Palaghiaccio



Il nuovo palaghiaccio oltre a potenziare l’offerta di servizi ed attrezzature sportive comunali costituisce un’importante edificio di comunità che rappresenta e aggrega i cittadini di Egna.
Il corpo edilizio che ospita l’atrio di ingresso ed il bar-ristorante dalla geometria articolata si inserisce nel corpo delle tribune nell’angolo nord-est, andando ad individuare un varco per l’uscita di emergenza dal piano interrato.
Il corpo delle tribune invece si sviluppa in senso longitudinale come un grande portale che contiene una facciata vetrata continua che sottolinea lo sviluppo orizzontale mettendo in evidenza i traversi e nascondendo i montanti verticali. Rispettando la rigorosa geometria imposta dalla facciata continua principale fuoriesce da piano della facciata principale un volume che contiene i wc per gli spettatori ed il bar delle tribune e copre al contempo le scale di accesso agli spogliatoi.
La facciata vetrata è realizzata in vetro trasparente e consente un continuità visuale tra interno ed esterno che mette in diretta comunicazione lo spazio degli eventi con la strada, realizzando così l’intento di realizzare un edificio che rappresenti i cittadini e che mostri all’esterno la comunità Egna nei momenti di maggiore vitalità e nelle occasioni di festa e divertimento.
Palaghiaccio come segno sul territorio
Lo spazio di gioco è sovrastato da una copertura in lamellare ed è illuminato lateralmente da facciate continue trasparenti di policarbonato. Il volume del palaghiaccio si eleva dal territorio circostante per circa 11 metri e per nove metri dalla strada. Quindi per effetto della sua imponenza volumetrica e per la forma geometrica diventa un grande “landmark” che segnala la sua presenza sul territorio.
La soluzione candidata propone di trattare le superfici esterne come una grande superficie continua e luminescente in policarbonato, nascondendo le necessarie strutture di sostegno e di resistenza al vento all’interno. L’aspetto esterno del volume del campo di gioco è quindi quello di un grande oggetto geometrico dalle facciate omogenee che lasciano leggermente trasparire la complessità delle strutture in legno retrostanti. Particolarmente interessante appare il contrasto tra la trasparenza luminescente del policarbonato ed il calore del legno lamellare e si è quindi deciso di marcare maggiormente l’effetto realizzando la struttura a montanti e traversi che sostiene la parete il policarbonato anch’essa in legno lamellare.

Spazialità interna
Il palaghiaccio è composto dall’assemblaggio di tre diversi volumi edilizi: il volume principale del campo di gioco, il volume delle tribune/spogliatoi ed il volume del ristorante/atrio di ingresso.
I tre corpi hanno altezze diverse ed appare dominante il volume principale. Il tema delle relazioni tra i diversi corpi edilizi è stato attentamente studiato da diversi punti di vista: della composizione architettonica e della spazialità interna e della tecnologia costruttiva.
La soluzione candidata prevede a questo riguardo uno spostamento di circa due metri del filo esterno della facciata sud del volume principale dall’asse dell’ultima trave reticolare.
In questo modo si svincola l’altezza del corpo edilizio del bar/ristorante dall’altezza del profilo inferiore della trave reticolare e si è reso possibile stabilire con precisione delle altezze volumetriche più confacenti all’articolazione dei volumi e risolvere in modo ottimale l’attacco della parete in policarbonato del volume principale con il solaio del corpo bar/ristorante, nodo molto delicato dal punto di vista della tenuta all’acqua, della coibentazione termica ed acustica.
Il corpo del bar/ristorante/atrio assume un’altezza complessiva che gli permette di inserirsi elegantemente al di sotto del portico che definisce il lato nord-est del corpo delle tribune/spogliatoi determinando un gradevole gioco di volumi e piani sfalsati, sottolineato ulteriormente dal colore esterno, grigio scuro per il corpo più basso e bianco avorio per il corpo più alto.
