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Una relazione dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) recentemente pubblicata evidenzia che è necessaria un’azione mirata per proteggere meglio le categorie più fragili della popolazione dai rischi ambientali come l’inquinamento atmosferico e acustico e le temperature estreme, soprattutto nelle regioni orientali e meridionali dell’Europa L’Agenzia europea dell’Ambiente ha pubblicato la relazione ‘Unequal exposure and unequal impacts: social vulnerability to air pollution, noise and extreme temperatures in Europe’, che richiama l’attenzione sugli stretti legami tra i problemi sociali e ambientali in tutta Europa. La distribuzione dei rischi ambientali, come l’inquinamento atmosferico e acustico e le temperature estreme, e il loro impatto sulla salute umana rispecchiano infatti da vicino le differenze di reddito, disoccupazione e i livelli di istruzione in Europa. Lo Studio segnala che la salute dei cittadini europei più vulnerabili continua ad essere colpita in modo sproporzionato da questi rischi, soprattutto nelle regioni orientali e meridionali del Vecchio Continente, nonostante i miglioramenti generali della qualità ambientale europea. Mentre la politica e la legislazione dell’UE negli ultimi decenni hanno portato a miglioramenti significativi delle condizioni di vita, sia in termini economici che di qualità dell’ambiente, le disuguaglianze regionali persistono. L’Agenzia europea dell’ambiente nello studio ha evidenziato come sia necessario allineare le politiche sociali e ambientali per affrontare con successo le questioni di giustizia ambientale; infatti i poveri, gli anziani e i giovanissimi siano i più a rischio a causa della scarsa qualità dell’aria, dell’eccessivo rumore e delle temperature estreme. Lo studio evidenzia che alcuni Stati dell’Europa orientale (tra cui Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria) e dell’Europa meridionale (tra cui Spagna, Portogallo, Italia e Grecia) in cui vi è maggiore disoccupazione e redditi inferiori rispetto alla media europea, sono stati più esposti agli inquinanti atmosferici, tra cui il particolato (PM) e l’ozono troposferico (O3), mentre le aree più ricche registrano livelli maggiori di biossido di azoto (NO2), legati soprattutto al traffico stradale e alle attività economiche. I paesi dell’Europa merifdionale, tra cui l’Italia, sono inoltre più soggetti a fenomeni di ondate di calore. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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