Fotovoltaico in continua crescita nonostante il prezzo basso del petrolio

Nuovo Rapporto Frost & Sullivan sulle prospettive delle rinnovabili

E’ stato pubblicato un nuovo Studio Frost & Sullivan “Annual Global Power and Energy Outlook”, da cui emerge che nonostante il calo globale dei prezzi del petrolio (il greggio Brent è sceso dai 100 dollari al barile ad agosto 2014 fino a quota 58 dollari al barile a febbraio 2015) gli investimenti nelle energie rinnovabili si manterranno forti e la capacità globale del fotovoltaico solare, che nel 2012 era di 93 gigawatt (GW), aumenterà fino a raggiungere 446 GW nel 2020.

Jonathan Robinson, consulente senior di Frost & Sullivan, sottolinea: “Poiché oggigiorno il petrolio è utilizzato per produrre solo il 5% dell’elettricità a livello globale, e in molti paesi la quota scende all’1% o meno, non è più considerato un’opzione valida per la produzione di energia elettrica.”
Nel dettaglio il Rapporto per quanto riguarda il fotovoltaico prevede che Cina, India e Nord America registreranno i tassi di crescita più elevati. Persino l’Europa, leader globale del fotovoltaico solare, vedrà raddoppiare la sua capacità entro il 2020, nonostante le riduzioni degli incentivi durante la crisi economica.
Tuttavia, gli incentivi stanno diventando sempre meno importanti per una serie di mercati chiave per le energie rinnovabili. Ad esempio, il fotovoltaico solare commerciale nel Nord America sta diventando sempre più competitivo rispetto alla produzione centralizzata, nonostante la riduzione delle tariffe incentivanti. L’eolico offshore, d’altro canto, è ancora lontano dall’essere un’opzione percorribile senza incentivi. Molti stati degli Stati Uniti e paesi europei hanno obiettivi legalmente vincolanti per le energie rinnovabili, e sono sotto pressione per cercare di soddisfarli, fatto che sostiene la crescita delle energie rinnovabili.

I carburanti convenzionali manterranno una posizione dominante a livello globale, poiché le economie in via di sviluppo in Africa e Asia continuano a fare affidamento sul carbone come elemento chiave per la produzione di energia elettrica. La Cina, che detiene il 45% della capacità di carbone a livello globale, continuerà a costruire impianti, sebbene la crescente preoccupazione dell’opinione pubblica riguardo ai livelli di inquinamento si tradurrà nel fatto che gli investimenti si sposteranno verso l’est della Cina e saranno inferiori ai livelli del decennio precedente.

“Il prezzo inferiore del petrolio potrebbe dare slancio all’utilizzo del gas naturale nella produzione di energia, poiché il calo dei prezzi spot lo rende più conveniente” – osserva Robinson.

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