Tra storia e futuro

Conoscenza, correttezza, bene comune, qualità dell’architettura e responsabilità. Ora si giura su Vitruvio

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A cura di Valentina Radi. Architetto, Dottore di ricerca e docente, afferisce alla sezione Architettura del Centro Ricerche Architettura>Energia dell’Università di Ferrara

Quando la storia e l’archeologia, sono così seducenti nel percorso di disvelamento e conoscenza del mistero, racchiuso nella lettura di scritti e nella comprensione delle tracce di antiche strutture, inevitabilmente si è portati a riflettere sul futuro. Un futuro come approfondimento di conoscenza dell’antico ed un futuro inteso come sviluppo di principi progettuali, risposta alle nuove esigenze umane del vivere gli spazi costruiti.

Percezione che si esalta, quando l’architetto che ci ha lasciato come eredità il primo trattato sull’architettura, a noi giunto integralmente, è nato e vissuto nella tua stessa città e in essa ha realizzato la sua unica opera architettonica, accuratamente descritta nei propri testi, e diventata modello per le generazioni del futuro rinascimento e oggetto di continuo studio per gli esperti di oggi.

Così nasce l’ispirazione alla ricerca che mette a confronto, in un parallelo di oltre 2000 anni, VITRUVIO E L’ABITARE CONTEMPORANEO, una curiosa e complessa coniugazione, che ha aperto un percorso che ci porterà a riscoprire quanto e come gli insegnamenti di Marco Vitruvio Pollione a noi giunti, siano vivi nella ricerca del progetto dell’architettura e nel senso dell’abitare contemporaneo e futuro.

Ricerca scientifica, che vede unite in un accordo quadro, Università degli Sudi di Ferrara e Centro Studi Vitruviani di Fano, e che si sviluppa su quattro parole chiave, VITRUVIO, ABITARE, CONTEMPORANEO e MEDITERRANEO.

VITRUVIO, poiché il suo scritto DE ARCHITECTURA, è il primo riferimento della ricerca, come più antico compendio sull’architettura, completo di tutti gli insegnamenti diffusi durante il periodo romano. Caratterizzato per contributi di tipo teorico e pratico, con un approccio umanistico e tecnico alla disciplina.

Riferimenti che aprono ad una prima riflessione scritta sul tema dell’ABITARE in cui l’architettura assume per la prima volta rispondenze a caratteristiche formali, materici e di proporzioni comuni, che qualificano tutta la produzione dell’età classica.

In cui la descrizione dell’approccio al vivere in luoghi privati di residenze, spazi pubblici, come basiliche e spazi esterni, pensati secondo definite regole progettuali, significa approcciarsi ad un progetto dell’architettura in armonia con le regole della natura. Affinché i definiti e complessi modelli di “rifugio” dell’uomo, si connotino come i più importanti artifici da lui mai ideati e vissuti. Lasciandoci come viva eredità dopo oltre venti secoli, ancora oggi, i canoni di ordine e proporzione che assumeranno caratteri aulici, identitari dell’intero corpo sociale di popoli e culture che si affacciano sul mare mediterraneo.

Trattato in cui si spiega per la prima come il vivere un luogo, è un’azione che si compie in relazione ai caratteri climatici del sito, alle connotazioni dei popoli, che si differenziano per peculiari e distinte caratteristiche somatiche e culturali. In cui si affronta la necessità di approcciarsi al progetto in maniera differente secondo le variabili, di contesto sociale ed ambientale e la cui complessità dipende da fattori  umani e territoriali, in cui l’approccio etico è la pria e imprescindibile azione a cui segue lo sviluppo del progetto d’architettura in relazione con l’ambiente naturale.

Riflessione che aggancia una visione di CONTEMPORANEITÀ dell’architettura, come opera che interpreta l’archetipo nel futuro. Pensiero che lega il contesto umano e territoriale, del passato con quello odierno, e inizia dalla scala sociale per arrivare a quella urbana ed architettonica, attenta al tema della rigenerazione dello sprawll urbano e della ricostruzione. Con riferimento al risparmio delle risorse di acqua, suolo ed energia, alla sicurezza e connessioni umani ed urbane.

