Arriva la Carta delle aree per il deposito di rifiuti nucleari, 67 siti possibili in 7 Regioni 08/01/2021
Uno studio Pubblicato su Nature Climate Change aiuta a definire politiche climatiche migliori per sostenibilità ambientale e diminuzione di CO2 E’ stato recentemente pubblicato on line da Nature Climate Change lo studio “Sensitivity of projected long-term CO2 emissions across the Shared Socioeconomic Pathways” che evidenzia come sul lungo periodo le variazioni di emissioni globali di CO2 siano principalmente legate a cambiamenti di reddito ed efficienza energetica. Lo studio è stato realizzato da ricercatori di molte Fondazioni e Scuole con l’obiettivo di comprendere da cosa dipendano principalmente le emissioni di CO2, così da poter individuare le migliori politiche ambientali e climatiche a salvaguardia del pianeta. Hanno firmato la ricerca la Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM), Politecnico di Milano, Università Bocconi, National Technical University of Athens, International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA), PBL Netherlands Environmental Assessment Agency, Utrecht University, Centre International de Recherche sur l’Environnement et le Développement (CIRED), Ecole des Ponts e University College London. Come sappiamo le emissioni di CO2 prodotte dalla combustione di energia rappresentano la causa principale del cambiamento climatico e negli ultimi decenni hanno continuato a crescere in maniera sempre più preoccupante. Proprio per questo obiettivo principale dello Studio è capire quali siano le cause principali delle emissioni e come intervenire nel lungo termine, spostando parte della attenzione dal tradizionale settore della produzione di energia ai temi dell’efficienza energetica e della crescita economica. In particolare gli scenari socio-economici che emergono, evidenziano che lo sviluppo economico e l’intensità di energia saranno i principali fattori per il futuro delle emissioni di CO2. Per arrivare a questa evidenza, i ricercatori hanno incrociato 6 diversi modelli di energia-economia-clima di altrettanti istituti di ricerca europei, determinando i principali fattori che avranno effetto sui livelli futuri di emissioni di CO2: popolazione, reddito, intensità energetica, disponibilità di risorse fossili e di tecnologie energetiche a basse emissioni. I colori rappresentano diversi modelli di energia-economia-clima e le barre rappresentano l’importanza di diversi fattori (per ogni modello) nel determinare le emissioni di CO2 nel passaggio da uno scenario socio-economico futuro (SSP2) ad un altro (SSP1). Lo Studio ha poi delineato 3 possibili scenari che potranno realizzarsi a seconda dell’adattamento ai cambiamenti climatici: uno sostenibile, uno più oneroso per l’ambiente, e uno a metà strada. Inoltre la ricerca per ciascuno dei fattori presi in considerazione ha analizzato l’impatto sull’inquinamento atmosferico di CO2, i risultati evidenziano, sottolinea Giacomo Marangoni, ricercatore presso la Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) e il Politecnico di Milano e Responsabile dello studio – che i fattori più significativi siano reddito ed efficienza energetica. Cambiamenti nella popolazione prevista sono invece meno determinanti. Il ruolo di combustibili fossili e tecnologie energetiche a basse emissioni di CO2 si colloca a metà strada. Vanno poi considerate le interazioni tra i vari driver: per esempio una maggiore ricchezza economica porterà a un minore aumento di emissioni se realizzata in un contesto più sostenibile, e viceversa. Trascurare queste interazioni porterebbe a ranking non accurati. Si può aiutare a risolvere il cambiamento climatico intervenendo in maniera significativa nella crescita economica, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. E bisogna farlo incentivando prima di tutto l’efficienza energetica. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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