Nasce l’Europa sostenibile di Lady von der Leyen

Per il vicepresidente Ue Timmermans l’Europa sarà verde e l’Italia deve svegliarsi; poi promette un dichiarazione di intenti per la Cop di Madrid e ricorda che 3.000 miliardi al 2050 non sono risorse esagerate per le politiche ambientali. Christine Lagarde vuole una Bce che abbia come missione prioritaria la lotta ai cambiamenti climatici, con un Piano in cui l’ambiente sia parte essenziale delle decisioni di politica monetaria. E il commissario agli Affari economici Gentiloni punta tutti sullo sviluppo verde 

 

a cura di Tommaso Tetro

Nasce l'Europa sostenibile di Lady von der Leyen

Indice degli argomenti:

La nuova Europa ha come sfida “esistenziale” l’ambiente e la protezione del Pianeta pensando prima di tutto alla lotta ai cambiamenti climatici. È questo il pensiero fondante la Ue targata Ursula von der Leyen che già aveva dato un impulso deciso verso lo sviluppo sostenibile nei mesi precedenti. Ed è con questa base di propositi verdi che Lady Ursula ha ottenuto il via libera a larghissima maggioranza da parte del Parlamento europeo alla sua nuova commissione, che il primo dicembre si è finalmente insediato a Palazzo Berlaymont.

La nuova Commissione – promossa con 461 si, 157 contrari e 89 astenuti – porta a casa un ottimo risultato, facendo meglio di quella precedente Juncker: nel 2014 quell’esecutivo ebbe 423 voti a favore, 209 contrari e 67 astenuti (su 751 eurodeputati). 

E’ iniziato il nuovo corso dell’Europa

L’obiettivo è puntare sull’ambiente e la protezione del clima, definite “questioni esistenziali” per l’Europa e per tutto il mondo. La citazione dell’emergenza acqua a Venezia non è una caso: l’invito è quello di “non perdere neanche un secondo”.

Ora, alle parole dovranno seguire i fatti; nei prossimi cento giorni dovrà essere messo a punto un pacchetto di misure dedicato al Green new deal

Nella squadra composta da 27 commissari, c’è Paolo Gentiloni su cui von der Leyen nutre grandi aspettative: “Ogni Stato membro dell’Ue si è impegnato per gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. Paolo Gentiloni gestirà il raggiungimento degli obiettivi. Ne è convinto e io credo in lui”.

Cosa ricambiata dal nostro commissario: “La priorità assoluta sarà la crescita. C’è molto da cambiare e da fare per rilanciarla in Europa, per renderla più sostenibile sul piano ambientale e sul piano sociale”; un discorso che regge anche quando entra in campo il tema della flessibilità dal momento che per Gentiloni “la flessibilità è necessaria, fa parte delle nostre regole ma certamente non è sufficiente. Una straordinaria priorità dei prossimi anni deve essere quella degli investimenti e di regole che facilitino gli investimenti, soprattutto in campo ambientale”.

Il vicepresidente della commissione Ue Frans Timmermans ha spiegato che “l’Europa sarà verde” che l’Italia deve “svegliarsi”, mettendo sul tavolo la promessa di una dichiarazione per la prossima Cop di Madrid in cui verrà illustrato quello che l’Europa farà per l’ambiente. “La Cop più importante è quella di Glasgow del 2020 – ha osservato Timmermans – voglio arrivarci con tutte le misure su ambiente e investimenti approvate. Se noi facciamo capire che stiamo diventando leader mondiali dell’economia verde, gli altri ci seguiranno”.

Per finanziare le politiche ambientali serviranno “3.000 miliardi” da qui al 2050, cifra che “non è esagerata. Rispetto ai tempi di Marx tra i fattori di produzione oltre a lavoro e capitale ci sono anche big data e ambiente da redistribuire, altrimenti lasceremo indietro troppe persone e vinceranno i sovranisti. Conto di finanziare la trasformazione verde dell’economia con risorse pubbliche nazionali ed europee, con fondi privati e della Bei. Nessuno ci chiede il costo umano e finanziario del non far nulla: probabilmente sarebbe molto più alto”.

Che sia ormai una linea comune lo conferma anche la posizione di Christine Lagarde che – come viene spiegato dal Financial Times – guarda ai cambiamenti climatici come “parte di una revisione strategica dell’obiettivo della Bce, guidando la spinta globale a rendere l’ambiente una parte essenziale delle decisioni di politica monetaria”. Il piano di Lagarde punta a rendere la lotta ai cambiamenti climatici “una missione prioritaria”.

Non tutti i commenti sono però positivi, Franziscka Achtemberg di Greenpeace Eu, che ha analizzato la bozza dell’European Green Deal presentato dalla Commissione europea, ha dichiarato che è un programma incerto e inefficace rispetto all’emergenza climatica che stiamo vivendo: “Le misure proposte sono deboli, parziali o del tutto assenti”. Per rispondere in maniera efficace alla crisi ambientale è necessario agire rapidamente e con provvedimenti concreti: “smettere di usare gas, carbone o petrolio per produrre energia o per i trasporti; sostenere le comunità che investono in fonti rinnovabili; investire in treni e trasporti pubblici, invece di erogare sussidi alle fonti fossili”.


