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La Banca Centrale europea, attraverso uno dei suoi consiglieri, Benoît Cœuré, esprime molta preoccupazione rispetto ai cambiamenti climatici, destinati ad influenzare anche la politica monetaria dell’Unione Il cambiamento climatico influenza la politica monetaria dell’UE, sia che il surriscaldamento sia controllato che in caso contrario. Benoît Cœuré, membro del Comitato esecutivo della BCE, è intervenuto alla conferenza “Scaling up Green Finance: The Role of Central Banks”, evidenziando le preoccupazioni della Banca Centrale rispetto alle conseguenze macroeconomiche legate ai cambiamenti climatici. L’estate del 2018 è stata la più calda in Europa dal 1910, anno da cui sono iniziate le rilevazioni delle temperature. L’aumento dei fenomeni metereologici estremi, l’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dell’Artico sono alcune delle conseguenze più evidenti del surriscaldamento climatico. Più a lungo i rischi del cambiamento climatico sono ignorati, più elevati sono i pericoli di eventi catastrofici, con conseguenze irreversibili per l’economia. Benoît Cœuré ha evidenziato che le conseguenze in termini macroeconomici legate alle emissioni e all’aumento delle temperature, rischiano di influenzare negativamente l’economia dell’Unione e il sistema bancario dell’area dell’euro. Anche la BCE deve quindi saper dare risposte adeguate ai cambiamenti climatici per la stabilità finanziaria. A livello macroeconomico bisognerebbe individuare correttamente gli shock che colpiscono l’economia legati al surriscaldamento per poter valutare correttamente le prospettive di inflazione a medio termine. Secondo Cœuré se non si riusciranno a rispettare i limiti fissati per il surriscaldamento fissati dalla COP21 di Parigi, cresceranno gli eventi estremi, quali per esempio siccità e ondate di calore con un aumento dell’inflazione. Infatti questi eventi spesso causano una diminuzione dei raccolti, con un conseguente rialzo dei prezzi dei prodotti alimentari. Lo stesso vale per gli uragani e le inondazioni che distruggono la capacità produttiva, aumentando così i prezzi. Inoltre a causa dei cambiamenti climatici alcune zone del mondo saranno meno abitabili, con un aumento delle migrazioni internazionali, che possono avere conseguenze negative sui salari: “È dimostrato che negli ultimi anni la migrazione ha contribuito a rallentare la crescita salariale in Germania, complicando ulteriormente i nostri sforzi per riportare l’inflazione a livelli più vicini al 2%”. Analogamente, in assenza di prove chiare e tangibili che la domanda di combustibili fossili diminuirà, e con il rapido esaurimento dei giacimenti petroliferi convenzionali esistenti, non si possono escludere persistenti shock energetici. Nello scenario più auspicabile in cui in cui l’umanità riesca ad accelerare la transizione verso le fonti energetiche rinnovabili, potrebbero comunque esserci sconvolgimenti finanziari legati alle aspettative di inflazione e conseguenze per la politica monetaria, soprattutto nel caso in cui lo spostamento del mix energetico verso le rinnovabili, associato a progressi tecnologici, provochi un calo delle aspettative di inflazione con effetti su prezzi e salari. “Ritengo che la BCE, agendo nell’ambito del proprio mandato, possa e debba sostenere attivamente la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, in due modi principali: in primo luogo, contribuendo a definire le regole del gioco e, in secondo luogo, agendo di conseguenza, senza pregiudicare la stabilità dei prezzi”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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