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A cura di: Pierpaolo Molinengo Indice degli argomenti Toggle Zone di accelerazione, cosa prevede il Dl InfrastruttureL’impatto sui piani regionaliArriva la bocciatura del Tar per le aree idoneeIl GSE ha lanciato due nuovi strumenti Approvato lo scorso 19 maggio 2025 in Consiglio dei Ministri e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 maggio, il Dl Infrastrutture 2025. Al suo interno contiene un capitolo particolarmente interessante dedicato alle energie rinnovabili. Composto complessivamente da 17 articoli e tre allegati, una sezione del testo si riferisce alle cosiddette zone di accelerazione, andando a modificare quanto previsto dal Testo Unico FER, o più correttamente il Decreto Legislativo n. 190 del 25 novembre 2024. Ma sostanzialmente di cosa si tratta? Il legislatore ha intenzione di andare ad individuare le aree adatte alla messa in funzione rapida delle energie rinnovabili. Stiamo parlando, in altre parole, di porzioni del territorio italiano che risultino sufficientemente omogenee per l’installazione e la diffusione di una o più tipologie di energia rinnovabili. Ma i cui impianti non determinino degli impatti ambientali significativi. Zone di accelerazione, cosa prevede il Dl Infrastrutture Attraverso il decreto approvato nei giorni scorsi il legislatore ha aggiornato la definizione di zone di accelerazione, al cui interno sono state incluse anche delle aree industriali. Queste ultime rientrano nelle mappe predisposte dal GSE – ossia il Gestore dei Servizi Energetici -, che sono state pubblicate da poco. Il prima possibile le Province autonome e le Regioni dovranno comunicare al GSE eventuali disallineamenti cartografici che coinvolgono le aree industriali che sono presenti nei vari territori. L’obiettivo è quello di correggere eventuali errori presenti nelle varie mappe. L’impatto sui piani regionali Il Decreto Infrastrutture avrà un impatto sui Piani regionali per le zone di accelerazione terrestri, i quali dovranno includere anche le aree che sono state individuate adottando le nuove specifiche. Le amministrazioni avranno, poi, un compito ben preciso: devono sottoporre le proposte di Piano alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) entro il 31 agosto 2025. Rispettare questa deadline è molto importante per snellire le tempistiche. Tra l’altro la procedura verrà espletata con un iter molto veloce (ci vorrà la metà del tempo rispetto ai tempi normalmente previsti). Nel caso in cui la deadline dovesse essere sforata o nell’eventualità che il Piano non sia adottato entro i termini previsti, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica avrà la possibilità di proporre l’esercizio dei poteri sostitutivi al Presidente del Consiglio dei Ministri. Le Regioni e le Province autonome, ad ogni modo, hanno la possibilità di indicare altre aree per realizzare degli impianti a fonti rinnovabili, oltre a quelle che sono state identificate attraverso il Dl Infrastrutture. Arriva la bocciatura del Tar per le aree idonee Benché siamo davanti ad uno slancio nella pubblicazione degli strumenti digitali, quando ci si concentra sul tema delle aree idonee per l’installazione degli impianti rinnovabili le polemiche non mancano. Il tema è stato al centro di una recente bocciatura da parte della giustizia amministrativa. Proprio nel corso degli ultimi giorni il Tar del Lazio ha annullato parte del Decreto Aree idonee, ossia il DM del Ministero dell’Ambiente con il quale venivano classificate in modo automatico alcune aree, dichiarandole idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici. I giudici laziali avrebbero sollevato una serie di dubbi sulla legittimità di un approccio semplificato e generalista. Secondo la loro interpretazione, infatti, la definizione di idoneità dovrebbe essere frutto di un’istruttoria dettagliata, che dovrebbe essere analizzato caso per caso. Ma non solo: si dovrebbe tenere conto anche delle peculiarità che caratterizzano i vari territori, i paesaggi e l’ambiente, che non possono essere ridotti ad una semplice categorizzazione automatica. In tutta risposta a questi dubbi, prendendo posizione a seguito di un’interrogazione sollevata alla Camera dalla deputata Daniela Ruffino, Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha spiegato che l’obiettivo che si è prefissato il Governo “è quello di delineare rapidamente dei criteri specifici e uniformi attraverso un confronto inclusivo con le regioni e i Ministeri concertanti, in modo da dare definitivamente al Paese un assetto stabile per lo sviluppo delle rinnovabili e la loro corretta integrazione nel sistema elettrico”. Il GSE ha lanciato due nuovi strumenti L’obiettivo è preciso e ben delineato: rendere efficiente e sostenibile la pianificazione delle rinnovabili in Italia. Partendo da questi presupposti il GSE ha lanciato due nuovi strumenti online per supportare la loro crescita in italia: la Piattaforma delle Aree Idonee (PAI); la Mappa delle Zone di Accelerazione. Gli utenti hanno la possibilità di accedere ad entrambi gli strumenti attraverso il portale ufficiale del GSE. Entrando un po’ più nel dettaglio la PAI – che adesso è disponibile al pubblico – è a tutti gli effetti uno strumento digitale attraverso il quale viene prestata assistenza alle Regioni e alle Province autonome per pianificare lo sviluppo delle energie rinnovabili. La piattaforma si basa sulla prima mappatura del potenziale nazionale, permettendo di individuare le aree presso le quali possono essere installati degli impianti alimentati da fonti rinnovabili. Sempre sul portale del GSE è possibile accedere alla mappa delle zone di accelerazione: lo strumento è stato pensato per identificare determinate aree nelle quali l’installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile sia semplice e veloce. Stiamo parlando di zone – che sono state delineate a livello normativo – nelle quali gli ostacoli burocratici siano ridotti all’osso e sia più agevole sviluppare dei nuovi progetti. “Con la pubblicazione della Piattaforma delle Aree Idonee e della mappa delle zone di accelerazione compiamo un passo fondamentale verso la piena attuazione della transizione energetica nel nostro Paese – spiega Gilberto Pichetto Fratin -. Si tratta di strumenti concreti, innovativi e trasparenti, messi a disposizione di Regioni e operatori per pianificare in modo efficiente lo sviluppo delle fonti rinnovabili, nel rispetto del territorio e delle comunità locali. È la dimostrazione che la transizione ecologica, se guidata con visione e pragmatismo, può coniugare sostenibilità ambientale, sviluppo economico e sicurezza energetica”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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