La bioenergia per produrre elettricità da alghe e paglia

L’Enea ha presentato nei giorni scorsi i risultati della ricerca nel settore delle bioenergie

Il settore della ‘bioenergia’, ovvero l’energia prodotta dalle biomasse, ha un ottimo potenziale di sviluppo e, grazie a ricerca e innovazione, è possibile ridurre i costi e dimezzare i tempi di produzione del biogas, abbattere gli inquinanti e incrementare le rese energetiche.

L’Enea ha recentemente presentato i risultati di una ricerca dedicata al settore delle bioenergie e alle innovazioni tecnologiche più recenti: dalla produzione di elettricità da biomasse per sviluppare nuovi processi per ottenere biocombustibili gassosi a più alto valore energetico, alle caldaie a sali fusi e a cicli termodinamici non convenzionali per incrementare le rese energetiche, ai nuovi dispositivi per ridurre le emissioni prodotte dalla combustione delle biomasse.

In uno scenario futuro l’energia elettrica sarà prodotta da biogas ottenuto con paglia, microalghe e scarti agroindustriali. La ricerca sta infatti portando a nuovi sistemi per la valorizzazione energetica di una più ampia varietà di biomasse, in grado di migliorare l’efficienza di conversione in biogas di alghe, scarti lignocellulosici e specie vegetali coltivabili in terreni marginali e utilizzabili per la co-generazione di elettricità e calore in sistemi decentralizzati di piccola-media taglia.

I ricercatori dell’ENEA hanno realizzato un impianto pilota alimentato a scotta, uno scarto delle industrie casearie, che consente di dimezzare i tempi di produzione del biogas ed aumentare del 35% la resa energetica complessiva. Tutto ciò grazie ad un processo di digestione anaerobica a ‘doppio stadio’, con un primo reattore nel quale avviene la degradazione delle biomasse, ed un secondo in cui si produce biogas.

Risultati molto promettenti sono stati ottenuti utilizzando funghi ruminali assieme ai microrganismi responsabili della fermentazione anaerobica, per produrre biogas da paglia, ricca di cellulosa, con rese in metano aumentate fino al 68% rispetto a quanto prodotto da un processo convenzionale.

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