All’interno, la transizione tra l’atrio ed il volume della pista risulta essere meno netta. Per effetto dello spostamento del filo nord della facciata lo spazio dell’atrio invade lo spazio della pista determinando un effetto di grande spazialità e coinvolgimento. Anche lo spazio del bar risulta nobilitato da una veranda vetrata molto leggera e trasparente che mette in diretta comunicazione il bar con lo spazio di gioco con una continuità che dà valore ad entrambi gli spazi.

Protezione degli accessi all’interrato
Gran parte del palaghiaccio si sviluppa in interrato a quota inferiore a quella della strada. Risulta infatti che la pista di pattinaggio e i relativi spogliatoi e locali di supporto sono situati ad una quota di -4.50 m rispetto alla quota di accesso.
Risulta quindi la necessità di realizzare un sistema perimetrale di scale di sicurezza che assicurino l’evacuazione all’esterno a quota piazzale. L’interrato, dovendo assicurare l’impermeabilità alle esondazioni fino alla quota di -0,60, costituisce un grande contenitore stagno, da cui devono essere estratte le acque meteoriche che eventualmente dovessero superare il perimetro impermeabilizzato attraverso le numerose rampe veicolari e scale.
Risulta quindi necessario organizzare da un lato un’efficiente rete di raccolta e pompaggio delle acque per le zone esposte e proteggere quanto più possibile dalle precipitazioni le scale di emergenza.
La soluzione candidata propone infatti, rispetto al progetto preliminare la copertura del cielo delle scale di emergenza poste sul lato est con innegabili vantaggi dal punto di vista della vivibilità e della pulizia delle stesse e con una semplificazione dei sistemi di drenaggio.
Contestualmente alla copertura della scala di emergenza centrale viene realizzato un corpo edilizio che si inserisce nella facciata principale che determina sull’esterno un interessante gioco di compenetrazione di volumi ed ospita i WC ed il Bar. Si è ritenuto infatti, contrariamente alla soluzione proposta nel progetto preliminare, di migliorare la gestione del bar confinando la funzione in un locale eventualmente richiudibile con serrande.

TECNOLOGIA COSTRUTTIVA E MATERIALI IMPIEGATI
L’edificio non presenta particolari difficoltà costruttive e pertanto verrà realizzato con sistemi tradizionali. Si avranno così pilastri e travi gettati in opera con solai pure gettati in opera su un fondello prefabbricato di cemento ed alleggeriti, là dove possibile, con elementi di polistirolo. Scale, vani scale e setti pure in calcestruzzo in opera.
Il tetto invece sarà realizzato con struttura in legno lamellare, mentre il pacchetto di copertura sarà costituito da un pannello sandwich di 15 cm di spessore in lana di roccia ad alta densità, con lamiera interna microforata per conferire anche un requisito fonoassorbente.
Per quanto attiene ai materiali impiegati ed alle finiture adottate si evidenzia quanto segue : Strutture portanti : in calcestruzzo armato. Resistenza al fuoco R120 Sistema impermeabilizzazione strutture interrate : sistema Volteco (utilizzo di bentonite sodica) per la platea e Plastivo per le murature verticali , integrato da opportuni dispositivi di controllo del fenomeno del ritiro del calcestruzzo.
Gradonate : prefabbricate in calcestruzzo
Copertura: struttura in legno lamellare. Resistenza al fuoco R60 Pacchetto di copertura : pannello sandwich in lamiera zincata, microforata sulla parte interna, ad alte prestazioni acustiche ( fono isolante e fonoassorbente : as>=1, R’w >= 30 dB).
Frontiere trasparenti : doppia parete in policarbonato con intercapedine interposta, tale da garantire un potere fonoisolante >= 30 dB per le pareti nord ed est. Parete semplice con unica lastra di policarbonato sulle facciate ovest e sud.
Serramenti vetrati esterni: serramenti in alluminio a taglio termico con vetro stratificato (marca Schuco) e potere fono isolante >= 30 dB Pavimenti interni : in calcestruzzo , ceramiche in gres, pvc Rivestimenti interni : per conferire un requisito fono isolante le pareti sud ed ovest, nella parte interrata, sono internamente rivestite con pannelli microforati in legno (pannelli Kaufmann) posti in opera su sottostante intercapedine con interposto pannello interno in lana di roccia fonoisolante e termoisolante Controsoffitti: in pannelli microforati della Knauf (spogliatoi e zona Bar), e pannelli Athena adatti a zone con forte umidità( zona docce e servizi igienici).

