Timelapse di Google Earth mostra come è cambiato il pianeta in 37 anni

Google lancia Timelapse, la nuova funzione di Google Earth che mostra come il pianeta si sia trasformato nel corso degli ultimi 37 anni, dal 1984 a oggi, utilizzando 20 milioni di scatti satellitari.

Timelapse di Google Earth mostra come si è consumato il pianeta in 37 anniTimelapse è il frutto di una tecnologia sviluppata dal team Earth di Google, in collaborazione con i tecnici della Nasa, che utilizza immagini satellitari per mostrare i cambiamenti che hanno interessato il nostro Pianeta nel corso degli ultimi 37 anni.

L’esplorazione del mondo attraverso Timelapse

Cambiamenti che sono da ricondursi a cinque macro-temi, riportati nell’interfaccia della sezione Timelapse di Google Earth:

L’esplorazione può essere avviata selezionando uno dei cinque macro-temi, suddivisi a loro volta in diverse sotto-sezioni, o digitando un luogo a scelta nella barra di ricerca e aiuta a capire perché e in che modo diversi luoghi della terra si siano trasformati nel tempo.I macro-temi di TimelapseGoogle ha dichiarato:Il nostro Pianeta ha assistito a rapidi cambiamenti ambientali nell’ultimo mezzo secolo più di quanto ne abbia visti in qualsiasi altro momento della storia umana. Molti hanno sperimentato queste evoluzione all’interno delle proprie comunità. Per altri, gli effetti del cambiamento climatico sembrano astratti e lontani, come lo scioglimento delle calotte polari e il ritiro dei ghiacciai, ma hanno una conseguenza su tutti“.

Foreste che cambiano

Selezionando questo tema, Google Earth porta l’osservatore alla scoperta di quelle zone del mondo che hanno subito drastiche trasformazioni del patrimonio forestale. Il macro-tema è suddiviso in 11 sotto sezioni che indicano le differenti cause della deforestazione, ma anche le iniziative intraprese per la salvaguardia della vegetazione.

Vediamone alcune.

Coltivazioni di soia e allevamenti

L’esplorazione delle foreste inizia vicino a San Julián, in Bolivia, (ma lo scenario è identico in Brasile e Argentina) e mostra come negli anni la foresta amazzonica sia stata parzialmente distrutta per essere trasformata in villaggi e sfruttata come terreno agricolo, principalmente utilizzato per coltivare la soia.

A rendere ancora più drammatico questo scenario un dato che fa riflettere: due terzi di questa soia viene utilizzata per nutrire bovini e suini destinati all’industria alimentare.

Le abitudini alimentari dei Paesi più ricchi stanno contribuendo alla distruzione del Pianeta (tra questi anche l’Italia). La produzione di carne è uno dei principali fattori della deforestazione in Amazzonia e Timelapse mostra allevamenti di bovini ad affiancare le coltivazioni di soia. Cliccando su un link è possibile anche osservare in Street View dei bovini che vengono caricati su un camion (vedi anche come gli allevamenti intensivi causano inquinamento).

Nella sezione dedicata agli allevamenti è possibile leggere: “Attualmente nella sola Bolivia sono allevati circa dieci milioni di capi di bestiame. Fino a poco tempo fa la maggior parte della carne bovina della Bolivia veniva venduta all’interno del paese, ma mano a mano che il settore cresce, gli allevatori di bestiame cercano nuovi sbocchi commerciali. Grandi mercati in crescita come quello cinese stanno iniziando ad acquistare la carne della Bolivia e l’istituto boliviano per il commercio estero prevede che entro il 2025 il paese esporterà 117.000 tonnellate di carne bovina all’anno, di conseguenza gli allevatori di bestiame avranno bisogno di ancora più terra.

Produzione di olio di palma e addebbiatura illegale

Ne abbiamo sentito parlare spesso negli ultimi anni. L’olio di palma, che silenziosamente stazionava nella stragrande maggioranza degli alimenti processati (e non solo) che affollano gli scaffali dei supermercati, si è trasformato in un nemico.

Sebbene inizialmente si temesse per i suoi effetti sulla salute dei consumatori, il danno più ingente lo ha in realtà subito la Terra. Per produrre olio di palma sufficiente a soddisfare la domanda globale, infatti, sono state rase al suolo enormi porzioni di giungle tropicali per lasciare il posto a interminabili file di piantagioni di palme.

Le foreste dell’isola indonesiana di Sumatra ne sanno qualcosa e sanno anche che l’abbattimento della vegetazione autoctona viene praticato in maniera del tutto illegale. Ad essere un grande problema sono, infatti, le modalità con cui la terra viene convertita alla coltivazione di palme, ossia appiccando incendi che, oltre a bruciare le piante, agiscono anche sulla macchia e sulla torba sottostante che rilascia durante la combustione grandi quantità di CO2.

Alberi come colture da reddito

Una nota positiva, ma pur sempre piccola rispetto alla visione d’insieme: nella sezione dedicata agli alberi come colture da reddito Timelapse trasporta l’osservatore in Alabama mostrando un ciclo di deforestazione e riforestazione di diverse aree.

