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A conclusione di cinque seminari di studio chiusi al pubblico che si sono svolti negli ultimi sei mesi, ai quali hanno partecipato studiosi, esperti, rappresentanti del governo, del Parlamento e delle principali aziende energetiche, il Nens, associazione fondata da Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco, insieme alla testata on line “ilcampodelleidee.it”, hanno presentato nei giorni scorsi le 10 proposte di riforma della politica energetica nel nostro paese.Le indicazioni abbracciano tutto il sistema energetico e vanno dall’adozione di dazi sulle importazioni provenienti da Paesi con politiche meno restrittive di quelle europee sulle emissioni di CO2 (Border Tax Adjustments) alla riforma del mercato all’ingrosso dell’energia (Emission trading scheme); dalla maggiore innovazione nella raffinazione degli idrocarburi al rafforzamento degli stoccaggi di gas; da una migliore gestione degli incentivi alle fonti rinnovabili, basata su una produzione rinnovabile distribuita e sull’accumulo elettrico, alla riforma del mercato del giorno prima. Per quanto riguarda l’efficienza energetica la proposta del Nens è di dare stabilità allo strumento di detrazione del 65%, invece di procedere con proroghe annuali: “la stabilità – si legge nel documento – è un valore perché consente alle imprese fornitrici di investire in attrezzature e capitale umano contando su un mercato stabile e non su una domanda transitoria di pochi mesi”. Inoltre sarebbe auspicabile rendere “portabile” il sistema delle detrazioni fiscali, consentendo di trasferire (come credito d’imposta) il diritto decennale a beneficiare delle detrazioni fiscali ad un interlocutore bancario o a un fornitore, che a sua volta potrebbe scontarlo in banca. “Si tratta di un’operazione che allo Stato non costerebbe quasi nulla e non avrebbe conseguenze sul debito pubblico, ma consentirebbe invece ai soggetti investitori, soprattutto ai privati con minori risorse, di avere subito una parte consistente dell’investimento, riducendo quindi i fabbisogni di finanziamento e conseguentemente aumentando la propensione alla spesa”. Bisognerebbe inoltre creare un apposito strumento che consentisse anche alle famiglie indigenti di usufruire degli incentivi per l’efficienza energetica. Un altro obiettivo è quello di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente: “per 3/4 costruito prima che fossero introdotte le norme sull’efficienza energetica e con consumi da 2 a 3 volte superiori rispetto ai nuovi edifici. Attualmente le riqualificazioni comportano miglioramenti energetici dell’ordine del 15-25%, generalmente su singoli appartamenti; nella nuova fase occorre passare dalle singole misure (finestre, caldaia, isolamento …) alla “deep renovation”, cioè alla riqualificazione spinta di interi edifici con risparmi dell’ordine del 60-80%. Ciò è possibile attraverso l’impiego di tecnologie e materiali a elevate prestazioni e la disponibilità di modalità di finanziamento innovative”. Visto che in Italia, a differenza di altri paesi europei, non è immaginabile un forte incremento delle risorse pubbliche, occorre quindi rivolgersi al capitale privato pensando a nuove modalità di finanziamento. Sul fronte dell’efficienza energetica infine è necessario sviluppare una politica industriale dell’efficienza: “il criterio-guida deve essere un’azione pubblica orientata non solo al contenimento dei consumi di energia ma anche ad un reale sviluppo della filiera dell’efficienza energetica, trasformando l’energia da fattore di penalizzazione competitiva dell’industria italiana a fattore di crescita duratura dell’economia e della occupazione di qualità”. Incentivazione degli interventi di efficienza energetica e promozione industriale nella progettazione, produzione e gestione dei sistemi di efficienza energetica devono andare di pari passo. Per realizzare compiutamente una politica industriale basata sull’efficienza energetica è indispensabile quindi un efficace strumento per il rilancio delle attività di ricerca e sviluppo delle imprese. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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