LA STRUTTURA

Gli aspetti strutturali fondamentali della costruzione riguardano sostanzialmente:
a) il sistema fondazionale
b) lo scheletro strutturale in cemento armato
c) la tipologia lignea della copertura a grande luce
Il sistema fondazionale è il più delicato in quanto deve garantire oltre alla trasmissione al suolo dei carichi della struttura anche la capacità di resistenza dell’edificio ad una rilevantissima spinta idrostatica, determinata da un livello di falda corrispondente ad una piena centenaria del fiume Adige. Inoltre le caratteristiche geomeccaniche dei terreni risultano piuttosto scadenti. Ne consegue la scelta di un sistema fondazionale a platea poggiante su pali a grande diametro, irrigidito perimetralmente ed al proprio interno da murature in cemento armato. In sostanza lo zoccolo di base dell’edificio è formato da un grande scatolone in calcestruzzo appoggiato su pali.
La scelta del palo da adottarsi è scaturita dalla necessità di avere un palo in grado di sviluppare un forte attrito laterale per poter resistere alla notevole spinta di trazione esercitata dalla falda acquifera in assenza praticamente di peso stabilizzante. Infatti la zona centrale della platea, destinata al solo campo da gioco è praticamente priva di pesi significativi in grado di contrastare tale spinta.
Si è quindi adottato un palo trivellato del diametro Fi 800 mm , realizzato con il sistema dell’elica continua ( tecnica CFA ). Tale tecnica consente l’esecuzione del palo senza l’impiego dei classici fanghi bentonitici con l’evidente vantaggio di evitare estrazione di terreno inquinato dai fanghi stessi. Il terreno viene estratto infatti dall’elica in fase di risalita, mentre all’interno del sistema di perforazione viene gettato in continuo il calcestruzzo di costituzione del palo stesso.
L’armatura necessaria viene poi infilata successivamente ad estrazione totale dell’elica. Un sistema computerizzato di controllo consente di verificare in automatico la continuità del palo. Le sbulbature che si formano poi nella fase di lenta risalita concorrono ulteriormente ad aumentare la resistenza per attrito laterale del palo stesso.
Lo scheletro in calcestruzzo armato, costituito da murature, pilastri, solette e quant’altro, oltre a trasferire i carichi verticali al sistema fondazionale, è deputato ad assumere la resistenza alle azioni orizzontali, vento e sisma,secondo le ultime disposizioni di legge ( D. M. 14/01/2008 ” Norme Tecniche sulle Costruzioni “). Le gradonate vengono invece realizzate con un prefabbricato di cemento armato, poggiante sui sottostanti setti in c.a.
La grande copertura a tutta luce (campate di 44 metri ed oltre) è invece realizzata secondo le disposizioni progettuali con struttura in legno lamellare. Lo schema statico è piuttosto semplice e prevede l’impiego di n° 12 travi reticolari doppie in condizione vincolare di semplice appoggio/cerniera, opportunamente controventate da puntoni e tiranti interamente in legno. E’ importante sottolineare che la struttura a vista è interamente in legno, priva cioè di sistemi di tirantatura in acciaio, come risulterebbe nel progetto preliminare posto a base di gara. La scelta di tiranti in acciaio, sicuramente più snelli e più eleganti sotto il profilo architettonico, costituirebbe infatti un grave errore progettuale, vista la richiesta di avere una struttura del tetto con caratteristiche di resistenza al fuoco R60. Infatti i tiranti in acciaio, privi di una massa significativa, ancorchè protetti tramite verniciature resistenti al fuoco, si dilaterebbero oltremisura e costituirebbero di fatto la causa di cedimento della copertura ben prima dei 60 minuti richiesti.

