Arriva la Carta delle aree per il deposito di rifiuti nucleari, 67 siti possibili in 7 Regioni 08/01/2021
Il fotovoltaico in Italia è un settore dalle grosse potenzialità tra autoconsumo, comunità energetiche, contratti di acquisto di energia a medio-lungo termine e digitalizzazione, ma è necessaria una maggiore chiarezza. Se ne è parlato al Forum Italia Solare Si è svolto a Roma nei giorni scorsi il FORUM ITALIA SOLARE 2018 “A Vision for the Energy Transition in Italy”, occasione importante in cui oltre 400 persone, tra operatori del fotovoltaico, aziende e associazioni, si sono incontrate e confrontate sul futuro del settore nel nostro paese, tra opportunità, normativa, obiettivi europei al 2030. Le prospettive di crescita per il settore sono molto interessanti, basti pensare che per raggiungere gli obiettivi europei al 2030, il fotovoltaico in Italia dovrebbe passare dagli attuali 20 GW a 55GW, praticamente triplicando in 12 anni l’installato attuale, con una produzione pari a circa 80 TWh. Il che vuol dire passare dagli attuali 400 MW annui di nuova potenza fotovoltaica a più di 5 GW. Le nuove norme in materia di energia rinnovabile, efficienza energetica e governance adottate dall’Europa e che presto sarannpo pubblicate sulla Gazzetta dell’UE, chiedono un obiettivo vincolante per le energie rinnovabili di almeno il 32%, inoltre è riconosciuto il diritto per i cittadini degli Stati membri di produrre energia rinnovabile per il proprio consumo, di immagazzinarla e di vendere la produzione in eccesso. Dal Forum è emerso che si tratta di un obiettivo ambizioso ma raggiungibile, abbiamo tutte le carte in regola infatti in termini di tecnologia, know-how e investitori, senza dimenticare l’alto prezzo dell’energia e che il nostro è un paese “baciato dal sole”. L’Italia è però carente rispetto a una chiara regolamentazione, che permetta la reale transizione energetica attraverso un innovativo modello che si basi su autoconsumo, aggregatori, comunità energetiche e sviluppo di grandi impianti con contratti di vendita di energia su medio e lungo termine (PPA). In altri paesi europei questa rivoluzione è già in atto, in Austria per esempio l’autoconsumo collettivo è autorizzato, in Olanda è possibile vendere l’energia prodotta ai quartieri limitrofi, la Spagna ha pubblicato una nuova normativa di autoconsumo flessibile e aperta. Estonia e Danimarca, grazie agli open data e alla digitalizzazione, stanno sviluppando dei “data hub” per scambiare dati legati all’energia, cosicché le aziende possano creare business model adeguati. In Italia anche se nella Strategia Energetica Nazionale si parla di comunità energetiche ed autoconsumo, di fatto la materia non è regolamentata. Per quanto riguarda i PPA sembra che il mercato nel nostro paese stia partendo, anche se non ci sono ancora le installazioni di grande taglia già operative e pronte a vendere l’energia ai privati con contratti di lungo termine. Paolo Rocco Viscontini, Presidente di Italia Solare è molto soddisfatto della partecipazione al Forum e commentando la giornata ha sottolineato che il fotovoltaico italiano non dovrebbe essere fermo a 400 MW all’anno installati considerando l’enorme opportunità industriale, “Per rivitalizzare il comparto serve una regolamentazione che possa dare avvio ai nuovi sistemi energetici. Non è una questione di costi né tanto meno di tecnologia, ma di impedimenti normativi e burocratici”. Non bisogna dimenticare che il costo della tecnologia fotovoltaica è diminuito del 90% in 10 anni, si tratta dunque di un settore sempre più competitivo e che se regolamentato potrebbe assicurare crescita economica, sociale e nuova occupazione. Nel Forum si è parlato anche dell’importanza degli interventi di repowering e di revamping che dovrebbero prevedere procedure semplificate per assicurare che i 20 GW installati non perdano di produttività. Infine non si può dimenticare l’importanza nella transizione energetica della digitalizzazione, elemento imprescindibile che pemette la comunicazione dei dati con raccolta e gestione in tempo reale. In questo modo si potrà aumentare la percentuale di energia condivisa e misurarla perché consumata in contemporanea alla produzione, oltre a favorire l’ottimizzazione nell’uso della rete e la capacità di aggregazione. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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