E’ riportata, assieme, alle immagini in sequenza, una chiara spiegazione del fenomeno: “Abbattendo e ripristinando tratti di foresta a rotazione, è possibile ridurre l’erosione del suolo e altri impatti negativi della deforestazione. I produttori forestali dell’Alabama stimano che per ogni 0,03 m³ di legname tagliato nello stato, vengano ripristinati tra gli 0,042 e gli 0,051 m³, in questo modo si aiuta a mantenere un equilibrio in cui la ricrescita della foresta è più rapida della sua scomparsa.

Sfortunatamente la visione d’insieme mostra come la deforestazione planetaria sia di gran lunga più rapida della ricrescita delle foreste.

Conservazione della biodiversità

Come abbiamo visto gran parte del patrimonio verde del Pianeta si trova in condizioni di estrema sofferenza. Ma la nostra sopravvivenza dipende da quella delle piante.

Un barlume di speranza è tenuto in vita dalle diverse iniziative messe in atto per preservare la vegetazione e la biodiversità. Timelapse mostra l’esempio di Jane Goodall e del lavoro che ha svolto nel parco nazionale del Gombe. 

Una bellezza fragile

Diamo un assaggio di questo questo macro-tema che conduce il visitatore in un viaggio alla scoperta dei cambiamenti che hanno interessato, e interessano tutt’ora, fiumi, il cui percorso è spesso alterato da dighe o altri interventi umani, e litorali, colpiti dall’azione di fenomeni metereologici sempre più violenti.

Riconversione di campi in foreste
Riconversione di campi in foreste nella regione di Kirov

Si può assistere anche alla riconversione di alcuni campi in foreste, con l’auspicio che questo fenomeno possa di gran lunga superare quello della deforestazione, e osservare i luoghi più caratteristici della Terra, come il lago Natron che mostra acque rosa apparentemente innocue, ma inospitali poiché fortemente alcaline e ricche di sali.

Il viaggio suggestivo passa dalla calda sabbia dei deserti del Ciad, che sembra prendere vita attraverso le immagini in sequenza, ai ghiacciai della costa orientale della Groenlandia.

Fonti di energia

All’interno della sezione dedicata alle fonti di energia Timelapse offre la possibilità di osservare in che modo l’energia che soddisfa quotidianamente lo svolgimento delle attività per l’uomo viene prodotta, puntando i riflettori sulla cattiva abitudine dello sfruttamento di fonti fossili e sulle opportunità sostenibili in via di sviluppo.

Sfruttamento del carbone e danni sull’ambiente

L’esplorazione si apre mostrando la miniera di carbone di superficie situata a North Antelope Rochelle, sopra il più grande giacimento di carbone conosciuto, per proseguire il viaggio nel deposito di carbone degli Appalachi, nella Virginia occidentale. L’estrazione di carbone in questa zona avviene tramite un processo chiamato rimozione delle cime di montagna e che ha portato alla rimozione di più di 500 cime di montagna. Ma non è tutto.

A rendere ancora più critica la situazione il pericoloso riversamento del liquame di carbone e degli altri materiali di scarto nelle valli sottostanti. Questo dimostra come il carbone non sia dannoso solamente per l’elevata quantità di CO2 che produce (rendendolo la maggiore fonte di inquinamento atmosferico esterno).

E che dire delle piattaforme di perforazione per la fratturazione idraulica sorte nel Nord Dakota? Queste piattaforme, chiaramente visibili da Google Earth, sono una delle cause dell’incremento massiccio della produzione di petrolio e gas, principali responsabili delle emissioni di gas serra derivanti dall’utilizzo che viene fatto dell’energia in tutto il mondo.

Parchi solari

Dopo aver dato una chiara visione della drastica situazione causata dallo sfruttamento di quella che è una fonte energetica non più tollerabile, Timelapse mostra l’ampliamento di alcuni parchi solari, la maggior parte dei quali si trova in Cina, che detiene la maggiore capacità produttiva di energia solare al mondo.

Interessante è lo zoom sull’impianto solare di Abu Dhabi, lungo sei chilometri e dotato di una capacità produttiva di 1,2 miliardi di watt. Secondo le stime questo impianti ridurrà le emissioni di biossido di carbonio degli Emirati Arabi Uniti di un milione di tonnellate.

Parchi eolici

Un’altra importante fonte di energia rinnovabile è quella dei parchi eolici.

Timelapse pone l’attenzione su alcuni parchi eolici, tra cui il parco del Mojave, negli Stati Uniti, che vanta l’installazione di 600 enormi turbine eoliche collegate da strade di accesso. La sequenza di immagini mostra lo sviluppo di questo parco, dalla sua nascita nel 2009 fino all’estensione raggiunta ad oggi.

Interessante osservare anche come la Giordania si stia muovendo in questa direzione. L’inaugurazione del parco eolico di Tafila risale al 2015 e le sue 38 turbine hanno aumentato la capacità di produzione elettrica del paese del 3%.