IL SISTEMA DI IMPERMEABILIZZAZIONE
L’impermeabilizzazione della struttura costituisce sicuramente uno degli aspetti più delicati ed importanti sotto il profilo costruttivo. Si sono presi in considerazioni tre sistemi diversi attualmente in uso e tutti di comprovata efficacia ed esperienza.
In dettaglio:
Il sistema cosidetto a ” vasca bianca ” della ditta Drytech di Milano
Il sistema cosidetto a ” vasca bianca ” della ditta Zementol di Bressanone Il sistema impermeabilizzante della ditta Volteco
I primi due sistemi sono sostanzialmente abbastanza simili, in quanto presuppongono l’uso di un calcestruzzo “impermeabile”, la cui contrazione per ritiro viene totalmente controllata tramite la creazione di opportuni giunti che consentono di definire a priori le posizioni in cui si deve verificare il fenomeno della fessurazione. Il giunto tecnico che si forma viene poi risolto diversamente dalle due ditte. Drytech inserisce a metà altezza un profilo di iniezione a tenuta d’acqua, che poi viene sigillato con iniezione di una apposita resina elastica bicomponente sigillante. Zementol invece inserisce sempre a metà altezza di platea un semplice giunto Waterstop.
In definitiva ne consegue che in entrambe le soluzioni le barre inferiori di acciaio di armatura della platea risultano prive di protezione all’acqua e quindi suscettibili di corrosione. Idem per quanto riguarda le armature verticali esterne delle murature in c.a.
Sotto il profilo poi della “riparabilità” è chiaro che per intervenire sulla platea occorre demolire l’intera sovrastruttura e, individuata la perdita procedere a nuove demolizioni ed iniezioni nella zona non efficiente. In modo analogo per i giunti verticali delle murature, ancorchè di più semplice individuazione e lavorazione.
E’ inoltre da tenere presente che l’affidamento del requisito impermeabilizzante alla sola struttura di calcestruzzo comporta una grande, grandissima attenzione a tutte le fasi di getto e quindi la lavorazione risulta fortemente influenzata dalle condizioni al contorno (temperatura, ventosità, pioggia, ecc.). Ne consegue un sicuro allungamento dei tempi di realizzazione ed una forte diseconomia di cantiere non potendosi ovviamente prescindere dalla variabile tempo.
Il sistema Volteco, da noi prescelto, risolve a nostro giudizio le problematiche sopra esposte.
Il sistema prevede un diverso trattamento tra superfici orizzontali (platea) superfici verticali (murature perimetrali in c.a.)
• La platea viene impermeabilizzata tramite stesa di bentonite sodica interposta tra un telo di tessuto non tessuto ed un tessuto poroso, assemblati meccanicamente con un sistema di aguglia tura (Volgrip LH).
A contatto con l’acqua, ma è sufficiente anche la sola umidità del terreno, la bentonite di sodio contenuta nel Volgrip si dilata fino a 16 volte il volume secco iniziale, trasformandosi in un gel impermeabile. In questo modo si realizza non solo una barriera all’acqua, ma si realizza una protezione alla struttura dalle aggressioni della falda stessa, in quanto ne è impedito totalmente ed in modo duraturo il contatto. Ovviamente vengono poi messe in atto ulteriori cautele, che migliorano ulteriormente il grado di sicurezza del sistema. Le riprese di getto della platea vengono prefissate in corrispondenza a posizioni di momento nullo o momento negativo ( zona inferiore compressa ), ed il giunto tecnico che viene così a formarsi viene ulteriormente protetto con un cordone bentonitico disposto a metà altezza che fornisce garanzia supplementare nei confronti di un’ipotetica infiltrazione.
• Le murature verticali vengono impermeabilizzate con l’applicazione di un rivestimento impermeabile ad elevata elasticità composto da inerti, leganti cementizi e polimeri acrilici (Plastivo 200). La miscelazione di tali prodotti consente la realizzazione di una guaina cementizia continua ed impermeabile , idonea per applicazioni in spinta idrostatica positiva.
Anche in tal caso si realizza in sostanza una barriera fisica al contatto tra l’acqua ed il calcestruzzo, garantendo così una totale durabilità nel tempo delle strutture.
