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A cura di: Raffaella Capritti La pandemia che ci ha costretti tutti a casa per lungo tempo, come sappiamo ha avuto un impatto molto pesante sull’economia a livello globale, a causa del blocco dei viaggi e delle attività commerciali, ma contemporaneamente, come dimostrato da diversi studi, il coronavirus ha abbattuto le emissioni di CO2, regalandoci cieli più puliti e un’aria migliore da respirare. Ora un nuovo studio firmato dai ricercatori del MIT – Massachussetts Institute of Technology – segnala però un altro importante impatto legato alla diminuzione dell’inquinamento a causa del Covid-19: durante il lockdown la produzione di energia elettrica dei pannelli fotovoltaici a Delhi è aumentata dell’8% grazie ai cieli più limpidi. Da tempo si parla della correlazione tra inquinamento e produzione solare, ma si tratta del primo studio che dimostra e quantifica tale impatto. Le straordinarie condizioni scatenate dalla pandemia, con l’improvviso blocco delle normali attività, insieme con i dati sull’inquinamento dell’aria di una delle città con i valori di smog più alti del mondo, hanno permesso di misurare il migloramento della produzione di energia dei pannelli fotovoltaici. I risultati dello Studio, che è in realtà un aggiornamento delle precedenti ricerche che il team ha condotto a Delhi per diversi anni – sono stati pubblicati in un articolo sulla rivista Joule, a firma del professore di ingegneria meccanica del MIT Tonio Buonassisi, del ricercatore Ian Marius Peters e di altri ricercatori a Singapore e in Germania. Le ricerche guidate da Peters sono iniziate dal 2013, indagando sugli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla produzione di pannelli solari in 18 giorni di foschia a Delhi, che hanno dimostrato che le prestazioni di alcuni tipi di pannelli solari sono diminuite, mentre altre sono rimaste invariate o sono leggermente aumentate. Questa distinzione si è rivelata utile per distinguere gli effetti dell’inquinamento da altre variabili che potrebbero essere in gioco, come le condizioni meteorologiche. Partendo da qui i ricercatori hanno cercato di studiare gli effetti reali dell’inquinamento sulla produzione di pannelli solari, grazie ai dati raccolti annualmente dall’Ambasciata degli Stati Uniti a Delhi sull’inquinamento da polveri sottili, che hanno incrociato con i dati meteorologici sulla nuvolosità e quelli sull’irradiazione solare dei sensori. I ricercatori hanno così identificato una riduzione complessiva di circa il 10% della produzione degli impianti solari a Delhi a causa dell’inquinamento. Durante l’emergenza sanitaria hanno confrontato i dati di pre e post lockdown dell’India del 24 marzo, e li hanno anche confrontati con i dati dei tre anni precedenti, rilevando che i livelli di inquinamento sono scesi di circa il 50% dopo la chiusura, mentre la produzione totale dei pannelli solari è aumentata dell’8,3% alla fine di marzo, e del 5,9% in aprile. “Un aumento dell’8 per cento della produzione potrebbe non sembrare molto, sottolinea Buonassisi, ma i margini di profitto sono molto piccoli per queste aziende. Se un’azienda si aspettava di ottenere un margine di profitto del 2% dalla produzione prevista di un pannello solare al 100%, e improvvisamente sta ottenendo il 108%, ciò significa che il suo margine è quintuplicato, dal 2 al 10 per cento”. Si tratta di uno studio che apre importanti riflessioni sull’effetto che potrebbe esserci in futuro con la riduzione delle emissioni a livello globale, grazie anche alla sostituzione dei combustibili fossili che producono inquinamento atmosferico con le rinnovabili, che renderebbe questi pannelli sempre più efficienti. “Installare pannelli solari a casa propria, non aiuta solo se stessi, ma anche tutti coloro che li hanno già installati, così come tutti coloro che li installeranno nei prossimi 20 anni”. Anche se l’attenzione si è concentrata su Delhi, dove gli effetti sono molto forti e facili da rilevare, i risultati dello studio “sono veri ovunque ci sia un qualche tipo di inquinamento atmosferico. Se lo si riduce, ci saranno conseguenze benefiche per i pannelli solari e l’ambiente”, dice Peters. Naturalmente gli effetti dipendono molto dall’intensità dell’inquinamento nelle singole zone: durante il lockdown cieli più limpidi sono stati osservati anche in gran parte dell’Europa e sono stati descritti livelli di produzione eccezionali dei parchi solari in Germania e nel Regno Unito, ma secondo i ricercatori si tratta di una coincidenza dovuta in gran parte alle belle giornate perché, secondo Peters “I livelli di inquinamento atmosferico in Germania e Gran Bretagna sono generalmente così bassi che la maggior parte degli impianti fotovoltaici non ne sono influenzati in modo significativo”. Il team di ricerca comprendeva C. Brabec e J. Hauch presso l’Helmholtz-Institute Erlangen-Nuremberg for Renewable Energies, in Germania, dove ora lavora anche Peters, e A. Nobre alla Cleantech Solar di Singapore. Il lavoro è stato sostenuto dal governo dello Stato bavarese. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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