Rinnovabili e ricerca: il centro Eni che crea energia green e circolare

Il Centro Ricerche per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Eni, a Novara, progetta tecnologie che spaziano dal fotovoltaico organico al sequestro della CO2. Ecco cosa si studia qui

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Il fotovoltaico organico realizzato da ENI

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Ha quasi 80 anni di vita, ma non li dimostra il Centro Ricerche per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara. L’ultimo progetto in materia riguarda una tecnologia innovativa per fissare la CO₂ attraverso la coltivazione di microalghe.

Ma in questo centro, di proprietà Eni, si mettono a punto tecnologie innovative che spaziano dal Waste to Fuel al fotovoltaico organico. Solo negli ultimi anni ha realizzato quasi 200 invenzioni proprietarie sulle energie rinnovabili, circa 600 brevetti e 800 pubblicazioni dedicati alle energie green.

Rinnovabili e Ambiente: cos’è il Centro Ricerche Eni e cosa fa

Il Centro Ricerche per le Energie Non Convenzionali – Istituto Eni Donegani è nato nel 1941 e lega il suo nome alla ricerca chimica applicata all’industria, prima come Montecatini e poi passato in Montedison, poi Enichem fino ad arrivare nel 2014 alla denominazione adottata: Eni DR&D Renewable Energy and Environmental R&D Center.

Oggi l’ente conta su 150 tra addetti, ricercatori e tecnici e al suo interno. Come ricorda Eni, qui:

“si sviluppano tecnologie che spaziano dal solare di nuova generazione ai biocarburanti, dallo storage del surplus energetico elettrico e termico alla produzione di elettricità dal moto ondoso, fino alla caratterizzazione qualitativa e quantitativa degli eventuali inquinanti presenti in terreni o falde acquifere.”

Il lavoro di ricerca svolto nel centro di ricerca sulle rinnovabili fa comprendere bene cosa significhi mettere in pratica non solo la transizione energetica, ma anche gli stessi principi di economia circolare, oltre che di sostenibilità ambientale. Prendiamo a esempio i processi Waste to Fuel e Biomass to Fuel mediante cui è possibile ricavare da rifiuti organici. Da questi è possibile sintetizzare speciali polimeri fotoattivi che, stampati su pellicole nanometriche, rendono possibile la produzione di Pannelli Fotovoltaici Organici (OPV).

Fotovoltaico organico e concentratori solari: le rinnovabili per l’edilizia

Quest’attività di ricerca sul fotovoltaico è svolta in collaborazione con il MIT – Massachusetts Institute of Technology, il CNR e il Technical Research Center of Finland.

Ha come oggetto lo sviluppo di un sistema che genera energia elettrica dal Sole, utilizzando polimeri e altri componenti organici come materiali foto-attivi. Il vantaggio di questo processo è dato dalla possibilità di impiegare come supporto una pellicola plastica molto sottile (quanto la carta da giornale) e stampabile.

concentratori solari luminescenti sviluppati da ENI

Rispetto all’attuale tecnologia al silicio, il vantaggio dell’OPV è rendere possibile la realizzazione di pannelli molto più leggeri e flessibili, integrabili in diversi sistemi e contesti e a costi più contenuti. “Rispetto al fotovoltaico tradizionale, inoltre, diminuiscono anche l’impatto ambientale e i costi di smaltimento”, segnala la stessa Eni. Ma soprattutto permette una flessibilità e duttilità di impiego impensabili con gli attuali pannelli fotovoltaici. Il vantaggio della tecnologia OPV è la sua potenzialità di installazione, praticamente possibile dovunque, persino su supporti gonfiabili, senza richiedere ulteriori infrastrutture.

Fa parte del fotovoltaico di nuova generazione, come pure i Concentratori Solari Luminescenti (LSC) alla base della tecnologia Eni Ray Plus. Essi sono costituiti da pannelli di materiale plastico colorato che riescono a catturare la luce solare e a concentrarla ai bordi, dov’è intercettata da sottili celle fotovoltaiche e convertita in elettricità. “Il loro principale vantaggio sta nel poter produrre energia elettrica anche in condizioni di bassa luminosità e di poter essere integrati come elementi trasparenti di strutture architettoniche”, spiega la stessa società.

LSC e fotovoltaico organico sono applicazioni ideali per il settore edile, in particolare per i Building Integrated PhotoVoltaics (BIPV) e cioè quella nuova concezione dell’edilizia in cui ogni edificio è elettricamente autonomo ed autosufficiente e collegato agli altri per gestire meglio scompensi locali della rete elettrica.

In questi edifici, la generazione di elettricità non avviene solo attraverso pannelli al silicio posti sul tetto degli edifici, ma anche grazie a dispositivi inseriti direttamente negli elementi strutturali: dai mattoni, alle tegole, alle finestre – riporta la stessa Eni – LSC e OPV possono essere installati anche nelle barriere antirumore”.

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