Per la Consulta legittimo lo spalma incentivi al fotovoltaico

La Corte Costituzionale si è pronunciata con una sentenza sfavorevole ai gestori degli impianti fotovoltaici sopra i 200 kW

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La Corte Costituzionale in una sentenza destinata a far parlare di sé, si è pronunciata in materia di spalma incentivi, dichiarando “infondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 26, commi 2 e 3, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91 (convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116), cd. “Spalmaincentivi”, nel settore dell’energia prodotta da impianti fotovoltaici”. Lo ha riferito la Consulta, la sentenza con le motivazioni non è stata ancora pubblicata.

La misura nota come Spalma-incentivi è entrata in vigore il 1 gennaio 2015, con l’obiettivo del Governo di diminuire il peso in bolletta del contributo in favore degli impianto fotovoltaici, e prevede la riduzione degli incentivi riconosciuti dal meccanismo del conto energia ai produttori di energia fotovoltaica sopra i 200 kW, che possono scegliere tra tre opzioni: una diminuzione dell’incentivo rispetto alle tariffe già concordate e una sua spalmatura su un periodo di tempo di 24 anni e non di 20, o una tariffa rimodulata in un arco di tempo di venti anni, prevedendo un primo periodo di fruizione di un incentivo ridotto rispetto all’attuale e un secondo periodo di fruizione di un incentivo incrementato in ugual misura o, infine, una durata di 20 anni ma con una diminuzione dell’incentivo del 6-8% (a seconda della taglia dell’impianto, da 200 a 900 kW e oltre).

Ricordiamo che nel giugno del 2015 il Tar del Lazio ha chiesto alla Corte Costituzionale di esprimersi accogliendo i dubbi di legittimità costituzionale dello “spalma-incentivi” fotovoltaico sollevati sia da Assorinnovabili che da Confagricoltura che avevano avviato un’azione legale che aveva coinvolto circa 1.100 operatori del fotovoltaico .
Non dimentichiamo infine che anche il presidente della corte Costituzionale Valerio Onida ha dichiarato il il decreto incostituzionele perchè “violerebbe sia le norme costituzionali in materia di retroattività e di tutela dell’affidamento, sia gli obblighi internazionali”.
In ogni caso la situzione è talmente delicata che il ministero dell’Ambiente ha di recente pubblicato un avviso di selezione pubblica per l’istituzione di un elenco di esperti per l’affidamento di incarichi di supporto alla difesa erariale nell’ambito di arbitrati internazionali, in seguito all’uscita dal Trattato sulla Carta dell’Energia a partire dal 2016, per risolvere alcuni arbitrati curati dall’Avvocatura Generale dello Stato, che riguardano anche le misure sugli incentivi alla produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici di cui all’art. 26 del decreto legge n. 91 del 2014, ma anche altre disposizioni che potenzialmente hanno un impatto sul settore.

Non si è fatta attendere la reazione di Italia Solare che in un comunicato contesta la sentenza della Corte Costituzionale che rischia di minare una volta in più la fiducia degli investitori esteri nel nostro paese.

La decisione della Corte Costituzionale non ha infatti considerato tutte quelle aziende che a causa del taglio degli incentivi si sono trovate in serie difficoltà, non riuscendo a rimborsare le rate alle banche. Si è dimenticato che i produttori di energia da fonte fotovoltaica non sono “speculatori”, ma coloro che hanno permesso all’Italia di raggiungere gli obiettivi vincolanti di produzione di energia da fonte rinnovabile stabiliti dall’Unione Europea.

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