Anche in questo caso si adottano ovviamente ulteriori precauzioni atte sostanzialmente ad impedire che il fenomeno del ritiro del calcestruzzo possa creare una rottura a trazione del rivestimento esterno. Vengono cioè prefissati dei giunti tecnici di ritiro (praticamente un giunto ogni 7 metri di sviluppo lineare, ulteriormente protetti con il sistema del cordone bentonitica centrale .
In definitiva il sistema prescelto presenta una serie notevole di vantaggi :
• un imbattibile auto confinamento ed elevatissima impermeabilità conferiti alle specifiche lavorazioni
• sigilla autonomamente e stabilmente le normali lesioni causate da ritiri del calcestruzzo
• risulta di pratica e veloce applicazione
• può essere forato per permettere il passaggio di armature o ferri di collegamento.può essere tagliato e sagomato per essere adattato perfettamente alla forma della struttura.
• Resiste ad urti accidentali
• Sole, vento, pioggia e basse temperature non ne pregiudicano la flessibilità né l’installazione ed il funzionamento
• Non subisce alterazioni a contatto con gli elementi normalmente presenti nelle acque delle falde di primo scorrimento.
Sotto il profilo della riparabilità non differisce in modo significativo dagli altri sistemi precedentemente considerati, in quanto, ovviamente, occorre sempre rimuovere la sovrastruttura e poi procedere con il sistema delle perforazioni e delle iniezioni. Semmai si può dire che la presenza dell’acqua è più localizzata e quindi più facilmente individuabile la zona di intervento.

IMPIANTO DI REFRIGERAZIONE
Particolare cura è stata rivolta alla definizione del progetto impiantistico dell’opera, sia in relazione agli aspetti di sicurezza e garanzia di funzionamento che in relazione agli importantissimi aspetti di manutenzione e gestione degli stessi.
Non si è pertanto trascurato alcun elemento che consentisse un’ottimizzazione degli impianti previsti, con particolare riguardo ad ogni forma di recupero e riutilizzo delle energie disponibili.
Un’attenzione particolare per l’impianto frigorifero, dimensionato sulla base di una attenta analisi del fabbisogno energetico complessivo è risultato un’impianto di notevole potenza (700 KW), che ha comportato l’assunzione di oneri e costi non indifferenti, ma che è in grado di sopperire in ogni situazione al fabbisogno di frigorie necessarie alla formazione del ghiaccio. Tra l’altro la scelta di adottare tre compressori a vite di grande potenza garantisce anche che l’impianto è in grado di funzionare anche nel caso di rottura di uno di essi.
Si è inoltre previsto un impianto di riscaldamento al di sotto della piastra refrigerante, per evitare che il freddo possa nel tempo passare nel terreno sottostante e ghiacciando poco a poco la falda ivi presente creare problemi di spinta sulla platea e sul sistema di impermeabilizzazione della platea stessa.
Per una più dettagliata descrizione ed analisi dell’offerta impiantistica si rimanda ai progetti ed alle specifiche relazioni allegate alla presente offerta. In questa sede preme sottolineare alcuni aspetti importanti dell’impianto del freddo in relazione alla resa e al consumo energetico.
Nello specifico si è progettato l’impianto di refrigerazione con fluido refrigerante ammoniaca con basso contenuto (70 kg). Sono stati previsti n.3 compressori a vite del tipo aperto con parzializzazione proporzionale onde adeguare il consumo secondo la resa e la richiesta di freddo del momento.
Il processo di condensazione viene espletato da uno scambiatore NH3/acqua glicolata del tipo a piastre interamente saldato servito da un circuito facente capo a un raffreddatore di liquidi a circuito chiuso avente il compito di raffreddare l’acqua glicolata a servizio del condensatore stesso.
La capacità del condensatore è di KW 900 e sarà in grado di scaldare l’acqua glicolata da +30° a +35°C con una portata di 150 m 3/h atta al servizio di riscaldamento a pavimento e al riscaldamento della pista calda (permafrost).
Qualora la temperatura dell’acqua glicolata non fosse smaltita dal riscaldamento a pavimento subentrerà il ventilatore del raffreddatore di liquidi che la farà rientrare nel range di funzionamento a max 35°C.
