Museion



Si tratta di un complesso composto da due edifici: il museo stesso e un edificio adiacente più piccolo.
Il primo comprende quattro piani di esposizione, la biblioteca d’arte, il caffè, uno shop, la sala manifestazioni, l’auditorium, l’archivio e gli uffici; il secondo ospita i laboratori degli artisti.
A ovest del complesso infine sono stati progettati due ponti, uno ciclabile ed uno pedonale, allo scopo di collegare il museo con i prati del Talvera (le rive del fiume che tagliano a Nord la città di Bolzano).
Il ruolo del museo si è evoluto alla fi ne del ventesimo secolo dal concetto originario di istituzione culturale, di spazio a vocazione meramente espositiva a luogo di azione ed interazione, in grado di fornire ai visitatori, attraverso un’ampia rete di offerte, la possibilità di confrontarsi sia con l’opera d’arte realizzata, sia con la creazione artistica.
Ecco dunque il museo, e in particolare il Museo di arte contemporanea, divenire laboratorio di identificazione e di riflessione dei mutamenti culturali e sociali in atto.
Per rendere visibile la metamorfosi cui facciamo riferimento il nuovo manufatto riunisce in un’unica soluzione spazi espositivi tradizionali e luoghi delegati alla “produzione”, alla “comunicazione” mantenendo però la massima flessibilità.
E proprio la flessibilità ha dominato la concezione dei sistemi tecnici all’interno dell’edificio, influenzando in modo determinante lo sviluppo architettonico del progetto.

Il Concetto di museo comunicativo
Il nuovo Museo di Arte contemporanea di Bolzano è un museo “comunicativo”. Coniuga infatti insieme la flessibilità e l’accessibilità di un luogo pubblico contemporaneo con le peculiarità di una galleria espositiva di tipo “classico”.
L’idea del museo, come da concorso, nasce dal progetto di un volume architettonico prismatico puro a base quadrata disteso sul lato lungo e cieco nei fianchi (54x23x25metri). La finitura esterna è in metallo tranne nei fronti d’accesso che sono vetrati ed a forma di imbuti rivolti verso l’interno.
Come ci ribadisce l’architetto Vandreike in un’intervista, la forma deriva principalmente dalle indicazioni urbanistiche e dai vincoli delle dimensioni del lotto. Si chiedeva un collegamento tra la città storica ed il parco del Talvera. La forma della facciata vetrata, ci assicura inoltre non dipende da fattori bioclimatici, la forma “a imbuto” nasce unicamente dalla necessità di creare un portale che invitasse le persone ad entrare. Solo successivamente, si è compresa l’utilità di tale forma: si è notato infatti che i vetri inclinati favoriscono un’illuminazione naturale interna di tipo indiretto.

Un palazzo di vetro – specchio e vetrina
La vetrata inoltre funziona come un diaframma multifunzionale: per gli ospiti del museo diventa una vetrina sulla città, per i cittadini invece appare come uno specchio nel quale si riflette l’intorno di giorno e all’opposto di notte, si trasforma in superficie dove si possono realizzare eventi di arte multimediale. Gli atelier e gli spazi per la progettazione, riservati agli artisti, sono collocati sul lato nord del lotto in un edificio autonomo. Nel distacco tra i due fabbricati, si trova una piazzetta, che verrà utilizzata come spazio di esposizione e di varie iniziative artistiche collaterali.

Uno spazio neutro dominato dal colore bianco
Tutti i piani espositivi sono collegati da una scala principale che si sviluppa dal foyer del piano terra e termina all’ultimo piano, dove si apre una stupefacente vista sulla città. I piani e la scala sono fi niti in graniglia di marmo, scura ai piani inferiori e via via più chiara verso quelli superiori. Le scale secondarie di servizio sono collocate ai lati, dove si trovano gli ascensori e la distribuzione tecnica verticale.
All’interno domina il colore bianco, che nelle intenzioni degli architetti, deve creare uno spazio
neutro, in grado di far emergere e valorizzare solo le opere esposte. Così ogni soluzione di dettaglio è stata risolta nel cercare la massima essenzialità, come i fori a soffitto dei corpi illuminanti che contengono sia le griglie di immissione della climatizzazione sia gli attacchi elettrici, come pure il montacarichi che è stato coperto da una grande porta bianca che si allinea alla continuità della parete.

Duplice accesso per i visitatori
L’accesso principale per i visitatori è invece duplice: può avvenire sia al piano terra dai due fronti (dalla parte del centro storico e dalla passeggiata del fiume Talvera), sia scendendo al piano interrato, dove si trovano gli auditorium. Questo piano ospita pure i depositi, gli archivi ed è direttamente collegato all’atelier degli artisti. Il piano sottostante è dedicato ai locali tecnici, con le imponenti macchine di trattamento aria.
Nel caso in cui l’edificio ospiti al piano terra mostre o eventi speciali, la facciata si può aprire in modo da ricavare uno spazio assimilabile ad una vera e propria piazza: la caffetteria, i negozi, la biblioteca, ecc., diventano cosí spazi autonomi indipendenti l’uno dall’altro.
I fronti del fabbricato infine, data la loro forma implosa, possono essere utilizzati all’occorrenza come veri e propri palchi coperti che guardano da un lato verso il centro città e dall’altro verso le rive del torrente Talvera.