Una contemporaneità che richiama l’esigenza di individuare nuovi e rinnovati principi progettuali che possano essere risposta per il futuro alla qualità dell’architettura. Nella visione di un progetto in armonia con il contesto, che generi bellezza e benessere agli utenti. Tracciando riferimenti per modelli di abitare che ancora non abbiamo ma che vorremmo, come risposta alle esigenze, ambientali, sociali ed economiche della persona e del luogo per il tempo futuro.

Questo in un contesto ambientale, territoriale e climatico MEDITERRANEO, in cui la cultura antica del costruire si è strutturata ed è ancora condivisa. Insegnamenti rinnovati dal razionalismo dei primi del 900’ e capisaldi della progettualità del presente, in grado di porre in relazione differenti culture unite dalla dimensione geografica.

In tutto questo la figura dell’architetto ha un ruolo essenziale, quello di pensare e generare nuovi spazi, sfruttando anche le innovazioni tecniche e tecnologiche specifiche che la scienza dei sistemi e dei nuovi materiali ci sta dando. Sviluppando un’architettura che si pone come risultato scientifico ed espressione artistica, di cui lui è ideatore e moderatore.

Architetto come progettista in settori pubblici e privati, potrà riscoprire il proprio valore in ambito sociale, consapevole di come il progetto dell’architettura oggi e nel futuro, potrà agganciare le esigenze di giustizia e di equità che vengono dalla società, e che si rivela nella CONOSCENZA, CORRETTEZZA, nel senso di BENE COMUNE, nella QUALITÀ DELL’ARCHITETTURA e le RESPONSABILITÀ del professionista.

Riflessioni e parole chiave da cui nasce un atto unico il GIURAMENTO DI VITRUVIO, parallelo del giuramento etico d’Ippocrate per i medici, elaborato all’interno della ricerca descritta.

Il giuramento è un’idea del Prof. Salvatore Settis, resa viva dall’incontro fra il Prof. Paolo Clini del Centro Studi Vitruviani di Fano e l’Arch. Andrea Rinaldi, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Reggio Emilia, che ne ha richiesto la redazione.

Atto la cui elaborazione e sintesi deriva dai riferimenti del trattato De Architectura, la lectio magistralis del Prof. Salvatore Settis presso l’Università di Reggio Calabria, il codice deontologico degli architetti e il GIURAMENTO D’IPPOCRATE per i medici, modello, che ne ha ispirato la struttura e gli intenti.

Documento dal valore culturale e simbolico, la cui struttura e significato si delinea sulle cinque parole chiave sopra individuate:

La CONOSCENZA e formazione come strumento per il fare

Come già suggerito da Vitruvio, la formazione di un architetto dovrà sempre essere un equilibrato connubio di pratica e teoria. Combinazione di competenze umanistiche e tecniche fra loro complementari, in grado di operare nel complessivo corpo sociale.

Già nel suo trattato annoverava la GRAMMATICA, il DISEGNO, la GEOMETRIA e l’OTTICA ovvero le proporzioni fra le parti di un complesso e i riferimenti ambientali. L’ARITMETICA per risolvere aspetti economici, la STORIA, FILOSOFIA ovvero la morale di comportamento, la MUSICA intesa come coniugazione di regole di proporzioni armoniche e matematiche, MEDICINA come conoscenza del clima per il comfort negli spazi abitati e come regole tecniche applicate, la GIURISPRUDENZA sulle costruzioni e l’ASTROLOGIA.

Indicazioni che oggi si pongono come guida ad un futuro che riflette sul conservare ed accrescere il sapere, approfondendo nel tempo ogni materia che permetta di arricchire le competenze e le esperienze nell’ambito della: rappresentazione, composizione, tecnologia, materiali, strutture, urbanistica, restauro, sostenibilità, economia, storia, clima, risorse naturali, leggi, filosofia, lingue e deontologia, ecc.

Questo perché l’architetto deve essere costantemente educato alle nozioni che sono necessarie allo svolgimento del proprio lavoro, ovvero ambiti di conoscenza fra loro complementari, congiunti e comunicanti, capaci di sviluppare quel sapere che consenta di operare con qualità ed efficacia a favore dell’uomo, della società e dell’ambiente.

CORRETTEZZA intesa quale espressione intrinseca dell’etica

Consapevoli che il paesaggio, urbano e naturale sono la materializzazione fisica del corpo sociale si dovrà evitare il suo danneggiamento.

