Idrogeno, biometano e combustibili alternativi: centrali per la transizione energetica

Il nuovo “Hydrogen and Alternative Fuels Report 2025” dell’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano evidenzia come l’Italia stia costruendo, tra incentivi mirati e nuovi regolamenti europei, una strategia energetica sempre più orientata verso idrogeno, biometano e combustibili alternativi. Ma la strada verso gli obiettivi del 2030 è ancora lunga e richiede azioni più coraggiose e coordinate.

Idrogeno, biometano e combustibili alternativi: il motore silenzioso della transizione energetica

Il Report Hydrogen and Alternative Fuels Report 2025 presentato nei giorni scorsi alla School of Management del Politecnico di Milano, offre un quadro aggiornato e dettagliato sulle prospettive del biometano, dell’idrogeno e degli altri vettori energetici alternativi in Italia e in Europa. L’elettrificazione non basta per rispondere alle necessità dei settori industriali hard-to-abate, trasporti marittimi e aerei responsabili nel complesso di circa il 43% dei consumi di energia e il 30% delle emissioni di gas climalteranti, che necessitano di soluzioni energetiche su misura, sostenibili e operative. Il report racconta di un’Italia che si muove, anche se non abbastanza in fretta, lungo una traiettoria fatta di innovazione tecnologica, investimenti pubblici e nuovi regolamenti europei.

Il biometano si conferma come un tassello strategico della transizione energetica – spiega Paolo Maccarrone, Direttore Scientifico del Report a maggior ragione in un contesto in cui l’Europa e l’Italia puntano con decisione a ridurre la dipendenza energetica da Paesi extra-europei”.

Biometano: un potenziale da liberare

Il Decreto Ministeriale 2022 – nato con l’obiettivo di sostenere gli investimenti nella realizzazione di nuovi impianti di produzione di biometano – ha rappresentato un punto di svolta, offrendo finalmente un quadro incentivante coerente e attrattivo. Dopo anni di aste deserte, la quinta tornata ha visto quasi saturarsi il contingente disponibile, grazie soprattutto alla riconversione di impianti agricoli esistenti. Tuttavia, nonostante il fermento, si stima che la capacità realizzata coprirà al massimo il 60% dell’obiettivo di consumo di biometano previsto dal PNIEC entro il 2030.

Il problema del biometano non è la tecnologia, pienamente compatibile con le infrastrutture esistenti del gas naturale, ma la scalabilità, frenata da limiti finanziari e normativi. La scarsità dei fondi ha già escluso metà dei progetti vincitori della quinta asta dall’accesso al contributo in conto capitale, elemento essenziale per la sostenibilità economica.

È necessario fare chiarezza su quanto si voglia ancora investire sul biometano nel medio-lungo termine. Per cercare di avvicinarsi agli obiettivi del PNIEC, servirebbe una nuova misura governativa di sostegno allo sviluppo che raccolga l’eredità del DM 2022. Inoltre, potrebbe essere opportuno individuare soluzioni che stimolino la domanda di biometano da parte dei clienti, in particolare quelli più energivori“. – Paolo Maccarrone, Direttore Scientifico del Report

L’Italia ha già chiesto a Bruxelles l’autorizzazione a riallocare fondi del PNRR e prorogare le scadenze, ma serviranno anche nuove misure: un’eventuale sesta asta, un nuovo decreto con tariffazione rivista o l’attuazione della proposta “Biometano Release“, lanciata da Confindustria per creare un ponte stabile tra produttori e grandi consumatori industriali.

Idrogeno e combustibili alternativi: tra regolamenti UE e infrastrutture in divenire

Dal 1° gennaio 2025, due nuovi regolamenti europei sono entrati in vigore con l’obiettivo di decarbonizzare trasporti aerei e marittimi: il ReFuelEU Aviation e il FuelEU Maritime. Il primo impone ai fornitori di carburanti per l’aviazione di garantire percentuali crescenti di SAF (Sustainable Aviation Fuel), arrivando fino al 70% entro il 2050. I carburanti sintetici e l’idrogeno promettono prestazioni ambientali elevate, ma oggi restano ancora troppo costosi e privi di una filiera strutturata. Il secondo regolamento, più flessibile, punta a ridurre l’intensità emissiva del comparto navale, lasciando libertà tecnologica agli operatori. Tuttavia, la mancanza di compatibilità tra i nuovi carburanti e molte tecnologie di bordo limita fortemente la diffusione su larga scala.

Anche l’industria e il settore civile sono chiamati a contribuire al processo di decarbonizzazione. Il PNIEC fissa un obiettivo ambizioso: entro il 2030 l’Italia dovrà raggiungere un consumo di 4 miliardi di metri cubi di biometano per usi termici, destinati in particolare agli impieghi industriali, e dovrà coprire con idrogeno rinnovabile almeno il 54% del fabbisogno di idrogeno del comparto produttivo. A spingere in questa direzione è anche il sistema ETS: i settori hard-to-abate, già soggetti a obblighi di compensazione, vedranno una progressiva riduzione delle quote gratuite dal 2026, mentre il settore civile entrerà nel nuovo ETS 2 dal 2027, con un impatto diretto sui costi per le famiglie, soprattutto per chi utilizza caldaie a gas. Il biometano, pienamente compatibile con le infrastrutture esistenti, offre un’opzione concreta, anche grazie a un differenziale di costo relativamente contenuto. Tuttavia, la sua disponibilità sul mercato resta limitata e la scalabilità è ancora un nodo aperto.

Per l’idrogeno, il report sottolinea due ostacoli fondamentali: il costo ancora molto elevato rispetto al gas naturale e l’assenza di una rete di distribuzione efficiente. L’attesa è tutta sul cosiddetto “decreto tariffe” per incentivare la produzione di idrogeno verde e bioidrogeno, e sul progetto “SoutH2 Corridor”, parte della European Hydrogen Backbone, che dovrebbe attraversare l’Italia da sud a nord ma non sarà operativo prima della fine del decennio.

Nel frattempo, il sistema ETS (Emission Trading System) accelera la pressione: le industrie hard-to-abate, già soggette a obblighi di compensazione, vedranno una riduzione progressiva delle quote gratuite dal 2026. Dal 2027 toccherà anche al settore civile, con impatti sui costi per gli utenti finali ancora legati a fonti fossili.

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