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Secondo il Rapporto “Renewable Energy and Jobs Annual Review” di Irena, Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, nel 2019 nel mondo sono state impiegate undici milioni e mezzo di persone nel settore delle energie pulite, in aumento rispetto agli 11 milioni del 2018 e ai 10,3 milioni del 2017. Si tratta di una crescita incoraggiante, ma l’occupazione nei settori green potrebbe e dovrebbe essere molto più ampia grazie a politiche internazionali di supporto, che guidino la transizione energetica portando benefici socio economici. L’importanza di questo percorso è particolarmente evidente in questo momento storico in cui tutto il mondo sta affrontando la pandemia COVID-19 e ogni giorno riceviamo allarmi su ciò che ci attenderebbe se non riuscissimo ad affrontare il cambiamento climatico. A questo proposito l’agenda di ripresa post-COVID di IRENA, recentemente pubblicata, ha rilevato che un ambizioso programma di stimolo potrebbe creare fino a 5,5 milioni e mezzo di posti di lavoro in più nei prossimi tre anni rispetto a un approccio di tipo business-as-usual e consentirebbe inoltre di essere sulla buona strada per la creazione dei 42 milioni di posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili previsti per il 2050 dal Global Renewables Outlook. Dal Rapporto emerge che sta cambiando lo scenario geografico del settore delle energie pulite con una diversificazione della filiera: se fino a poco tempo fa le industrie delle energie rinnovabili erano concentrate in pochi mercati importanti, come la Cina, gli Stati Uniti e l’Unione Europea, oggi i paesi dell’Asia orientale e sudorientale stanno emergendo. Paesi come la Malesia, la Tailandia e il Vietnam sono stati responsabili di una maggiore percentuale di crescita dell’occupazione nel settore delle rinnovabili nel 2019, il che ha permesso all’Asia di raggiungere una quota del 63% di posti di lavoro nelle energie green in tutto il mondo (solo in Cina il 39%). Francesco La Camera, Direttore Generale di IRENA ha sottolineato: “Le energie rinnovabili creano occupazione e crescita economica sia nei mercati energetici sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Al di là degli obiettivi climatici, i governi stanno dando priorità alle energie rinnovabili come motore della crescita economica a basse emissioni di carbonio, considerando anche le numerose opportunità di lavoro presenti in tutti i principali settori dello sviluppo sostenibile – ambientale, economico e sociale”. Il Rapporto segnala un maggior equilibrio di genere tra i lavoratori delle rinnovabili rispetto a quelli delle fossili: il il 32% dei primi è occupato da donne, contro il 21% dei secondi. Il solare fotovoltaico rimane il più dinamico Il fotovoltaico con circa 3,8 milioni di posti di lavoro, ovvero un terzo del totale della forza lavoro nel settore delle energie rinnovabili, mantiene il primo posto nel 2019 (interessante notare che l’occupazione si è concentrata in 10 paesi chiave) , davanti ai biocombustibili (2,5 milioni di posti di lavoro), all’energia idroelettrica (2 milioni) ed eolica (1,2 milioni di posti di lavoro). Molti dei lavoratori dei biocarburanti sono impiegati nella filiera agricola, in particolare in paesi come Brasile, Colombia, Malesia, Filippine e Tailandia. In aumento anche i lavoratori delle rinnovabili off grid, guidati dal fotovoltaico. Nel settore del vento, l’eolico onshore è responsabile della maggior parte degli 1,2 milioni di posti di lavoro del settore, ma il numero di paesi con impianti offshore è ora di 18, rispetto a 10 di dieci anni fa. La Cina da sola rappresenta il 44% dell’occupazione eolica mondiale, seguita da Germania e Stati Uniti. L’energia idroelettrica ha la maggiore capacità installata di tutte le energie rinnovabili, ma ora la crescita è rallentata. Il settore impiega direttamente 2 milioni di persone, tre quarti delle quali si occupano di gestione e manutenzione. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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