Il Sud Italia brucia, i danni per l’ambiente forse irreparabili

Una tragedia per la biodiversità, per lo più opera di piromani, con danni ancora non quantificabili per il territorio e gravi conseguenze per l’economia e le aziende

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Dal Lazio fino alla Sicilia, il Sud Italia in questi giorni è sconvolto da incendi dolosi che stanno devastando terreni e aree naturali difficilmente recuperabili e creando danni per milioni di euro.

Protezione Civile e Vigili del fuoco faticano a domare le fiamme soprattutto in certe aree, come quella di San Vito Lo Capo, dove è stato necessario evacuare via mare circa 700 turisti presenti in un villaggio.

Si tratta di una tragedia per il territorio con danni irreparabili per la biodiversità e per l’economia, e grossi problemi anche per le aziende agricole.
Legambiente nel rapporto Dossier Incendi evidenzia che da metà giugno a oggi sono 26.024 gli ettari di superfici boschive andati in fumo, ovvero il 93,8% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016.

Viste le temperature molto alte di questi giorni, con le massime superiori di 3,2 gradi rispetto alla media di riferimento a giugno e le piogge in diminuzione del 53%, il livello di allerta rimane chiaramente molto alto. Ma probabilmente sarà necessario attendere la fine dell’estate per comprendere l’entità dei danni, anche se il timore è che sia a rischio la stessa sopravvivenza del territorio, con il pericolo anche di frane e smottamenti quando arriveranno i temporali.

Con l’aiuto di Coldiretti proviamo a capire quali siano i danni per l’ambiente.

Sono circa 400 gli animali tra mammiferi, uccelli e rettili, oltre a una grande varietà di vegetali, che popolano ogni ettaro di macchia mediterranea che, a causa degli incendi, sono scomparsi. Non solo, Coldiretti evidenzia che nei boschi andati a fuoco per anni non potranno esserci attività antropiche tradizionali quali la raccolta della legna, dei funghi e dei piccoli frutti.

I danni creati dagli incendi all’ambiente a causa della perdita di biodiversità sono incalcolabili – continua la Coldiretti – con la perdita di vaste aree boschive, oltre che la morte degli animali e dei vegetali, che sono dei veri polmoni verdi e sono fondamentali per il clima e l’ecosistema perché assorbono l’anidride carbonica responsabile dei cambiamenti climatici.

Particolarmente difficile è la situazione nel suggestivo Parco Nazionale del Vesuvio, con la presenza di più focolai di origine chiaramente dolosa su più chilometri.

Il presidente della Commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci si augura che i colpevoli vengano identificati e  che nei casi più gravi sia possibile utilizzare il nuovo reato di “disastro ambientale” introdotto dalla norma 68/2015 sugli ecoreati.

Ai danni creati dagli incendi di questo periodo si aggiungono inoltre i problemi dovuti alla siccità e alla tropicalizzazione del clima che richiede che vengano pianificati interventi per garantire che le attività agricole, soprattutto in certe regioni particolarmente colpite dal caldo e dalla mancanza di piogge, possano proseguire.

Gli ultimi dati Isac Cnr hanno indicato questa primavera come la terza meno piovosa dal 1800 con precipitazioni in calo del 48%.

A questo proposito Roberto Moncalvo presidente Coldiretti sottolinea la necessità di realizzare al più presto interventi strutturali per la raccolta dell’acqua nei periodi più piovosi. “Occorrono azioni di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, creando bacini aziendali e utilizzando le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere l’acqua piovana”.

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