Il progetto recharge.green, a cui tra i 16 partner ha partecipato anche l’Istituto per le energie rinnovabili dell’EURAC, è nato con l’obiettivo di riuscire a ottimizzare il potenziale energetico da fonti rinnovabili che offrono le Alpi, con la conseguente diminuzione delle emissioni di gas serra, rispettando l’ecosistema della zona, senza che lo sfruttamento energetico dell’acqua, della biomassa, del vento e del sole possa provocare delle conseguenze negative sulla natura alpina. Da queste premesse è stato sviluppato dall’Eurac, in collaborazione con l’Università di Trento, il software gratuito r.green che permette di creare un modello spaziale del territorio sulla base dei dati immessi e restituisce la localizzazione, la tipologia e la quantità di energia rinnovabile utilizzabile e più conveniente in termini economici e rispettosi dell’ambiente. In occasione della presentazione del software è stato portato un caso studio in Provincia di Cuneo, in cui è stata calcolata la disponibilità di biomassa forestale per piccoli impianti di teleriscaldamento e la fattibilità di piccoli impianti idroelettrici. Per giungere a queste conclusioni, gli esperti dell’EURAC e dell’Università di Trento hanno considerato in diversi scenari la domanda di energia di una regione, le politiche e la legislazione in materia, i vincoli ambientali — ad esempio nelle aree protette — e la fattibilità economica degli impianti. Giulia Garegnani, ricercatrice dell’EURAC ha spiegato: “Abbiamo creato uno strumento tecnologico innovativo in grado di supportare i processi decisionali nel momento della pianificazione energetica sul territorio. Vogliamo dimostrare che è possibile utilizzare le energie da fonti rinnovabili nell’arco alpino, assicurando al contempo un uso sostenibile del territorio. In questo modo si salvaguardano la biodiversità e l’uso del suolo”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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