In 50 anni aumento di 2,2°C della temperatura nelle province italiane

Un’indagine dell’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa/EDJNet rileva che nelle province italiane l’aumento delle temperature negli ultimi 50 anni è stato superiore a quello degli altri paesi europei, con punte di oltre 3°C. Continua la raccolta firme lanciata da www.stopglobalwarming.eu per tassare le emissioni di CO2 e combattere il surriscaldamento

In 50 anni aumento di 2,2°C della temperatura nelle province italiane

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Una ricerca recentemente pubblicata da stopglobalwarming.eu, realizzata dall’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa/EDJNet nell’ambito del progetto In Marcia con il Clima, segnala che negli ultimi 50 anni nelle province italiane c’è stato un aumento medio delle temperature di circa 2,2°, superiore a quello registrato in altri paesi europei: in particolare 72 su 110 province analizzate (il 65%) superano la media continentale che è di +1,990°C.

Surriscaldamento: i dati delle province italiane

Tra le 110 province analizzate, la maglia nera va a Brindisi in cui l’aumento è stato di +3.1 gradi rispetto al 1960; male anche Roma (+3°), Sondrio (+2.9°) e Milano (+2.8°). Se non buoni, accettabili, i livelli nelle province di Olbia, Trapani e Pisa.

A livello regionale gli aumenti più alti sono stati registrati in Lazio (+2,66 °C), Trentino-Alto Adige (+2,57 °C) e Lombardia (+2,56 °C).

Si tratta di dati molto allarmanti considerando anche i target fissati a livello europeo dagli accordi di Parigi per limitare il surriscaldamento climatico, che han fissato a +1,5 °C il punto di non ritorno per il pianeta rispetto all’era preindustriale, target che difficilmente riusciremo a rispettare a meno che non ci sia una decisa inversione di tendenza nelle politiche di tutti i paesi. Basti pensare che attualmente le temperature medie globali sono aumentate di 1,1°C, continuando così supereremo i 1,5° tra il 2030 e il 2050 con conseguenze catastrofiche per il pianeta.

Del resto i ricercatori del Byrd Polar and Climate Research Center della Ohio State University hanno pubblicato qualche giorno fa la notizia che in Groenlandia lo scioglimento dei ghiacci sta per raggiungere un punto di non ritorno: anche se il riscaldamento climatico si dovesse arrestare, secondo gli studi, i ghiacciai continuerebbero a ridursi e in inverno non si accumulerebbe abbastanza neve sulla superficie della calotta in grado di equilibrare la quantità di ghiaccio sciolto.

Un prezzo sulle emissioni di CO2 per combattere il surriscaldamento

Stop Global Warming: Un prezzo sulle emissioni di CO2 per combattere il surriscaldamento

Continua intanto la raccolta firme su www.stopglobalwarming.eu a sostegno dell’iniziativa promossa da 27 Premi Nobel e 5.227 scienziati proprio per contrastare il surriscaldamento climatico, cui hanno aderito molte personalità del mondo della cultura ed esperti  dell’ambiente come il climatologo Luca Mercalli, Alberto Majocchi, Professore Emerito di Scienza delle Finanze all’Università di Pavia, Monica Frassoni, ex co-Presidente del Partito Verde Europeo e l’ex euro-parlamentare Marco Cappato Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e fondatore di EUMANS! (movimento di cittadini europei attivo sullo sviluppo sostenibile), e artisti come Gabriele Salvatores, Oliviero Toscani, Gabriele Muccino, Pif, Fedez, Tessa Gelisio, Mara Maionchi, Giobbe Covatta Nina Zilli, Neri Marcorè, Giulia Innocenzi, Cristina Capotondi, Arisa, Pif e PierluigiPardo.

L’obiettivo è quello di raggiungere un milione di firme da almeno 7 stati membri, in modo che la proposta di tassare le emissioni di CO2 e ridurre le tasse sul lavoro venga obbligatoriamente discussa in Commissione Europea. In particolare i firmatari chiedono che in Europa chi emette anidride carbonica paghi un prezzo a tonnellata (dai 50 euro iniziali a 100 dopo 5 anni) incentivando il risparmio energetico e le fonti rinnovabili e contemporaneamente vengano ridotte le tasse in busta paga dei lavoratori. C’è ancora tempo per firmare: il termine scade il 20 gennaio 2021.

Il Professor Alberto Majocchi spiega che l’imposizione di un prezzo sul carbonio garantirebbe il duplice beneficio di “promuovere il risparmio energetico attraverso un aumento del prezzo dei combustibili e favorire il fuel switching grazie a una variazione dei prezzi relativi fra combustibili fossili e energie rinnovabili. Si assicurerebbero inoltre nuove entrate volte a finanziare le spese essenziali per la transizione energetica e per sostenere una riforma fiscale che sposti l’onere della tassazione da un bene – il lavoro – a un male – l’emissione di gas ad effetto serra”.

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