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La 29a Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite (COP29), in corso a Baku, ormai nota come la “COP del finanziamento climatico”. Durante i negoziati, che stanno spingendo i delegati ben oltre il calendario previsto, è stata proposta una nuova bozza di accordo finanziario che prevede che le nazioni ricche destinino 250 miliardi di dollari all’anno per sostenere i Paesi vulnerabili a far fronte al riscaldamento globale e accelerare la transizione globale verso l’energia rinnovabile. Secondo la bozza discussa venerdì, l’obiettivo finale è di raggiungere almeno 1.300 miliardi di dollari entro il 2035 di finanziamenti per il clima. Tuttavia, restano ancora nodi da sciogliere riguardo alla natura dei fondi – prestiti, sovvenzioni o contributi privati – e il ruolo specifico delle nazioni sviluppate. Un passo per affrontare la crisi climatica Il nuovo obiettivo di finanziamento climatico, chiamato New Collective Quantified Goal (NCQG), sostituirà l’attuale target di 100 miliardi di dollari annui, ormai insufficiente per le esigenze globali. La bozza COP29 ha delineato un percorso ambizioso, ma incerto, che richiederà alle nazioni sviluppate un impegno chiaro e vincolante. I sostenitori della società civile per il clima e l’ambiente hanno criticato duramente la bozza: la necessità di un aumento significativo dei fondi è evidente. Eventi climatici estremi, dai cicloni alle ondate di calore, stanno colpendo duramente le comunità più vulnerabili, rendendo urgente non solo mitigare i danni, ma anche costruire infrastrutture resilienti. Come ha dichiarato Namrata Chowdhary, rappresentante di 350.org: “È scioccante che ci troviamo in questa situazione. I Paesi ricchi stanno giocando con la vita di chi vive nelle nazioni in via di sviluppo.” Inoltre, il segnale lanciato dalla COP29 potrebbe influenzare l’andamento delle politiche globali sul clima, inclusa l’adozione di un mercato del carbonio internazionale, reso possibile dall’approvazione dell’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi. Sfide per una transizione equa Un punto chiave nei negoziati è assicurare che il finanziamento per il clima non gravi ulteriormente sulle economie già indebitate dei Paesi del Sud del mondo. Secondo Lidy Nacpil, del movimento asiatico per il debito e lo sviluppo: “Il finanziamento climatico non può essere erogato sotto forma di prestiti: questo aggraverebbe il peso del debito e limiterebbe l’azione climatica”. Parallelamente, è fondamentale delineare obiettivi concreti sia per l’adattamento che per la mitigazione dei cambiamenti climatici. Il recente annuncio della Banca Mondiale, che prevede di raggiungere 120 miliardi di dollari annui di finanziamenti climatici per i Paesi a basso e medio reddito entro il 2030, rappresenta un passo avanti, ma non basta. Il coinvolgimento del settore privato sarà fondamentale per colmare il divario. Per il WWF: “Una battuta d’arresto per l’azione per il clima” La bozza di accordo ha suscitato forte delusione tra gli esperti e le organizzazioni ambientaliste. Il WWF lo ha definito insufficiente e inadeguato rispetto all’urgenza della crisi climatica. Manuel Pulgar-Vidal, responsabile globale Clima ed Energia del WWF, ha affermato: “Il mondo è stato tradito da questo debole accordo sui finanziamenti per il clima. In un momento cruciale per il Pianeta, questo fallimento minaccia di far regredire gli sforzi globali per affrontare la crisi climatica. È un duro colpo all’azione per il clima, ma non deve bloccare le soluzioni di cui c’è un disperato bisogno in tutto il mondo”. Il WWF sottolinea che il target di 1.300 miliardi di dollari entro il 2035, introdotto all’ultimo minuto, manca di un piano credibile per la sua realizzazione e potrebbe arrivare troppo tardi per fare la differenza. L’organizzazione ha ribadito l’importanza di accelerare i finanziamenti e ridurre le emissioni, evitando di compromettere ulteriormente il futuro del Pianeta. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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