L’impatto delle ondate di calore sulla qualità dell’aria

L’aumento della frequenza, intensità e durata delle ondate di calore provoca un aumento degli incendi con impatti sulla qualità dell’aria, la salute e gli ecosistemi. I dati nel  nuovo rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM)

L'impatto delle ondate di calore sulla qualità dell'aria

La qualità dell’aria e il clima sono interconnessi, i cambiamenti nell’uno causano inevitabilmente cambiamenti nell’altro. Una conferma arriva da un nuovo rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) lanciato mercoledì, in occasione della Giornata internazionale dell’aria pulita per i cieli blu, che spiega che l’aumento della frequenza, dell’intensità e della durata delle ondate di calore a causa del surriscaldamento non solo farà aumentare gli incendi nel corso del secolo, ma peggiorerà anche la qualità dell’aria, con effetti sulla salute umana e gli ecosistemi.

In particolare il Bollettino annuale dell’OMM sulla qualità dell’aria e il clima segnala che nel prossimo futuro ci si aspetta un ulteriore aumento della frequenza, intensità e durata delle ondate di calore, con un conseguente peggioramento della qualità dell’aria e l’interazione tra inquinamento e cambiamento climatico provocherà un fenomeno noto come “penalizzazione climatica” (climate penalty) dovuto all’impatto dell’aria sempre più inquinata per centinaia di milioni di persone.

La regione in questo senso più a rischio è attualmente l’Asia che ospita circa un quarto della popolazione mondiale. In particolare il cambiamento climatico potrebbe esacerbare l’inquinamento da ozono, con gravi conseguenze sulla salute delle persone.

Gli inquinanti atmosferici a loro volta possono influire negativamente sulla salute degli ecosistemi, tra cui acqua pulita, biodiversità e stoccaggio del carbonio.

Il Sesto Rapporto di Valutazione del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) propone possibili scenari sull’evoluzione della qualità dell’aria a seconda dell’aumento delle temperature nel corso di questo secolo.

Se le emissioni di gas serra rimarranno così alte che le temperature globali aumenteranno di 3° C rispetto ai livelli preindustriali entro la seconda metà del XXI secolo, si prevede un aumento dei livelli di ozono superficiale nelle aree più inquinate, in particolare in Asia. Si stima un aumento del 20% in Pakistan, India settentrionale e Bangladesh e del 10% nella Cina orientale.

Le emissioni di combustibili fossili causeranno un aumento dell’ozono che molto probabilmente scatenerà ondate di calore, che a loro volta amplificheranno l’inquinamento atmosferico.

Evitare questo contesto secondo l’IPCC è possibile: uno scenario a basse emissioni di carbonio, causerebbe un piccolo riscaldamento a breve termine prima di una diminuzione della temperatura, che provocherebbe la riduzione dei composti di azoto e zolfo dall’atmosfera alla superficie terrestre, dove possono danneggiare gli ecosistemi.

Le stazioni WMO di tutto il mondo monitorerebbero la risposta della qualità dell’aria e della salute degli ecosistemi alle riduzioni delle emissioni quantificando in questo modo l’efficacia delle politiche volte a limitare i cambiamenti climatici e a migliorare la qualità dell’aria.

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