26/7/19

In UE un Piano verde da 1.000 miliardi in 10 anni

Ursula von der Leyen guida la commissione Ue: la politica, fedelissima di Angela Merkel, promette un green deal entro i suoi primi 100 giorni. La sfida del clima fra le priorità

a cura di Tommaso Tetro

Ursula von der Leyen, nuova Presidente Commissione UE

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Ursula von der Leyen, la nuova presidente della commissione Ue, mette in primo piano una visione davanti alla sua linea d’azione. Ne parla fin da subito, regalandole così un posto d’onore all’interno del programma del prossimo esecutivo: il punto centrale, insieme a un cambio di paradigma sui migranti e sulle politiche del lavoro, è permettere all’Europa di poter avere una “svolta verde”, grazie alla presentazione di una legge ad hoc e un Piano da 1.000 miliardi in dieci anni.

Eletta per un soffio dal Parlamento europeo – dove si è messo in scena anche lo ‘strappo’ esterno tra le forze che compongono il governo nostrano, con il voto favorevole del Movimento cinque stelle e quello contrario della Lega – la politica tedesca, fedelissima di Angela Merkel, promette un “green deal” per l’Europa entro i suoi primi 100 giorni di presidenza. 

L’ecologia sociale

Ursula von der Leyen e l’ecologia sociale in Europa

Parte da lontano, per piantare nell’ecologia sociale alcune bianderine che preannunciano le sue intenzioni: “La generazione di miei figli non può immaginarsi senza questa una concezione dell’Europa che abbia al suo interno la pace, il commercio comune, il lavoro senza frontiere, il benessere e la libertà – ha osservato von der Leyen ricordando l’opera impressionante dei padri fondatori dell’Ue nel periodo successivo alla guerra – è chiaro oggi che bisogna di nuovo lottare per l’Europa ed è una sfida per tutto il mondo, perché ci sono sviluppi perturbanti che riguardano l’Europa. Quello che è nuovo è che noi cittadini percepiamo e viviamo questi effetti – ha messo in evidenza – tutti percepiamo il cambiamento climatico, il bisogno di formazione per reimmettersi sul mercato del lavoro. Tutti noi sentiamo gli effetti della transizione demografica. Nessuna di queste sfide scomparirà. Se vogliamo seguire la strada europea, dobbiamo riscoprire la nostra unità. Se colmiamo i divari, possiamo trasformare le sfide in opportunità”. 

La sfida del clima

Ed è per questo che Frau Ursula mette in cima all’agenda delle sfide, quella ambientale: “Una sfida pressante è mantenere sano il nostro Pianeta; è la più grande responsabilità e opportunità dei nostri tempi. Voglio che l’Europa diventi il primo continente neutro dal punto di vista climatico entro il 2050. Per farlo dobbiamo compiere passi coraggiosi insieme”. 

I target e le misure

Con un pacchetto di misure legate al Piano energia e clima, l’ex medica tedesca rilancia e mette sul piatto obiettivi più ambiziosi: per lei la riduzione delle emissioni del 40% entro il 2030, non è sufficiente; bisogna andare oltre – ha detto – e ridurre le emissioni entro il 2030 del 50-55%. Lo sguardo però ha anche un respiro internazionale: affida a dei negoziati, da concludersi entro il 2021, la necessità di giungere ad un aumento dei target di tutte le economie mondiali, perché soltanto così – ha rilevato – sarà possibile “avere un impatto”.

Il Piano ambientale

La von der Leyen sarà nel pieno delle sue funzioni soltanto da novembre. Ed è per quella data che sarà presentato “un grean deal per l’Europa”.

Cosa che nella traduzione dalle parole ai fatti, nel giro di circa tre mesi, significa la presentazione di quella che lei stessa ha definito come “la prima legge in assoluto in Europa sul cambiamento climatico, per trasformare l’obiettivo del 2050 in legge”. Un Piano che richiederà investimenti in sviluppo sostenibile su larga scala, e che avrà necessariamente bisogno di un sostegno economico; si pensa per questo a far diventare una sezione della Banca per gli investimenti europei in una Banca per il cambiamento climatico, cosa che consentirebbe di ‘liberare’ mille miliardi di investimenti nei prossimi dieci anni. E anche di un supporto finanziario che, in questo caso, potrebbe arrivare dalla, già sbandierata più volte, tassa sul carbonio, o carbon tax.

Ora i Verdi vogliono quattro commissari

Eppure i Verdi hanno scelto di non votarla: “La nostra Europa è in fiamme – aveva spiegato il presidente del gruppo dei Verdi all’Europarlamento Philip Lamberts – e per affrontare l’urgenza la buona volontà e le buone intenzioni non bastano, ci vuole una determinazione enorme, come lo è la nostra: se dobbiamo decidere oggi, non possiamo votarla”. Anche se è stata espresso il sostegno alle misure che saranno in grado di combattere “l’urgenza ambientale e sociale”.

Ora, però, lo stesso presidente dei Verdi Lamberts avanza la richiesta di quattro commissari per entrare nella maggioranza pro-europea con popolari, socialisti e liberali, e sostenere la prossima Commissione targata von der Leyen. “Non si deve contare sui Verdi per assicurare la maggioranza al Parlamento se non saremo alla Commissione – ha detto Lamberts calcolando che in base all’assegnazione dei seggi ai Verdi spetterebbero quattro commissari – se ci vogliono, ci pagano”. E anche se attualmente i Verdi sono al governo in quattro Stati membri, la richiesta difficilmente potrà essere soddisfatta. In due casi almeno il commissario sarebbe già designato, come per la Danimarca e la Finlandia, e sembrerebbe che anche il Lussemburgo abbia già un accordo per un esponente del partito socialdemocratico. A questo punto, soltanto la Svezia potrebbe nominare un verde alla commissione Europea.

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