Si dovranno favorire scelte progettuali a beneficio della natura e della città, quella storica e contemporanea specialmente quando rappresentano importanti  testimonianze per il futuro, intervenendo nel rispetto dei luoghi e migliorando il benessere di vita dell’uomo.

Per questo l’architetto, come già descritto da Vitruvio, dovrà essere disponibile e leale, non arrogante e avido di denaro, ma onesto e moralmente integro. Rispettoso verso i committenti, le istituzioni ed i propri colleghi, conservando il proprio buon nome e quindi quello dell’ordine di appartenenza.

Il rispetto verso i committenti si avrà dalla condivisione delle scelte progettuali congrue ed una completa lealtà professionale ed umana reciproca.

La dimensione sociale dell’architetto a tutela del BENE COMUNE, ovvero del paesaggio e della società.

L’architetto nell’agire dovrà essere a fianco del bene comune e della pubblica utilità, lavorando con una visione sempre lungimirante rivolta al futuro, preoccuparsi della comunità di cittadini, con particolare attenzione verso i giovani e i propri bisogni nel presente e nel futuro.

Custodendo l’architettura e il paesaggio ricco e diversificato dalle storie e dalle arti e che noi abbiamo per continuare a trasmettere alla società i suoi valori, i significati e le qualità intrinseche. Patrimonio i cui riferimenti rielaborati saranno punto di partenza per pensare l’architettura delle nuove generazioni.

Quindi tutelare il patrimonio artistico, architettonico e del paesaggio eleverà la superiorità del pubblico interesse rispetto la massimizzazione di profitti privati.

Ricerca della QUALITÀ DELL’ARCHITETTURA in armonia con la natura.

Questo in una ricerca architettonica che secondo i paradigmi Vitruviani abbia priorità nell’ordine di, venustas, firmitas-salubritas, utilitas.

I nuovi interventi edilizi, orientati verso il recupero di edifici esistenti ed aree abbandonate, e le nuove costruzioni, dovranno essere il frutto della ricerca di qualità edilizia, che passa attraverso il connubio sostenibile della qualità architettonica, nella scelta del sistema costruttivo aderente, l’efficienza e l’efficacia del complesso, il tutto in armonia con il paesaggio e il contesto circostante. Garantendo a chi vi vivrà un elevata qualità di vita in termini di atmosfera, percezione degli spazi e comfort psico-fisico.

Si dovrà avere il coraggio di sostituire o riqualificare profondamente gli insediamenti di periferia che portano con se un degrado sociale, ambientale ed economico annullando la qualità di vita delle persone che vi abitano. Nonché impedire nuove costruzioni se non necessarie al fabbisogno reale delle comunità in riferimento alla crescita demografica sempre nel rispetto del consumo delle risorse naturali.

RESPONSABILITÀ nei confronti del passato, del presente e del futuro: attingere dalla storia le idee per costruire il nostro futuro.

La storia deve esse memoria vivente delle comunità del passato, lievito per il presente e fonte di riferimenti per costruire il futuro. Si dovrà sempre avere una visione delle cose e degli uomini volti a costruire un futuro differente e migliore, agendo nel presente con spirito critico e valorizzando i valori positivi trasmessi dalla storia.

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Giuramento di Vitruvio. Per la prima volta sottoscritto spontaneamente da 75 architetti dell’Ordine di Reggio Emilia il 14 dicembre 2016 ed ora obbligatorio per i nuovi iscritti. Attualmente adottato nella regione Emilia Romagna

L’intento oggi è aprirsi ad una riflessione a scala nazionale ed internazionale, sull’etica dell’architetto e la riscoperta del suo valore e ruolo sociale. In un dibattito che abbracci l’architettura come espressione del suo atto creativo in armonia con la natura a beneficio dell’intero corpo sociale e dell’ambiente.

Azione che ci potrà far scoprire i caratteri degli spazi costruiti per il futuro, rivelandoci, le caratteristiche dei modelli e delle atmosfere che generino benessere per l’uomo, e siano espressione identitaria del nostro tempo.

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Firma dei primi giuramenti

Riferimenti Bibliografici

V. Radi, Il Giuramento di Vitruvio, in ARCHITETTARE, vol. 1., Rivista di architettura della Fondazione Architetti Reggio Emilia, Pacini Editore S.p.A., Ospedaletto (PI), marzo 2017, pagg.26-37.

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