Si è inoltre previsto di recuperare il calore smaltito dal circuito di raffreddamento olio con uno scambiatore di KW 120 e un dessuriscaldatore da 65 KW atti al riscaldamento di acqua da +40° a +45°C. in ragione di 32 m3/h da integrare alla centrale termica a servizio dell’acqua sanitaria. In questo modo si è recuperata tutta l’energia disponibile Un altro aspetto particolarmento curato è quello della sicurezza dell’impianto
L’impianto è composto da n.3 unità frigorifere:
• compressore frigorifero a vite
• scambiatore a piastre NH3/glicole
• condensatore dessuriscaldatore la capacità totale di NH3 dell’intero impianto è di kg. 70
il sistema di controllo e sicurezza che verrà realizzato è così composto:
• N. 1 UNITA’ DI TRATTAMENTO ARIA, completa di nido d’ape, ugelli di spruzzamento e ventilatore estrazione aria in esecuzione antideflagrante con pale antiscintilla.Portata d’aria adeguata al contenuto ammoniaca nell’impianto.Il ventilatore sarà comandato e protetto da un quadro stagno posto fuori dalla sala macchine ed alimentato da una linea privilegiata dal quadro di distribuzione.Nel caso che il ventilatore sia fermo per avaria subito interverrà un segnale acustico, posto nel quadretto, il quale darà d’allarme.Tutte le connessioni dal quadretto al ventilatore saranno in esecuzione antideflagrante.
• SISTEMA DI RILEVAMENTO GAS che segnala la presenza di eventuali tracce di ammoniaca nell’aria per una concentrazione minima di 75 ppm NH3.Tale sistema ha due livelli d’intervento.Il primo livello (75 ppm NH3) mette in moto un ventilatore di estrazione d’aria dalla sala macchine ed inserisce un allarme ottico. Inoltre inserirà il sistema di abbattimento ad acqua nello scraber. Una presa d’aria esterna, assicura contemporaneamente l’entrata d’aria nuova nel locale. Il ventilatore convoglia l’aria all’esterno. L’acqua inquinata viene convogliata nella vasca di abbattimento dell’ammoniaca (a servizio anche delle valvole di sicurezza). L’acqua inquinata verrà poi smaltita con mezzi idonei.
Qualora la concentrazione del gas ammoniaca aumentasse ancora, la seconda soglia (100 ppm NH3) di intervento dei rilevatori posti in sala macchine escluderà l’energia elettrica alla centrale frigorifera. Si inserirà un allarme acustico e mediante combinatore telefonico saranno allarmati i responsabili delegati.
Il tutto è stato realizzato nel rispetto delle Norme di Sicurezza e della massima efficienza
Si segnala infine la realizzazione di una cabina elettrica, originariamente non prevista nel progetto preliminare fornito dall’amministrazione, ma necessaria viste le potenze in gioco. Infatti il fabbisogno complessivo dell’impianto, tenuto conto dei fattori di contemporaneità, è pari a circa 600 KW . Tale potenza non è sicuramente fornibile in bassa tensione e quindi necessita di una cabina di trasformazione

IMPIANTO DI RISCALDAMENTO
Per coprire il fabbisogno termico invernale è previsto l’installazione di una caldaia a condensazione con potenzialità pari a 380 kW, quale alimenta l’intero sistema di riscaldamento nonché le tre unità di trattamento dell’aria.
L’impianto di riscaldamento sarà composto esclusivamente a pavimento radiante con collettori ubicati nelle zone come indicato nelle tavole di progetto. Il collegamento tra collettori di distribuzione e centrale termica avviene tramite tubazioni tipo multistrato. Le serpentine del’impianto di riscaldamento invece sarà del tipo PEXa.
La caldaia è di altissima qualità sia per le bassi emissioni nonché per il rendimento ottimo.
Il collettore di distribuzione nel locale caldaia è diviso in due parti. Sono previsti n. 4 circuiti ad alta temperatura e altri n. 4 circuiti a bassa temperatura, dove quest’ultimi sono direttamente collegati al sistema di recupero calore dall’impianto frigorifero (nel periodo di produzione ghiaccio).
