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Alessandro Cremonesi, Presidente del Comitato IFI – associazione che raccoglie oltre l'80% delle industrie nazionali dedite alla produzione di celle e moduli fotovoltaici – è intervenuto a Ecomondo, sottolineando che il Contatore del V Conto Energia dà segnali oggettivi di paralisi del mercato e questo si riflette drammaticamente sulla continuità di impresa delle industrie nazionali impegnate nella realizzazione dei componenti principali: celle, moduli, inverter.Secondo Alessandro Cremonesi, Presidente IFI "oltre la metà delle aziende associate hanno le linee produttive ferme, segnale che il V Conto Energia, in vigore dallo scorso 27 agosto, ha generato il fermo della domanda, con una ripercussione drammatica sul comparto industriale nazionale, attraverso condizionamenti burocratici eccessivi (l'obbligo di ricorrere al meccanismo del Registro per impianti sopra i 12 kW), l'aleatorietà degli investimenti (graduatorie a numero chiuso e apertura dei Registri ogni sei mesi), il blocco del credito e il crollo verticale degli incentivi stessi. A questo si aggiunge una situazione insostenibile generata dalle continuative e aggressive pratiche di dumping da parte dei produttori /importatori cinesi, per le quali attendiamo con fiducia, tempestività e incisività da parte della Commissione Europea nella sua azione investigativa aperta lo scorso settembre.Il V Conto Energia si ripercuote anche sull'occupazione: circa 2.000 posti di lavoro qualificato dell'industria nazionale delle componenti celle e moduli"- prosegue Cremonesi – "sono gravemente minacciati. Alcune industrie a noi associate hanno dato inizio a procedure di liquidazione e/o di concordato preventivo, altre stanno valutando seriamente la possibilità di delocalizzare all'estero, in quei Paesi dove la richiesta di tecnologia e di investimenti industriali è promossa e incentivata." A ECOMONDO si parla del futuro delle rinnovabili?" – conclude il Presidente Cremonesi- "Va bene discutere sulle prospettive di mercato, ma iniziamo da subito con interventi concreti di tutela e di promozione delle industrie nazionali: quelle che hanno investito meno di cinque anni fa in tecnologia e lavoro qualificato, che hanno riconvertito fiduciose le proprie attività, ma che ancora devono ammortizzare gli investimenti fatti per colpa degli effetti generati da questa politica poco industriale e poco lungimirante per le imprese nazionali del settore". Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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