Con quasi 94 GW aggiunti nel 2021 a livello globale, l’industria eolica ha vissuto il suo secondo miglior anno di sempre, nonostante la pandemia, con un tasso di crescita annuale inferiore di solo l’1,8% rispetto al 2020. La capacità cumulativa totale ha raggiunto gli 837 GW, registrando un +12% rispetto all’anno precedente. Un dato importante che conferma che l’eolico è uno dei pilastri della transizione energetica: in base alle politiche attuali si prevede che nei prossimi cinque anni verranno aggiunti 557 GW di nuova capacità, il che significa più di 110 GW di nuove installazioni ogni anno fino al 2026. Ma il Global Wind Report 2022 pubblicato dal Global Wind Energy Council spiega chiaramente che l’attuale crescita deve quadruplicare entro la fine del decennio per garantire una transizione energetica globale sicura e resiliente, rispettare il percorso verso 1.5C ed emissioni net zero entro il 2050. Ai tassi di crescita attuali GWEC Market Intelligence prevede che entro il 2030 avremo meno di due terzi della capacità di energia eolica necessaria, condannandoci di fatto a mancare i nostri obiettivi climatici. Eolico onshore e offshore Il rapporto segnala che i due più grandi mercati del mondo, Cina e Stati Uniti, lo scorso anno hanno installato meno capacità eolica onshore – rispettivamente 30,7 GW e 12,7 GW – mentre Europa, America Latina, Africa e Medio Oriente hanno registrato una crescita importante, del 19%, 27% e 120%. Il segmento offshore ha invece segnato il suo migliore anno in assoluto con 21,1 GW, il triplo del 2020, portando la percentuale del segmento nelle nuove installazioni globali al 22,5%. La Cina ha rappresentato l’80% di questa crescita, superando il Regno Unito, che comunque ha registrato ottimi numeri. La capacità messa all’asta è aumentata del 153% rispetto al 2020, con 88 GW assegnati a livello globale: per il 78% si tratta di progetti onshore. I passi necessari per la crescita dell’eolico Per soddisfare il percorso di decarbonizzazione, il Global Wind Report suggerisce le priorità per quanto riguarda il settore eolico: Quadruplicare le nuove installazioni entro il 2030 per essere in linea con il target di Parigi Il sistema energetico è sempre più complesso e interconnesso: i paesi e le comunità devono collaborare per dare una risposta efficace al cambiamento climatico Accelerare la transizione verso le rinnovabili: l’attuale crisi energetica è la conseguenza dei mercati energetici costruiti intorno ai combustibili fossili. Allineare i costi coerentemente con gli obiettivi globali economici e sociali Snellire la burocrazia e le procedure per i permessi, tra cui l’assegnazione dei terreni e la connessione alla rete Sostenere la cooperazione pubblico-privata e approvare un quadro normativo internazionale per affrontare le difficoltà per l’approvvigionamento delle materie prime e dei minerali critici. Gli investimenti nelle reti, a sostegno della transizione verso le energie rinnovabili, devono triplicare al 2030. 4/3/2022 WindEurope: installazioni di eolico molto più basse del necessario Previsti 18 GW all’anno tra il 2022 e il 2026, contro i 30GW necessari secondo i target climatici L’Europa sta costruendo solo la metà dell’energia eolica necessaria per rispettare i target energetici e climatici dal Green Deal. Questo il dato principale che emerge da Rapporto annuale WindEurope 2021 presentato nei giorni scorsi. In particolare lo scorso anno il Vecchio Continente nel complesso ha installato 17,4 GW di nuova energia eolica, portando la sua capacità totale installata a 236 GW, l’UE-27 ha costruito solo 11 GW di nuovi parchi eolici e, secondo le stime, dal 2022 al 2026 ne verranno realizzati 18 GW all’anno. Ma per rispettare l’obiettivo di 40% di energia rinnovabile per il 2030 sono necessari 30 GW di nuove installazioni annue. L’81% della nuova capacità eolica installata in Europa è onshore e i paesi che hanno costruito il maggior numero di nuovi impianti l’anno scorso sono stati Regno Unito, Svezia, Germania, Turchia e Paesi Bassi. La Svezia ha costruito la maggior parte dell’eolico onshore; il Regno Unito primeggia per le installazioni offshore. Si prevede che anche nel periodo 2022-26 tre quarti delle nuove installazioni eoliche saranno onshore. La Germania dovrebbe installare la maggior parte della nuova capacità eolica nei prossimi cinque anni, seguita da Regno Unito, Francia, Spagna e Svezia. Giles Dickson, CEO di WindEurope sottolinea che “Per raggiungere l’obiettivo del 40% di energia rinnovabile per il 2030, l’UE ha bisogno di costruire 30 GW di nuovo vento all’anno mentre è destinata a costruire solo 18 GW annui nei prossimi cinque anni. Questi bassi volumi minano il Green Deal. E stanno danneggiando i produttori europei di turbine eoliche e la più ampia catena di approvvigionamento dell’energia eolica in Europa”. “Anche in Italia i dati sono sconfortanti – ha commentato Simone Togni, Presidente dell’ANEV. Infatti a fronte di oltre 1,5 GW all’anno necessari per raggiungere gli obiettivi nazionali, si installa meno di un terzo della potenza necessaria. Il nostro paese ha bisogno di dare certezza di procedure e tempi agli operatori eolici e questo si può ottenere solo con una politica di semplificazione efficace. Inoltre è indispensabile evitare provvedimenti punitivi e fortemente distorsivi del libero mercato come l’Art. 16 del recente D. Lgs. Sostegni Ter. Che speriamo venga abrogato in fase di conversione dal Parlamento”. Il problema dei permessi La maggior parte dei paesi dell’UE ha obiettivi nazionali ambiziosi per lo sviluppo dell’eolico, ma i permessi rimangono il principale collo di bottiglia e le autorizzazioni di nuovi parchi eolici sono decisamente inferiori a quanto necessario. A causa di regole e procedure particolarmente complessi, quasi nessuno degli Stati membri rispetta infatti le scadenze delle procedure di autorizzazione richieste dalla direttiva europea sulle energie rinnovabili. Le rinnovabili riducono la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di combustibili fossili Anche prima dell’attuale crisi geopolitica era chiaro che l’Europa ha bisogno di espandere rapidamente le energie rinnovabili. Gli alti prezzi dell’energia dell’ultimo anno non fanno che amplificare questa necessità e rendono più evidenti i pericoli per l’Europa che importa il 58% della propria energia e che dipende in particolare dalle costose importazioni di combustibili fossili. 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