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Nel pieno della crisi climatica ed energetica, l’Italia continua a investire massicciamente in sussidi per le fonti fossili, con una spesa che nel 2023 ha raggiunto i 78,7 miliardi di euro, pari al 3,8% del PIL. È quanto emerge dalla XIII edizione del report di Legambiente “Stop sussidi ambientalmente dannosi” che analizza 119 voci. L’associazione ambientalista lancia un appello al Governo Meloni: intervenire con urgenza nella Legge di Bilancio 2025 per limitare il sostegno ai sussidi ambientalmente dannosi, ridestinando le risorse verso rinnovabili ed efficienza energetica. Rapporto Stop Sussidi Ambientalmente Dannosi 2024 di Legambiente “L’alternativa alle fossili esiste già”, afferma Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. “Servono scelte coraggiose per una transizione energetica reale e per il futuro del Paese. Chiediamo al Governo di dirottare al più presto risorse nella direzione dell’innovazione, dell’efficienza energetica e sulle reti e sugli accumuli e rinnovabili, semplificando i processi autorizzativi, con l’obiettivo del 91% di copertura delle fonti rinnovabili nel settore elettrico entro il 2030 e del 100% entro il 2035”. 25,9 miliardi da tagliare subito: le priorità di intervento Come già anticipato, i settori più interessati sono l’energia, i trasporti, l’edilizia e l’agricoltura. Il settore edilizio, in particolare, oltre a essere fra i principali responsabili del cambiamento climatico, è anche quello a cui sono stati diretti più sussidi ambientalmente dannosi, per un totale di 18 miliardi, in aumento di 1 miliardi rispetto all’anno precedente. Per raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’Europa il settore edilizio dovrebbe tagliare le proprie emissioni del 60% tra il 2015 e il 2030. Secondo il report, dei 78,7 miliardi spesi, 25,9 possono essere eliminati entro il 2030, con interventi mirati su voci prioritarie come trivellazioni, Capacity Market e caldaie a gas. In particolare: Trivellazioni: Nel 2023 le agevolazioni al settore oil&gas hanno causato una perdita di 642 milioni di euro per lo Stato, aggravata da canoni inadeguati e royalty ridotte. Capacity Market: I sussidi alle centrali a gas fossile sono cresciuti, passando da 1,01 miliardi nel 2022 a 1,17 miliardi nel 2023. Caldaie a gas: Nel 2022 lo Stato ha sostenuto con 4,2 miliardi l’installazione di quasi 700.000 caldaie a gas, una scelta che contrasta con le direttive europee. Nel nostro paese il riscaldamento domestico a fonti fossili, tra caldaie a gas fossile e a gasolio, contribuisce all’emissione di oltre il 17% delle emissioni di anidride carbonica nazionali consumando il 50% del fabbisogno di gas nazionale. Elaborazione di Legambiente su dati ENEA Se solo un quarto dei fondi emergenziali fosse stato destinato alle rinnovabili, il Paese avrebbe potuto installare 13,3 GW di nuova capacità, coprendo il fabbisogno elettrico di 12 milioni di famiglie. Le richieste di Legambiente al Governo Legambiente chiede misure strutturali per interrompere il sostegno economico alle fossili. Tra le proposte principali l’associazione ambientalista chiede di aggiornare il Catalogo dei Sussidi Ambientalmente Dannosi e Favorevoli (SAF) fermo da due anni, che non riflette i cambiamenti necessari per una transizione ecologica. Inoltre Legambiente chiede di riformare gli oneri di sistema in bolletta eliminando i sussidi diretti alle fossili e ridistribuiendoli sulla fiscalità generale. E’ necessario reindirizzare gli incentivi per favorire efficienza energetica, autoconsumo e rinnovabili, supportando famiglie e imprese. Infine, tagliare sussidi fossili e investire in giustizia climatica significa destinare almeno 4,7 miliardi l’anno a sostegno dei Paesi più vulnerabili, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. “Continuare a spendere miliardi per misure di breve durata è inaccettabile”, sottolinea Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente. “Serve un cambio di passo per affrontare le emergenze climatica, energetica e sociale.” Con un Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) più ambizioso e scelte coraggiose nella manovra 2025, l’Italia potrebbe abbandonare progressivamente le fossili, puntando su innovazione, efficienza e un futuro sostenibile. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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