Pisa, provincia “rinnovabile”, approvato il nuovo piano energetico

Il “Piano Energetico” della provincia di Pisa, approvato nei giorni scorsi, è stato presentato dall’assessore all’ambiente Valter Picchi. Il documento strategico varato dall’ente guidato dal presidente Andrea Pieroni pone come traguardo, ambizioso ma realistico, il raggiungimento – dall’attuale livello del 47,6% – di una quota pari al 57% di approvvigionamento da fonti rinnovabili (geotermia, eolico, solare e biogas) sul totale dei consumi nell’intero territorio. E ciò grazie anche a un sensibile abbattimento dei fabbisogni, grazie a pratiche di risparmio e razionalizzazione, nella sfera sia pubblica sia privata.
Il quadro al 2012 e al 2020. Il sistema socioeconomico provinciale consuma adesso annualmente una quantità complessiva di 1.124 KTep (KiloTep, unità di misura che corrisponde all’equivalente di mille tonnellate di petrolio): l’1% assorbito dall’agricoltura, il 25% dall’industria, il 26% dai trasporti e il 48% (il grosso, insomma) dal settore civile, terziario e residenziale. La porzione coperta da Fer è apportata in massima parte dalla geotermia (98.3%), poi da biogas e rsu (1.1%), eolico (0.6%) e fotovoltaico (0,1%). Nel 2020, tra 8 anni quindi, si prevede che l’asticella dei consumi si attesti entro una forbice oscillante fra 1.300 e 1.360 KTep.
Strategie: il risparmio. Uno dei binari tracciati dal Piano, lo si è detto, è quello di una, diciamo, “spending review energetica”. Primo fronte, il settore civile (terziario e residenziale); qui la Provincia intende testare sul proprio parco edilizio tutta una serie di migliorie, tra cui: sostituzione vetri da singoli a doppi; isolamento di sottotetti e (con termo intonaco) di pareti perimetrali esterne; sostituzione delle caldaie attuali con altre ad alto rendimento; aumento del numero di elementi radianti per stanza, onde un migliore riscaldamento senza sostituzione di caldaia. Altre iniziative possibili riguarderanno peraltro ambiti diversi, come quello delle auto, per le quali è ipotizzabile la progressiva introduzione di veicoli elettrici in ricambio dei veicoli tradizionali a fine vita. “La potenzialità delle soluzioni volte al risparmio – sintetizza Picchi – è calcolata in 161,5 KTep”.
Strategie: le rinnovabili. Passiamo all’altro pilastro del Piano, un più robusto uso della ‘leva’ delle fonti a basso impatto: fermo restando il contributo della geotermia (614 KTep), si tratta di intensificare l’apporto delle altre voci, dal complesso delle quali il potenziale atteso è 134,1 KTep (74,5 nella produzione elettrica e 59,6 in quella termica). Vediamo però come si conta di procedere, per realizzare tali obiettivi, nei vari segmenti del ‘rinnovabile’ con l’orizzonte temporale del 2020. Eolico. Realizzazione di 10 parchi eolici per un obiettivo minimo di 100 MW (Megawatt); di essi, ne sono già in funzione 23 MW. Mini-eolico. Installazione di impianti per un totale di almeno 15 MW complessivi. Solare fotovoltaico. Raggiungimento di una potenza installata di almeno 70 MW (al momento siamo a quota 20 MW), attraverso montaggio di pannelli sul 20% degli edifici residenziali, sul 50% delle strutture turistiche e sugli edifici ad uso pubblico della provincia. Solare termico. Raggiungimento di un contributo, dai soli impianti di collocazione residenziale, di circa 5,46 KTep, attraverso installazione di pannelli sul 20% degli edifici residenziali e sul 50% delle strutture turistiche della provincia. Biomassa e biogas. Raggiungimento di una potenza installata di 20 MW per la produzione di energia elettrica e calore da destinare ad attività con alto numero di ore di utilizzazione (oggi siamo a quota 4.5 MW); raggiungimento di un contributo di circa 36,4 KTep per impianti di riscaldamento.
Sostenibilità. “Importante sottolineare – conclude Picchi – che puntare a un regime di basso impatto ambientale sarà per noi non uno slogan, ma un aspetto fondamentale dell’agire. Per chiarezza, ad esempio, le installazioni fotovoltaiche avverranno su spazi residuali, non già impiegati ad altri fini; e ugualmente per gli impianti a biomasse si opterà per aree agricole marginali, non utilizzate o degradate.

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