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La Commissione Europea ha dato inizio alla registrazione di prodotti di importazione in connessione con l'eventuale imposizione di dazi antidumping e di controbilanciamento su prodotti fotovoltaici dalla Cina. Gli importatori di moduli, celle e wafer fotovoltaici sono obbligati fin da subito a dichiarare in dogana se i prodotti sono stati importati dalla Cina o fabbricati prevalentemente in Cina. Sui prodotti così registrati sarà possibile, all'occorrenza, riscuotere a titolo retroattivo un dazio presso l'importatore.La procedura antidumping e antisussidio in corso a Bruxelles è stata originata da una denuncia dell'industria fotovoltaica europea, rappresentata da EU ProSun. Da settembre dello scorso anno la Commissione Europea indaga su produttori cinesi. Al più tardi all'inizio di giugno la Commissione prenderà una decisione provvisoria in merito a misure antidumping. Se i dazi saranno introdotti, potranno avere effetto retroattivo fino a 90 giorni, cioè a partire da marzo."Il dumping è il vero problema del mercato solare europeo", dice Milan Nitzschke, Presidente dell'associazione dei produttori EU ProSun. "La violazione giornaliera del diritto commerciale da parte della Cina distrugge migliaia di posti di lavoro nell'industria europea. Se si consentisse alla Cina di ottenere in questo modo un monopolio nel settore solare, le conseguenze sarebbero catastrofiche non soltanto per l'industria solare europea, ma anche per i subfornitori, i produttori di materiale e migliaia di installatori. Perché i monopoli non determinano certo la diminuzione, ma l'aumento dei prezzi". Gli Stati Uniti hanno imposto dazi antidumping su prodotti solari dalla Cina già nel 2012. Poiché anche negli USA era possibile la riscossione retroattiva, i dazi hanno determinato immediatamente un calo delle importazioni oggetto di dumping dalla Cina a partire da marzo 2012. Ciononostante nel 2012 il mercato solare negli USA è cresciuto, il numero degli impianti di nuova installazione è aumentato decisamente e la media dei prezzi al consumo è diminuita in misura corrispondente al progresso tecnologico. "Gli effetti sull'industria e sui consumatori statunitensi sono quindi positivi", commenta Nitzschke. Ciò dimostra l'assurdità di tutte le accuse di parte cinese secondo cui l'introduzione di dazi antidumping determinerebbe la perdita di posti di lavoro. Alessandro Cremonesi, Presidente di Comitato IFI, l'associazione che riunisce l'80% dei produttori italiani di moduli fotovoltaici è d'accordo con Nitzschke: "questo provvedimento è un passo importante che potrà garantire serenità ai produttori europei e italiani: è da oltre due anni che la Cina sta attuando pratiche scorrette di dumping nel mercato del fotovoltaico. Abbiamo fiducia che la decisione finale della Commissione Europea abbia un esito positivo e consenta a tutti i produttori di moduli fotovoltaici di operare da subito in un contesto di mercato di parità competitiva". Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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