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La Corte Costituzionale ha bocciato la moratoria della Sardegna sulle energie rinnovabili, dichiarando incostituzionale il divieto di realizzare nuovi impianti eolici e fotovoltaici per 18 mesi (art. 3 della Legge regionale). Nonostante la norma fosse stata abrogata a dicembre con l’approvazione della legge sulle aree idonee, la Consulta ha ritenuto necessario pronunciarsi. Il motivo? Il provvedimento ha avuto effetti concreti e la sua valutazione giuridica rappresenta un punto di riferimento per il futuro della regolamentazione delle rinnovabili in Italia. Al centro della sentenza c’è il d.lgs. n. 199 del 2021 sulle rinnovabili: il divieto di realizzare impianti FER per 18 mesi vìola infatti il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 (comma 5); il d.lgs. n. 199 vieta esplicitamente l’introduzione di moratorie (comma 6) e stabilisce procedure autorizzative semplificate per accelerare la transizione energetica (comma 8). Nel dispositivo della sentenza si legge chiaramente: «La moratoria, pur finalizzata alla tutela del paesaggio, nello stabilire il divieto di installare impianti alimentati da fonti rinnovabili, si pone in contrasto con la normativa statale che reca principi fondamentali che, in quanto tali, si impongono anche alle competenze statutarie in materia di produzione dell’energia». La pronuncia della Consulta sottolinea dunque che la transizione ecologica non può essere ostacolata da provvedimenti locali che vadano contro gli obiettivi nazionali ed europei di decarbonizzazione. Cosa cambia ora per il futuro delle rinnovabili? Secondo gli esperti, questa decisione avrà conseguenze ben oltre il caso sardo. L’Avvocato Claudio Vivani, partner dello Studio Vivani e Associati e tra coloro che hanno seguito il ricorso, ha commentato: «La sentenza è estremamente importante, perché pone rimedio a una situazione ingiusta e lesiva non solo per le imprese del settore ma anche per l’interesse della collettività alla tutela dell’ambiente e della salute umana». Vivani evidenzia come la Corte abbia riconosciuto l’importanza delle energie rinnovabili nella lotta al cambiamento climatico e ribadito che le normative locali non possono rallentare il percorso tracciato dalle direttive europee e nazionali. In prospettiva, questa sentenza potrebbe orientare le future regolamentazioni regionali sulle aree idonee all’installazione di impianti rinnovabili, evitando nuovi tentativi di blocco o ritardi che potrebbero frenare la transizione energetica. L’Italia deve riuscire ad accelerare lo sviluppo delle rinnovabili, garantendo un equilibrio tra tutela del paesaggio e necessità di decarbonizzazione. Questa sentenza segna un passo in questa direzione, stabilendo un principio che potrebbe influenzare l’intero panorama normativo del settore energetico. ANIE Rinnovabili in una nota ha espresso soddisfazione per la decisione della Corte Costituzionale: “Accogliamo con favore la pronuncia della Corte , che conferma la necessità di un quadro normativo chiaro, univoco, trasparente e conforme alla legislazione nazionale ed europea in materia di transizione energetica” ha dichiarato Andrea Cristini, Presidente di ANIE Rinnovabili. “Normative locali non coordinate con i principi nazionali, come quella bocciata dalla Corte, non solo ostacolano il percorso di decarbonizzazione del Paese, ma bloccano investimenti strategici per il territorio, rallentando la crescita della filiera italiana delle rinnovabili e penalizzando le imprese locali con ripercussioni rilevanti anche sulle opportunità di lavoro nell’isola.” L’Associazione auspica lo stesso risultato anche rispetto all’impugnazione da parte del Consiglio dei Ministri dello scorso gennaio della successiva legge sarda sulle aree idonee, “in contrasto con la normativa nazionale vietando la realizzazione di progetti già autorizzati, violando i principi introdotti dall’art. 20 del D.lgs. n. 199/2021 e compromettendo lo sviluppo di nuovi impianti da fonti rinnovabili e sistemi di accumulo“. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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