Facciata “climatizzata”
L’integrazione funzionale della facciata in vetro nel concetto globale della climatizzazione si è rivelata decisiva per la regolazione della temperatura nell’intero edificio e mantenere un microclima ottimale.
In caso infatti di esposizioni temporanee in cui siano esposte opere di grande valore, occorre mantenere livelli elevati di stabilità del clima ambientale durante tutti i giorni e le stagioni dell’anno.
Vi è infatti da tener presente che la città di Bolzano è uno dei luoghi che presentano, in Italia,
le più forti escursioni termiche stagionali e diurne.
Un altro fattore rilevante per la regolazione del clima all’interno dell’edificio è rappresentato dalla variabilità del numero dei visitatori che potranno accedere al museo. Per far fronte ad un possibile rapido mutamento delle condizioni di temperatura e umidità relativa, legate ad un afflusso particolarmente importante, si è reso necessario dotare l’edificio di tecnologie in grado di adattarsi con la massima flessibilità e rapidità alle mutate condizioni climatiche.

Parametri dello standard CasaClima B
La concezione progettuale delle strutture e degli impianti dell’edificio è stata pensata per una gestione economicamente sostenibile della struttura.
L’isolamento termico degli elementi opachi, compresi i sottotetti possono vantare uno standard decisamente superiore a quello tecnico e legislativo normalmente prescritto per strutture di questo tipo e rientrano nei parametri dello standard CasaClima B:

  • valore medio di trasmittanza delle pareti

U= 0,24

  • valore medio di trasmittanza delle vetrate

Uw= 0,90

La parete vetrata è composta da tre strati. Il vetro più esterno è formato da un’unica lastra e ha la funzione di creare una prima protezione termica, preservare le parti interne da atti vandalici e definire l’aspetto formale (la geometria) della facciata stessa.

Le lammelle di vetro orientabili
La vetrata intermedia è composta da diverse lamelle di vetro smerigliato (ogni lamella è costituita da due lastre di vetro incollate con interposta una speciale pellicola) che sono orientabili in modo indipendente ed hanno la funzione principale di regolare la luce naturale all’interno del museo di giorno e di notte invece diventare la superficie sulla quale vengono retro-proiettate le immagini multimediali.
La vetrata più interna invece è composta da lastre in vetro-camera montate su telaio a taglio termico e svolgono la vera funzione di contenimento energetico.
Lo spazio tra le due lastre di vetro è stato dimensionato unicamente con l’obbiettivo di essere accessibile per poter svolgere la manutenzione e la pulizia ordinaria.
In principio, come ci racconta l’architetto, lo spazio interno tra le lastre era stato pensato solo come sistema di protezione termica degli elementi più interni.
Nell’evoluzione del progetto poi si è pensato di collegare tale canale con le centrali tecniche
interrate, per sfruttare l’aria calda prodotta nel diaframma trasparente quando veniva colpita dalla radiazione solare. Quindi con tale impianto oggi si può prelevare dell’aria pre-riscaldata in inverno (+3/+5 °C rispetto alla temperatura esterna) oppure in estate si può prelevare dell’aria fresca sul lato in ombra (-3/-5 °C in estate). Tale soluzione ha permesso di migliorare l’efficienza dell’impianto di climatizzazione di circa il 20%.
Sistema flessibile di aerazione
Questa non è una novità in senso tecnico, ma nel caso specifico il fabbisogno energetico dell’edificio viene ad essere integrato da un sistema flessibile di aerazione, che modifica la direzione dei flussi d’aria nelle intercapedini vetrate, rispetto al diverso riscaldamento della facciata. Quale è il suo funzionamento?
Rispetto alla stagione ed al livello di insolazione, l’aria dal sottotetto viene aspirata nella vetrata ad est o ad ovest e viene fatta scendere attraverso le facciate in un grande canale integrato nelle fondazioni che arriva fino alla centrale di trattamento aria.
In inverno inoltre per evitare la formazione di condensa dovuta all’aria umida aspirata all’interno delle intercapedini, viene fatta circolare, sulle vetrate più esterne, dell’aria calda aspirata all’interno del museo stesso.
L’insieme dei provvedimenti descritti, con particolare riferimento alle “facciate attive” ha portato a far sì che, sulla base di una serie di simulazioni e di calcoli, si siano potuti ridurre il dimensionamento degli apparecchi legati alla climatizzazione del 10-15%.

Facciata multimediale
Al tramonto le facciate in vetro divengono un efficace “mezzo espositivo” di arte multimediale. Nella realizzazione delle facciate a più strati, come descritto in precedenza, sono state inserite delle lamelle di vetro opaco che durante il giorno hanno la funzione principale di regolare la luce all’interno del museo.
Quando sono “aperte” lasciano vedere le attività del museo e contemporaneamente regolano il flusso della luce naturale all’interno.
Quando sono “chiuse” creano una parete opaca di luce diffusa, simile all’effetto delle pareti di carta delle case tradizionali giapponesi.
Di sera inoltre formano una superficie semiriflettente ed omogenea, che può essere sfruttata per le video proiezioni. Le immagini sono composte attraverso 18 proiettori che attraverso un sistema informatico realizzano un’immagine unitaria.
La proiezione diventa nel Museion un vero e proprio capolavoro sul fonte dell’arte “mediatica” sperimentale.
Il museo come un grande “televisore” racconta, fa arte, informa. Il Museion “comunica” nelle sue molteplici possibilità con la cittá e si integra appieno nel centro cittadino quale nuovo polo mediatico-culturale.

Fonte CasaClima



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