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A cura di: Tommaso Tetro La perdita di capitale naturale, e dei servizi ecosistemici che ne derivano, ha un impatto pesante sull’economia, tanto che si assisterà a una riduzione dell’1,3% del Pil entro il 2100. Uno studio dedicato alla biodiversità, pubblicato su ‘Nature’, racconta gli effetti del calo di natura del 9% previsto nei prossimi 75 anni. Quello che viene messo in evidenza dalla ricerca – messa a punto dagli scienziati dell’università della California-Davis e dall’Istituto di oceanografia Scripps presso l’Uc San Diego, cui ha partecipato il Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) con il contributo dei ricercatori Massimo Tavoni, Johannes Emmerling, e Francesco Granella – è come “i benefici offerti dalla natura diminuiscano man mano che i cambiamenti climatici aumentano la pressione sugli ecosistemi“. Più CO2 meno Pil Quando i Paesi perdono capitale naturale – viene spiegato – “le economie ne risentono: le trasformazioni indotte dai cambiamenti climatici nella vegetazione, nei modelli di precipitazioni, e l’incremento di CO2 comporteranno una riduzione media dell’1,3% del Pil in tutti i Paesi analizzati entro il 2100”. A questo si aggiunge una distribuzione degli impatti con “profonde disuguaglianze”, tanto che in base alla ricerca “il 50% più povero dei Paesi e delle regioni del mondo dovrebbe sopportare il 90% dei danni al Pil”. Mentre è “netto il contrasto” guardando “al 10% più ricco” che avrebbe “perdite limitate al 2%”. Per i ricercatori, questo dipende principalmente dal fatto che “i Paesi a basso reddito tendono a fare maggiormente affidamento sulle risorse naturali per la loro produzione economica, e una parte più ampia della loro ricchezza si trova nella forma di capitale naturale”. Clima e disuguaglianza economica Secondo Bernardo Bastien-Olvera – primo autore dello studio e ricercatore allo Scripps – l’analisi “ci aiuta a considerare meglio i danni di solito non contabilizzati, e rivela anche una dimensione solitamente trascurata, ma sorprendente, degli effetti del cambiamento climatico sui sistemi naturali: la loro capacità di aggravare l’ineguaglianza economica globale”. Ruolo del capitale naturale “La perdita di biodiversità e habitat naturali negli ultimi decenni è ben documentata – spiega Emmerling, senior scientist presso Rff-Cmcc European institute on economics and the environment (Eiee) – ed è importante anche per il funzionamento della nostra economia. Integrando sia servizi di mercato che non di mercato, sia beni privati che pubblici, in un modello economico siamo in grado di quantificare gli impatti macroeconomici potenziali di tali perdite. Tuttavia, siamo solo all’inizio del lavoro necessario per una comprensione esaustiva del ruolo del capitale naturale e della biodiversità per l’economia”. L’integrazione dei servizi degli ecosistemi all’interno di un modello ‘clima-economia’ dettagliato – continua Granella, ricercatore presso Rff-Cmcc Eiee – “ci ha permesso di avere una prospettiva più completa sulle conseguenze distributive degli impatti climatici; i risultati mettono in evidenza la dimensione collettiva delle sfide derivanti dalla perdita di biodiversità e dai cambiamenti climatici”. Natura e clima Biodiversità e cambiamenti climatici sono “crisi intrecciate – afferma Tavoni, direttore Rff-Cmcc Eiee – questo studio dimostra che agire su entrambi non è solo nell’interesse del Pianeta ma anche di tutti noi”. Lo studio racconta, infatti, “dell’importanza di progettare politiche climatiche che tengano conto degli specifici valori che ciascun Paese trae dai propri sistemi naturali”. Analisi natura-benessere umano I ricercatori hanno utilizzato modelli di vegetazione globale, modelli climatici, e stime della Banca Mondiale sui valori del capitale naturale per calcolare le conseguenze dei cambiamenti climatici sui servizi ecosistemici, sulla produzione economica, e sulle riserve di capitale naturale dei Paesi. Bisogna considerare che si tratta comunque di stime che “potrebbero essere conservative” dal momento che “l’analisi ha considerato solo sistemi terrestri”, lasciando a future ricerche l’analisi degli impatti sugli ecosistemi marini. “Con questo studio – dichiara Frances C. Moore, del dipartimento di Scienze ambientali e politiche dell’UC Davis, tra gli autori dell’articolo – stiamo integrando sistemi naturali e benessere umano all’interno di un quadro economico. La nostra economia e il nostro benessere dipendono da questi sistemi, e dovremmo riconoscere e tener conto di questi danni trascurati quando consideriamo il costo dei cambiamenti climatici Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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