Attualmente l’energia eolica e altre energie rinnovabili sono in grado di soddisfare l’11% della domanda mondiale, sostituendo i carburanti fossili. Purtroppo la percentuale è ancora troppo bassa, l’emergenza climatica è ormai in atto ed è necessaria una vera e propria corsa alla transizione energetica.

Riscaldamento globale

Eccoci arrivati al macro-tema che non poteva mancare: il riscaldamento globale, conseguenza inarrestabile delle azioni negative trattate nei paragrafi precedenti.

Sono diversi i fenomeni che si possono ricondurre all’innalzamento delle temperature, tra cui il verificarsi di fenomeni metereologici estremi, come uragani e tifoni, la cui intensità non fa che aumentare, lo scioglimento dei ghiacciai e l’incremento degli incendi forestali.

Un video della NASA mostra come le temperature si siano alzate dal 1880 ad oggi, lasciando poco spazio a fantasie negazioniste.

Scioglimento e ritiro dei ghiacciai

Le conseguenze maggiori del riscaldamento globale, come ormai ben sappiamo, coincidono con lo scioglimento dei ghiacciai sparsi nel mondo e con il loro progressivo ritiro. Questo fenomeno è ormai innescato e gli effetti che avrà sulla vita dell’uomo saranno disastrosi e già si fanno sentire.

Il viaggio di Timelapse si apre con una visuale sulla costa meridionale dell’Alaska. E’ impressionante osservare come il ghiacciaio Columbia si sia ritirato di oltre 20 chilometri verso nord in soli 37 anni e la sua trasformazione non si ferma.Pine Island e Thwaites, due enormi ghiacciai al collassoSpostandosi verso sud, in Antartide, la situazione non migliora. Qui troviamo il Pine Island, uno dei ghiacciai del continente che si sta ritirando più velocemente e che, secondo la National Science Foundation, se dovesse sciogliersi nell’oceano provocherebbe un innalzamento globale del livello del mare di 61 metri! Cosa accadrebbe? Intere città marittime sarebbero inghiottite dall’acqua e se anche si riuscisse a prevedere un evacuazione dei centri abitati a rischio la sovrappopolazione non favorirebbe certo lo smistamento.

Le conseguenze dello scioglimento dei ghiacciai sono già visibili, purtroppo, e Timelapse le mostra spostando l’attenzione dell’osservatore dal ghiacciaio Furtwängler in recessione alla catena dell’Himalaya, dove il deflusso provocato dallo scioglimento dei ghiacciai ha contribuito alla formazione di nuovi laghi e all’espansione di laghi esistenti.

Se da una parte si assiste a questa espansione, dall’altra si può osservare, invece, come alcuni specchi d’acqua si stiano letteralmente asciugando. E’ il caso del lago di Urmia, in Iran, un tempo il secondo più grande lago salato del Medio Oriente e oggi ridotto a un decimo delle sue dimensioni originali.

Incendi forestali

Non possiamo fare a meno di citare, prima di passare al prossimo e ultimo macro-tema, un’altra delle conseguenze più drastiche del cambiamento climatico, nonché una della cause della deforestazione di cui si è parlato all’inizio: l’incremento degli incendi forestali.

Timelapse porta l’osservatore nelle foreste dell’estremo nord del Canada, dove gli incendi continuano ad aumentare di dimensioni e frequenza.

Espansione urbana

Ultimo ma non ultimo, questo macro-tema racchiude tutto quello che è stato visto fino ad ora.

L’espansione urbana altro non è che la diretta conseguenza dell’incremento della popolazione mondiale ed è proprio nelle mani della popolazione, della sua crescita incontrollata e dei suoi stili di vita sempre meno sostenibili la causa delle sofferenze che il Pianeta si trova ad affrontare oggi.

Timelapse apre questo capitolo puntando i riflettori sulla città di Las Vegas, dove la popolazione della città e dell’area limitrofa è quintuplicata negli ultimi 40 anni.

Ma quali problemi sono portati da questa espansione? La progressiva riduzione del lago Mead, per esempio, responsabile della fornitura del 90% dell’acqua potabile della città.

Gli effetti più devastanti ancora una volta li subisce la natura e l’area verde che circonda la città di Dallas-Fort Worth, nel centro degli Stati Uniti, lascia spazio ad autostrade, case e altre costruzioni per soddisfare i bisogni di una popolazione che dagli anni ’80 è raddoppiata. La riduzione delle aree verdi porta con se un incremento inevitabile dell’inquinamento urbano, con gravi danni sulla salute dell’uomo.

Non sempre espansione urbana coincide con maggior benessere economico. Ne sa qualcosa la fascia più povera degli oltre 12 milioni di abitanti di San Paolo, in Brasile, dove le favelas, che sorgono alla periferia della città, fanno da cornice ai grattacieli e agli edifici finanziari.

C’è chi, in risposta alla rapidità della crescita e dello sviluppo della popolazione, ha deciso di adottare politiche di controllo demografico. E’ il caso della Cina, che ha fissato un limite massimo per la popolazione di Shanghai e Pechino, nel tentativo di ridurre l’eccessivo numero di abitanti, l’inquinamento e il traffico.

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