Dalla UE 9 miliardi per l’energia

L'Europa romperà il salvadanaio per finanziare le nuove infrastrutture dell'energia.
Per la prima volta, infatti, Bruxelles destinerà una parte del suo budget regolare (quello 2014-2020) ai progetti "d'interesse comune": poco più di nove miliardi di euro su un totale di cinquanta previsti dal piano Connecting Europe per potenziare le reti energetiche, di telecomunicazione a banda larga e dei trasporti.

La Commissione guidata da José Manuel Barroso aveva già identificato nel novembre 2010 le opere indispensabili
– i corridoi dell'energia
– per centrare una serie di obiettivi: variare gli approvvigionamenti di gas, aumentare la sicurezza e la flessibilità del sistema elettrico, creare un mercato sempre più interdipendente (e quindi concorrenziale) coinvolgendo tutti gli Stati membri.

Il Consiglio europeo all'inizio del 2011 aveva confermato questa linea d'azione; ora la Commissione ha sbloccato le risorse, che saranno solo una parte dei 200 miliardi di euro necessari nei prossimi dieci anni. Difatti Bruxelles ha pensato a diversi strumenti finanziari, come i prestiti obbligazionari, per attirare anche i capitali privati.

Quali saranno i progetti d'interesse comune?
Tra le priorità di Bruxelles, per esempio, c'è il corridoio Sud del gas per trasportare le riserve di metano dai Paesi del Caspio in Europa. Ci sono tre consorzi in lizza (Itgi, Tap e Nabucco) che hanno appena inviato le loro offerte all'Azerbaijan per acquistare il gas del giacimento di Shah Deniz II, che sarà pronto nel 2017. Un posto di rilievo spetta alle fonti rinnovabili.

C'è il progetto di una rete per unire i parchi eolici nel Mare del Nord con la terraferma, evitando collegamenti indipendenti (una linea dal mare alla costa per ogni singolo impianto) a favore, invece, di elettrodotti più capienti per convogliare l'energia prodotta da diversi parchi offshore. Per sviluppare queste autostrade dell'elettricità, però, bisognerà investire anche nelle tecnologie per accumulare l'energia proveniente dalle fonti alternative.
Queste ultime sono intermittenti perché dipendono dalle condizioni meteorologiche (in questo caso, dall'intensità del vento). Le batterie permettono di conservare l'elettricità per poi immetterla in rete quando la domanda è maggiore.

La Commissione, inoltre, potrebbe finanziare le stazioni di compressione del gas, che consentono d'invertire il flusso del metano nei gasdotti, rifornendo tempestivamente un numero maggiore di mercati.

Un punto da chiarire è quanti miliardi andranno alle rinnovabili, piuttosto che al gas o altre fonti fossili (come i programmi per lo stoccaggio sotterraneo della Co2), sugli oltre nove stanziati da Bruxelles. Su un altro punto, intanto, sono tutti d'accordo: dieci anni in media per ottenere l'autorizzazione a realizzare un'infrastruttura energetica sono troppi. Perciò i progetti d'interesse comune che saranno scelti dalla Commissione, beneficeranno di procedure accelerate con un tempo massimo di tre anni.

La lista delle opere candidate arriverà entro il 31 luglio 2013; tuttavia, l'erogazione dei finanziamenti fino al 50-80% dei costi complessivi non sarà automatica. Tutte le infrastrutture d'interesse comunitario avranno autorizzazioni più rapide ma, per ottenere i contributi Ue, i promotori dovranno dimostrare che gli investimenti previsti non potranno sostenersi da soli. In altri termini, che i progetti non saranno commercialmente fattibili senza un aiuto esterno, perché di rilevanza strategica ma troppo costosi e poco appetibili per le sole imprese private.
 
Fonte Europarlamento24.eu

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