A cura di: Andrea Ballocchi Indice degli argomenti: Transizione energetica nei Paesi in via di sviluppo: lo scenario di Climatoscope Il lato oscuro delle economie emergenti Transizione energetica: gli elementi di speranza La crisi innescata dalla pandemia pesa sulla transizione energetica, a partire dai Paesi in via di sviluppo. Secondo Bloomberg New Energy Finance, il fattore Covid-19 ha danneggiato gravemente le economie in via di sviluppo e ha rallentato gli investimenti critici dall’estero. “Anche se le cifre del 2020 non sono ancora definitive, è chiaro che i mercati emergenti stanno assistendo a un forte calo degli investimenti in energia pulita e questo potrebbe rallentare la decarbonizzazione nei prossimi anni”. Peccato, perché le economie emergenti sono state la principale voce di finanziamento in termini di attività legate alla produzione di energie verdi su scala industriale nel corso del 2019: dei 249 miliardi di dollari di finanziamenti, il 58% (144 miliardi di dollari) sono stati investiti qui. È lo stesso BNEF a segnalarlo nel Climatoscope 2020, segnalando un importante concetto: i mercati emergenti stavano guidando la rapida espansione globale dell’energia pulita. Transizione energetica nei Paesi in via di sviluppo: lo scenario di Climatoscope Climatescope costituisce il risultato del lavoro di BNEF sulla transizione energetica nei mercati emergenti. Per lo scenario tracciato quest’anno hanno lavorato più di 60 analisti che hanno raccolto dati dettagliati su 137 mercati a livello globale. Giunto alla decima edizione, “Climatescope 2020” comprende 108 mercati emergenti, oltre a 29 nazioni sviluppate. Queste ultime sono state aggiunte quest’anno per la prima volta. Cosa emerge dal report? Intanto che, malgrado la pandemia Covid-19 pesi notevolmente sugli investimenti e possano essere un ostacolo serio sul passaggio da uni combustibili, le prospettive non sono però del tutto negative – segnalano gli analisti. “Nell’ultimo decennio, i Paesi in via di sviluppo hanno fatto passi da gigante attirando capitali per l’energia pulita e costruendo volumi senza precedenti di capacità eolica e solare. Lungo il cammino, hanno imparato importanti lezioni su quali ambienti e regimi politici abilitanti possono innescare flussi di investimenti in energia pulita”. Intanto però le rinnovabili si stavano facendo spazio, con l’energia solare in primo piano. Tre mercati emergenti su dieci hanno installato nel 2019 una capacità fotovoltaica superiore a quella di qualsiasi altra fonte. Circa 69 mercati hanno costruito nuovi impianti solari su piccola scala o su scala industriale lo scorso anno, finanziati con oltre 48 miliardi di dollari. Per la prima volta, le energie rinnovabili (inclusa l’energia idroelettrica) hanno rappresentato la maggior parte della nuova capacità aggiunta nei 106 mercati emergenti considerati. Sempre nel 2019 l’eolico ha stabilito un nuovo record di finanziamenti. I nuovi investimenti eolici dei mercati emergenti hanno raggiunto un nuovo record con 89 miliardi di dollari investiti in progetti in 30 giurisdizioni. Il numero di mercati che attraggono capitale eolico è rimasto relativamente stabile nell’ultimo decennio. Il lato oscuro delle economie emergenti Il punto debole dei Paesi in via di sviluppo c’è sotto vari punti di vista. Il primo e più importante è legato alle fonti energetiche. Il carbone rappresenta ancora il 44% di tutta l’energia prodotta nei mercati emergenti. Esso soddisfa ancora il 21% della domanda di energia elettrica nei paesi sviluppati, in calo rispetto al 25% del 2018 e al 29% del 2015. L’idroelettrico e il gas sono la seconda e terza tecnologia abilitante, ognuna responsabile del 19% della produzione di energia elettrica. A questo proposito, i mercati emergenti continuano a generarne enormi volumi mediante combustibili fossili, che rappresentano il 40% del mix totale. Ci sono poi le emissioni del settore energetico: nelle nazioni sviluppate sono diminuite del 20% dal 2012, mentre sono aumentate del 20% nei mercati emergenti nello stesso periodo. La domanda di energia elettrica in rapida crescita è il principale motore delle emissioni del settore energetico nei mercati emergenti. La produzione annuale in questi mercati ha registrato un aumento del 54% nell’ultimo decennio, mentre la produzione di energia elettrica nei paesi sviluppati è rimasta quasi piatta. Il solare rappresenta l’8% della capacità dei mercati emergenti e il 2% della produzione totale e gli investimenti in energia pulita rimangono concentrati su alcuni mercati. Transizione energetica: gli elementi di speranza Tuttavia, su quest’ultimo punto va segnalato un crescente dinamismo. Sebbene la Cina continentale, in gran parte, e l’India siano sempre i maggiori mercati per gli investimenti in “energia verde” con 94 miliardi di dollari di nuovi investimenti su energia eolica e solari e 76GW costruiti nel 2019, sempre lo scorso anno i mercati emergenti (escluse Cina e India) hanno raggiunto un importante traguardo: per la prima volta, le energie rinnovabili – idroelettrico incluso – hanno rappresentato la maggior parte della nuova capacità aggiunta in queste economie. Inoltre, la costruzione di impianti e infrastrutture gas è scesa al livello più basso dal 2014 con soli 17GW aggiunti. Cosa può accadere a questo punto? Vale la pena ricordare, come fa BNEF, che nell’ultimo decennio considerato i Paesi in via di sviluppo hanno fatto passi da gigante attirando capitali per la produzione di energia pulita e creando volumi senza precedenti di capacità eolica e solare. “Lungo il cammino, hanno imparato importanti lezioni su quali ambienti e regimi politici abilitanti possono innescare flussi di investimenti in energia pulita. Gli insegnamenti tratti da questi importanti risultati pre-pandemici hanno il potenziale per illuminare la strada verso una ripresa economica più verde – se i responsabili politici agiranno con arguzia”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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