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A cura di:La Redazione L’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi (UNDRR) ha presentato un Rapporto, realizzato in collaborazione con il Centro belga di ricerca sull’epidemiologia delle catastrofi dell’UCLouvain, che segnala che da inizio secolo ad oggi gli eventi climatici estremi – dai terremoti agli tsunami, dalle ondate di calore alla siccità, dalle inondazioni alle minacce biologiche come il nuovo coronavirus – sono raddoppiati. I numeri sono impietosi: dal 2000 ci sono stati 7.348 eventi catastrofici in tutto il mondo contro i 4.212 del periodo 1980-1999, sono morte 1,23 milioni di persone – circa 60.000 all’anno – nel complesso sono state colpite più di quattro miliardi di persone e le nazioni più povere hanno registrato tassi di mortalità più di quattro volte superiori a quelli delle nazioni più ricche. In questi due decenni inoltre l’economia globale ha subito perdite per 2,97 trilioni di dollari. Il Rapporto segnala che le nazioni ricche hanno fatto troppo poco per ridurre le emissioni nocive legate alle minacce climatiche che oggi causano la maggior parte delle catastrofi ambientali: le inondazioni, che hanno colpito 1,65 miliardi di persone, rappresentano oltre il 40% dei disastri, le tempeste il 28%, i terremoti l’8% e le temperature estreme il 6%. Si tratta della prova evidente, si legge nel comunicato dell’UNDRR, dell’impatto che la temperatura media globale, che nel 2019 era di 1,1 gradi centigradi al di sopra di quella del periodo preindustriale, causa anche sugli eventi meteorologici estremi. Nonostante l’impegno assunto dalla comunità internazionale a Parigi nel 2015 di ridurre l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi centigradi al di sopra dei livelli preindustriali, i Governi di tutto il mondo stanno facendo troppo poco, con rischi legati alla povertà, al cambiamento climatico, all’inquinamento atmosferico, alla crescita della popolazione in luoghi pericolosi, all’urbanizzazione incontrollata e alla perdita di biodiversità. Alcuni settori dovrebbero essere al centro delle misure di ripresa pianificate dai Governi: a titolo di esempio il cambiamento nelle precipitazioni (siccità estrema o piogge intense) mette a rischio il 70% dell’agricoltura globale e la sopravvivenza di 1,3 miliardi di persone che dipendono dai terreni agricoli. Attualmente il mondo è sulla buona strada per un aumento della temperatura di 3,2 gradi Celsius o più, a meno che le nazioni industrializzate non riescano a ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 7,2 per cento all’anno nei prossimi 10 anni per raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi concordato a Parigi. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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