Senza un’azione forte attesi 560 eventi disastrosi l’anno

L’ONU in un nuovo rapporto avverte che senza una forte azione sulla riduzione del rischio, entro il 2030 i disastri legati al clima potrebbero arrivare a 1,5 ogni giorno, 560 l’anno

Senza un'azione forte attesi 560 eventi disastrosi l'anno

L’attività e il comportamento umano impattano sul clima e ad essi è legato un numero crescente di disastri in tutto il mondo, che mettono a rischio milioni di vite e in crisi la tenuta economica e sociale di molti paesi. Secondo il nuovo Rapporto The Global Assessment Report (GAR2022) recentemente rilasciato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di disastri (UNDRR), negli ultimi due decenni si sono verificati ogni anno tra i 350 e i 500 disastri di media e grande entità.

Il rischio, in mancanza di una forte azione di contrasto, è che gli eventi disastrosi raggiungeranno i 560 all’anno, 1,5 ogni giorno, entro il 2030.

Tra i responsabili di questa situazione, secondo il GAR2022, c’è una percezione sbagliata del rischio basata su “ottimismo, sottovalutazione e invincibilità”, che porta a decisioni politiche, finanziarie e di sviluppo che esacerbano le vulnerabilità esistenti e mettono le persone in pericolo e “l’umanità in una spirale di autodistruzione”, ha commentato Amina Mohammed, vice segretario generale delle Nazioni Unite, che ha presentato il rapporto nella sede dell’ONU a New York.

E’ necessario che i governi intervengano investendo tempo e risorse per rallentare il numero di disastri che si possono prevenire e contemporaneamente lavorare per realizzare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs).

Nell’ultimo decennio, anche se è diminuito il numero di persone colpite e uccise dai disastri, l’intensità degli eventi catastrofici è aumentata, con la conseguenza che negli ultimi 5 anni sia aumentato, rispetto ai precedenti 5, il numero di persone colpite. Naturalmente l’impatto di questi eventi è particolarmente forte nei paesi in via di sviluppo, che perdono in media l’uno per cento del PIL all’anno a causa dei disastri, rispetto a meno dello 0,3 per cento dei paesi sviluppati. La regione Asia-Pacifico, che perde una media dell’1,6% del PIL annuo, è quella che paga il prezzo più alto.

Quello che emerge chiaramente è che il rischio climatico non può più essere ignorato e si devono ripensare le strategie finanziarie.

Eventi metereologici estremi, l’impatto più forte

Gli eventi metereologici estremi rappresentano una delle aree più a rischio. Per poterli limitare secondo il Rapporto si devono accelerare gli sforzi di adattamento emersi durante la COP26 e introdurre meccanismi di finanziamento per la lotta al clima.

Per esempio la tassa sul carbonio sul carburante introdotta dal Costa Rica nel 1997, ha contribuito a invertire la deforestazione, uno dei principali fattori di rischio di catastrofi, assicurando benefici per l’economia: nel 2018, circa il 98% dell’elettricità in Costa Rica proveniva da fonti di energia rinnovabile.

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