il nostro paese, in cui prevalgono scelte disorganiche nella destinazione delle risorse, e le principali capitali europee in cui la rigenerazione passa o almeno tenta di passare attraverso piccoli e grandi interventi di trasformazione tesa a cancellare gli errori del passato e accrescere la qualità dei servizi e la vivibilità.

“Non mancano i segnali di cambiamento: il successo della raccolta differenziata a Milano e Andria, il car-sharing a Roma e Milano, le pedonalizzazioni a Bologna, la mobilità a Bolzano – dichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – pochi segnali positivi in una situazione bloccata. Eppure la discussione nel paese sta ripartendo, complice il dibattito sui fondi strutturali e le questioni aperte dalla istituzione delle città metropolitane. Al suo ventunesimo anno, Ecosistema Urbano ripete con evidenza che c’è bisogno di una strategia positiva di trasformazione delle città. Quello che davvero manca è la capacità di immaginare il traguardo, il punto d’arrivo verso cui tendere, sia nel breve che nel lungo o lunghissimo periodo. Eppure è proprio la crisi economica in edilizia, la pessima qualità della mobilità urbana e periurbana, le opportunità offerte dalla digitalizzazione e dalle nuove tecnologie energetiche che rendono possibile e necessario avviare concreti percorsi di rigenerazione urbana. Serve un piano nazionale che assegni alle città un posto di primo piano nell’agenda politica che superi la frammentazione dei singoli provvedimenti e mostri una capacità politica di pensare un modo nuovo di usare e vivere le città. Purtroppo, il decreto SbloccaItalia rappresenta solo l’ennesima occasione persa. E le città pagheranno anche questo”.

Nel complesso, l’inquinamento atmosferico resta ancora a livelli di emergenza, con risultati critici in alcuni fra i Comuni più grandi, come Trieste, Milano, Torino e Roma che per il biossido di azoto (NO2) fanno registrare valori oltre i 50 μg/mc. Le politiche urbane sulla mobilità, uno tra i principali fattori di pressione sulla qualità dell’aria, non sembrano ancora portare i risultati sperati.
Continua a risentire della congiuntura economica negativa la produzione di rifiuti. Lo sviluppo della raccolta differenziata mostra ancora gruppi fortemente polarizzati. A fronte di un terzo dei comuni che non raggiunge nemmeno quell’obiettivo del 35% previsto per il 2006, ve ne sono altrettanti che superano abbondantemente il 50%. Otto di questi – tra cui due città campane, Benevento e Salerno – hanno praticamente raggiunto o superato l’obiettivo di legge del 65%.

l dato sulla dispersione dell’acqua conferma un panorama molto variegato: si passa dall’8% di Foggia al 77% di Cosenza.
L’indicatore sulle energie rinnovabili si concentra in particolare sulla diffusione di solare termico e fotovoltaico in strutture pubbliche. L’indicatore valuta la potenza complessivamente installata su impianti solari realizzati su edifici di proprietà comunale ogni 1000 abitanti residenti. Salerno sale sul podio con oltre 185 kW installati ogni mille abitanti, seguita da Massa, Padova e Ascoli Piceno. Solo 16 capoluoghi possono contare su 10 o più kW, mentre sono 27 le città che non arrivano nemmeno a 1 kW e 7 quelle ferme a 0.
Il Rapporto evidenzia, tra le buone pratiche, l’efficientamento energetico degli edifici pubblici della città di Roma che, con l’obiettivo di riduzione dei consumi e delle emissioni per le circa 1.800 strutture pubbliche, tra scuole, uffici ed ERP (Edilizia Residenziale Pubblica), ha studiato un innovativo appalto per la fornitura dell’energia termica basato sull’EPC, ovvero un Contratto di Prestazione Energetica. Nei prossimi 3 anni infatti tutti gli appalti per la gestione del calore saranno basati sul principio del “pago con quello che risparmio”. Il fornitore dell’energia avrà il compito di effettuare investimenti sugli impianti e gli immobili tali da ripagare la stessa energia attraverso il risparmio ottenuto dall’efficientamento energetico degli edifici. Attraverso il Protocollo d’intesa firmato con il GSE i fornitori potranno poi avere accesso all’incentivo del Conto Termico, normalmente riservato ai Comuni, che sarà parte integrante della nuova gara e che permetterà ai fornitori del calore di apportare fino al 40% degli investimenti in più.
  

Scarica il Rapporto Ecosistema Urbano 2014

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