Il sistema intelligente prevede la gestione ottimale del recupero di calore tramite la chiusura motorizzata di due valvole in modo che l’impianto funziona indipendentemente dal circuito caldaia. Nel periodo fuori dalla produzione del ghiaccio invece quella parte del collettore sarà alimentata dal circuito caldaia.
Il sistema di recupero alimenta il boiler di accumulo da 1000 litri per la produzione dell’acqua calda sanitaria e in base alle temperature presenti anche due termo accumulatori della capacità di 2000 litri ciascuno con serpentina incorporata per la produzione di acqua calda sanitaria. In caso che il calore derivante dal sistema di recupero non viene smaltito, è previsto il caricamento di un sistema del recupero per il riscaldamento.
Il sistema di recupero del riscaldamento è composto di n. 3 serbatoi di accumulo con capacità di n.1 da 2000 litri e n. 2 da 3000 litri in modo da avere anche un ampio polmone di riserva del calore.
Il fabbisogno termico all’interno del campo ghiaccio e le tribune avviene tramite l’impianto di ventilazione.

IMPIANTO DI VENTILAZIONE
Nell’edificio sono previsti tre impianti di ventilazione separati di cui uno alimenta la palazzina del ghiaccio con le tribune, uno invece alimenta gli spogliatoi e i servizi e infine uno alimenta il bar ristorante al piano terra.
L’impianto della palazzina del ghiaccio con le tribune sarà dotato di canali d’aria di forma circolare mentre gli altri due impianti avranno canali per la distribuzione dell’aria di forma rettangolare.
Nella palazzina sono previsti n. 18 diffusori elicoidali per la mandata dell’aria e n. 22 bocchette con serranda di taratura per la ripresa dell’aria. Ogni diffusore di mandata è dotato di serranda di regolazione della portata dell’aria, tarato su 900 m³/h. Inoltre è previsto un sistema particolare di mandata dell’aria sotto le tribune per poter distribuire in modo ottimale il calore al punto di maggiore presenza di persone (sulle tribune). È prevista anche la possibilità del ricircolo dell’aria.
L’impianto degli spogliatoi è anche composto da diffusori elicoidali per la mandata dell’aria e da valvole di ventilazione per la ripresa dell’aria. Ogni diffusore di mandata è dotato di serranda di regolazione della portata dell’aria, tarato su 300 m³/h.
L’impianto del bar ristorante invece è composto da griglie di mandata e di ripresa dell’aria in alluminio con serrande di taratura per ogni bocchetta.
Tutti i tre gli impianti sono provvisti di recuperatore di calore ad alta efficienza e comunque oltre 83 % e dotato di batteria di postriscaldamento e di raffreddamento.
Ciascuna delle unità di trattamento aria è dotata di macchina per la produzione di vapore per il controllo dell’umidità. Tutte le unità di trattamento dell’aria saranno dotate di sistema di regolazione automatica DDC (vedi più avanti) a punto fisso della temperatura e dell’umidità dell’aria di mandata.

IMPIANTO DI SUPERVISIONE
Nell’edificio è previsto un sistema digitale di controllo e supervisione (DDC). Il sistema di supervisione proposto è TAC VISTA V®.
TAC VISTA è una piattaforma di supervisione nativa LonMark® e costituirà, essa stessa, un nodo Lon del sistema controllato.
Le logiche di funzionamento, regolazione e controllo non risiederanno nella piattaforma di supervisione ma nelle CPU delle unità periferiche in campo. Quest’ultime comunicheranno tra loro in modalità peer to peer, senza la necessità di un server che gestisca le comunicazioni tra le periferiche in campo.
Anche in caso di “black-out” del sistema di supervisione la funzionalità dei processi sarà quindi garantita.
L’impianto di supervisione gestisce l’intero impianto di ventilazione (n. 3 UTA), l’intero sistema di riscaldamento, caldaia, pompe e accessori nonché l’impianto elettrico di illuminazione.



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