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Un valore economico che, spiega il Forum economico mondiale, supera i 44mila miliardi. Il rischio maggiore è per edilizia, agricoltura e alimentare. E il regolatore delle Banche centrali mondiali parla del clima come “causa della prossima crisi finanziaria” con effetti che potrebbero essere “devastanti”, con la raccomandazione a includere nei portafogli gli obiettivi dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, a investire in strumenti finanziari verdi e a sperimentare un nuovo approccio nelle politiche monetarie a cura di Tommaso Tetro I cambiamenti climatici minacciano oltre la metà del Pil mondiale. Cioè un valore economico che supera i 44mila miliardi di dollari. Un allarme che arriva dal Forum economico mondiale, e contenuto in un rapporto – messo a punto in collaborazione con Pwc Uk – in cui si racconta come più della metà della produzione di valore del Pianeta sia “moderatamente o altamente dipendente dalla natura, e dal suo sfruttamento, e per questo esposta al riscaldamento globale e alla perdita di biodiversità”. I tre settori maggiormente a rischio, che secondo il documento potrebbero essere “significativamente sconvolti” dai cambiamenti climatici, sono l’edilizia per 4mila miliardi, l’agricoltura per 2.500 miliardi e l’alimentare per 1.400 miliardi; tutti e tre dipendono da foreste, oceani, risorse dell’ecosistema, acqua. Complessivamente, i settori considerati “altamente dipendenti” dalle risorse naturali generano il 15% del Pil globale, mentre quelli moderatamente dipendenti ne producono il 37%. E’ per questo che il Forum economico mondiale parla di “reset”; in modo chiaro chiede di “resettare la relazione tra l’attività umana e la natura. I danni che l’attività economica arreca all’ambiente non possono più esser considerati un’esternalità, ma al contrario l’impatto sulla natura e sul clima è un rischio non lineare per la nostra futura sicurezza economica”. Clima possibile causa della prossima crisi finanziaria Una conferma del pericolo posto dai cambiamenti climatici viene anche dalla Banca dei regolamenti internazionali – cioè che effettua l’azione regolatoria per le banche centrali mondiali e per il Financial stability board – che parla del clima come “causa della prossima crisi finanziaria”, con effetti che potrebbero essere “devastanti”. Il nuovo rapporto (‘Cigno verde. Cambiamenti climatici e stabilità del sistema finanziario: quale ruolo per banche centrali, regolatori e supervisori’) si sofferma sull’imprevedibilità dei cambiamenti climatici, disegnandoli come un evento di cui si può dare una spiegazione soltanto dopo che è accaduto: “Le banche centrali possono essere trascinate inevitabilmente in acque inesplorate. Se restano ferme e aspettano, possono trovarsi esposte al rischio, e non essere più in grado di raggiungere e assicurare la stabilità finanziaria e dei prezzi”. Ed è per questo che le banche centrali dovrebbero rivedere il ruolo, cercando di coordinarsi con le politiche dei governi; dovrebbero assumere un ruolo più proattivo e pensare di poter interagire con un più ampio sistema di misure che, però, dipendono da altri soggetti, quali essi siano (governi, settore privato, società civile e comunità internazionale). Tra i punti che le banche centrali dovrebbero cercare di mettere subito in campo, c’è la raccomandazione a includere nella formazione dei loro portafogli gli obiettivi dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, investire in strumenti finanziari verdi e sperimentare un approccio orientato alla sostenibilità nelle politiche monetarie. La stabilità e la tutela del clima dovrebbe esser considerata un bene pubblico che il sistema monetario e finanziario internazionale devono supportare. E qualcosa significherà se proprio il Forum economico mondiale di Davos ha deciso di partire dal clima, annunciando che sarà il tema al centro dei dibattiti. E lo si vede anche dalle piccole cose, dal momento che sono incoraggiati comportamenti più sostenibili con sconti per l’uso del treno, e la promozione del cibo locale. Il clima è infatti per la prima volta in testa ai rischi globali – nel Global risks report del Forum – superando quelli legati all’economia globale e al sistema finanziario: “I principali rischi di lungo termine sono interamente ricondotti a gravi minacce alla nostra situazione climatica, anche se nel breve termine sono riconosciuti come rischi significativi gli scontri a carattere economico e la polarizzazione politica interna”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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