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Nel 2017 l’autoconsumo è stato pari a 4.889 GWh, ovvero il 20,1% della produzione complessiva degli impianti fotovoltaici, in crescita dell’1,9% rispetto al 2016. Un settore dalle grandi potenzialità ma che presenta ancora troppi limiti a cura di Italia Solare Secondo i dati del Gse a fine 2017 risultavano in esercizio in Italia 774.014 impianti fotovoltaici, per una potenza installata di 19.682 MW, con un aumento di 414 MW rispetto all’anno precedente e una produzione di 24,4 TWh di energia, in crescita rispetto ai 22,1 TWh del 2016 (+10,4%). Gli impianti di piccola taglia, vale a dire conpotenza uguale o inferiore ai 20 kW, sono la parte più consistente in termini di numero di impianti installati, equivalgono al 90% del totale installato in Italia e rappresentano il 20% della potenza complessiva nazionale. In questo contesto continua a cresce l’autoconsumo, vale a dire l’energia elettrica utilizzata nel luogo di produzione senza essere immessa nella rete di trasmissione o di distribuzione. Nel 2017 l’autoconsumo è stato pari a 4.889 GWh, equivalente al 20,1% della produzione complessiva degli impianti fotovoltaici con un aumento dell’1,9% rispetto al 2016. Secondo lo studio prodotto da Elemens si stima che dovranno essere realizzati circa 20 GW di impianti fotovoltaici in assetto di autoconsumo, una media di circa 1.800 MW all’anno, circa cinque volte il valore del mercato attuale che oggi si calcola in 350 MW all’anno. Le potenzialità dell’autoconsumo sono quindi enormi, ma il sistema è ancora oggi molto complicato da un lato e limitato dall’altro. Sicuramente sarà necessario ridurre l’attuale complessità regolatoria, riducendo e omogeneizzando gli schemi esistenti attraverso l’identificazione di un unico modello ‘one-to-one’ e attuando gli schemi ‘one-to-many’ proposti dalla Direttiva Ue sulle rinnovabili, la cosiddetta Red II. Quello che serve è una policy chiara, con una visione di lungo periodo per l’autoconsumo nel quadro di un programma complessivo per lo sviluppo del fotovoltaico in Italia. Particolare attenzione dovrà essere fatta soprattutto nel recepire gli articoli 21 e 22 della Red II, che aprono al mondo dell’autoconsumo uno a molti, vale a dire condomini, centri commerciali e anche mondo industriale, per arrivare finalmente ai sistemi di consumo chiusi (Sdc). Ma quale potrebbe essere il modello migliore? In diversi paesi si è intrapresa recentemente la via verso il ‘condominio elettrico’, ma in Italia esistono ancora troppe limitazioni, barriere legali e aspetti ambigui. In Austria per esempio con un emendamento alla legge sull’energia nel 2017 c’è stata l’apertura all‘autoconsumo collettivo nei condomini, una sorta di rete privata. Per poter partecipare è però necessario acquistare una quota dell‘impianto. Ad oggi ci sono ancora delle incertezze su come effettuare l’allocazione dei consumi e la relativa fatturazione. In Germania esiste invece il “Mieterstrommodell”, dove l’utente può avere due contratti di fornitura elettrica. Nell’estate 2017 il legislatore tedesco ha deciso di incentivare questi modelli con uno schema di che mira a sostenere, ad esempio, i proprietari che desiderano installare un impianto fotovoltaico sul tetto dell’edificio destinato ad essere affittato. L’elettricità prodotta e venduta agli inquilini è ammissibile a ricevere l’incentivo. L’Italia, anche se indietro, ha ancora la possibilità di recuperare il gap e divenire un esempio per tutta l’Europa, rendendo possibile l’autoconsumo collettivo non solo nel residenziale ma anche per l’industria e il commercio. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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