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A cura di: Tommaso Tautonico In un contesto energetico mondiale che attraversa un periodo di transizione, dove tutti cercano di essere indipendenti, la Cina gioca sempre di più un ruolo da protagonista e punta a diventare leader del settore fotovoltaico e non solo. Secondo un rapporto del NY Times, lo scorso anno la Cina ha installato più pannelli solari di quanto abbiano mai fatto gli Stati Uniti nella loro storia, ha tagliato di quasi la metà il prezzo all’ingrosso dei pannelli fotovoltaici venduti, ha aumentato del 38% le esportazioni dei pannelli assemblati e raddoppiato le esportazioni dei componenti chiave. Inoltre, durante la recente sessione annuale dell’Assemblea nazionale del popolo della Repubblica popolare cinese, il premier Li Qiang, il secondo funzionario più alto del paese dopo Xi Jinping, ha annunciato che il paese avrebbe accelerato la costruzione di parchi solari, di progetti eolici e idroelettrici. Una scelta strategica ben precisa, che punta a rendere la Cina sempre di più il Paese di riferimento nel campo delle rinnovabili. Una scommessa per i leader cinesi che lavorano su tre fronti: pannelli solari, auto elettriche e batterie al litio, con la speranza di superare la crisi economica che ha rallentato l’economia cinese negli ultimi anni. Il riferimento mondiale per l’energia solare Rispetto a Stati Uniti e Europa la Cina corre molto più velocemente. Pechino è pronta ad aumentare ulteriormente la produzione e l’installazione di pannelli solari nel tentativo di dominare i mercati globali e liberarsi dalle importazioni. Il vantaggio in termini di costi della Cina è straordinario. Secondo una ricerca della Commissione europea, le aziende cinesi potrebbero produrre pannelli solari con prezzo compreso tra 16 e 18,9 centesimi per watt di capacità produttiva. Alle aziende europee costa dai 24,3 ai 30 centesimi. Alle aziende americane circa 28 centesimi. Una differenza legata principalmente ai salari più bassi della Cina, ma non solo. Le città cinesi hanno fornito terreni per le fabbriche di pannelli solari a prezzi di mercato molto competitivi. Le banche statali hanno concesso prestiti a bassi tassi di interesse, e le aziende cinesi hanno capito come costruire attrezzare e fabbriche a buon mercato. Un altro aspetto da non sottovalutare è legato ai prezzi dell’energia, decisamente più bassi in Cina. La produzione della principale materia prima per i pannelli solari, il polisilicio, richiede enormi quantità di energia. I pannelli solari devono generare elettricità per almeno sette mesi per recuperare l’elettricità necessaria per produrli. Il carbone fornisce due terzi dell’elettricità cinese a basso costo. Ma le aziende cinesi stanno riducendo ulteriormente i costi installando parchi solari nei deserti della Cina occidentale, dove il suolo pubblico è essenzialmente gratuito. Le aziende quindi utilizzano l’elettricità proveniente da tali fattorie per produrre più polisilicio. Al contrario, l’Europa ha un costo dell’elettricità molto alto, soprattutto dopo aver smesso di acquistare gas naturale dalla Russia. Inoltre, i terreni utilizzati in Europa per i parchi fotovoltaici sono molto costosi. Mentre negli Stati Uniti sudoccidentali, le preoccupazioni ambientali hanno rallentato l’installazione di parchi solari. Tutti aspetti che giocano a favore della Cina. Le scelte politiche di Europa e Stati Uniti L’attuale situazione, evidenzia il rapporto è il frutto di scelte politiche molto diverse fra loro. Se andiamo indietro di circa dieci anni, la Cina elargiva finanziamenti per incentivare le sue fabbriche a produrre pannelli solari mentre i governi europei offrivano sussidi per acquistare pannelli fabbricati ovunque. Una differenza che ha portato a un’esplosione degli acquisti dalla Cina che ha danneggiato l’industria solare europea. Attualmente la Cina produce quasi tutta la fornitura di ogni componente dei pannelli solari, dai wafer ai vetri speciali. Al contrario, in Europa e Stati Uniti molte aziende del settore sono in difficoltà e molte altre hanno chiuso i battenti. Le società americane potrebbero sfruttare i finanziamenti per la produzione di energia rinnovabile forniti dall’Inflation Reduction Act del presidente Biden ma, ricostruire un intero settore non sarà facile. Anche perché, continua il rapporto, con il passare degli anni, le aziende cinesi hanno saputo adattarsi alle condizioni di mercato, superando anche le barriere commerciali come quelle imposte da Trump, che impedivano l’importazione dei prodotti dalla Cina. Una limitazione superata spedendo i singoli componenti alle fabbriche estere per l’assemblaggio finale. Oggi, molti dei più grandi produttori di pannelli solari cinesi stanno costruendo impianti di assemblaggio negli Stati Uniti, sfruttando i finanziamenti a disposizione. Ma nel giro di diversi anni, le compagnie cinesi hanno acquisito il know-how necessario e sono in grado di produrre ogni singolo componente, tanto che oggi, chiunque cerchi di costruire pannelli solari fuori dalla Cina, non può che affrontare potenziali ritardi nell’installazione o nell’assemblaggio delle attrezzature. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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