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A cura di: Adele di Carlo Indice degli argomenti Toggle TAR Lazio sul Decreto Aree idonee, bocciato l’articolo 760 giorni per riscrivere il Decreto Aree idoneeTroppo lenti verso gli obiettivi 2030 Una recente sentenza del TAR Lazio, la n. 9155/2025, obbliga ad una revisione del Decreto Aree idonee, decisione cruciale per il futuro delle rinnovabili in Italia. In tribunale amministrativo, dopo il ricorso di diversi operatori del settore (tra cui l’Anev), ha bocciato la parte del Decreto (art. 7, commi 2 e 3) che concede alle Regioni ampia discrezionalità nell’individuazione dei criteri per installare gli impianti rinnovabili. La notizia è stata accolta con grande favore dalle associazioni ambientaliste e, dall’altro lato, rappresenta una “bocciatura” per l’Esecutivo. Il Decreto aree idonee adesso andrà riscritto seguendo le indicazioni del TAR Lazio. TAR Lazio sul Decreto Aree idonee, bocciato l’articolo 7 In particolare, il Tribunale amministrativo del Lazio ha decretato l’annullamento dei commi 2 e 3 dell’articolo 7 del Decreto, quelli che conferiscono alle Regioni ampi margini di manovra nella scelta delle “aree idonee” in cui posizionare gli impianti. Secondo il TAR, il decreto difetta di criteri tecnici oggettivi per la classificazione delle aree non idonee, generando disomogeneità normativa a livello regionale e ostacolando gli obiettivi del PNIEC 2030 in materia di FER (Fonti di Energia Rinnovabile) D’ora in avanti, spetterà al Ministero dell’Ambiente formulare criteri più stringenti e dettagliati per identificare tali aree. I criteri precedentemente stabiliti, infatti, secondo i giudici amministrativi, ledono della libertà d’impresa degli operatori del settore. “Sono stati riconosciuti come validi i motivi che l’Anev aveva pubblicamente segnalato come fortemente lesivi della libera attività imprenditoriale degli operatori da fonti rinnovabili”, si legge in una nota dell’Associazione. Dunque è necessaria una riformulazione “nel rispetto dei criteri che l’Anev aveva segnalato”. Tra le richieste dell’Anev c’è anche la necessità di fissare a livello nazionale criteri comuni e vincolanti, per evitare che le Regioni possano stabilire vincoli più severi che, di fatto, ostacolano la transizione green. 60 giorni per riscrivere il Decreto Aree idonee In seguito alla decisione del TAR, il Ministero dell’Ambiente ha 60 giorni di tempo dalla notifica della sentenza per rivedere il contenuto del Decreto, riscrivendo le parti contestate. Successivamente, la palla passerà alle Regioni le quali dovranno adeguare la normativa regionale. Le Regioni che hanno già legiferato sul tema, ad esempio la Sardegna e la Toscana, dovranno, quindi, adeguare la propria legislazione ai nuovi criteri. Oltre a ciò, il TAR ha stabilito che le Regioni non potranno introdurre restrizioni più severe rispetto a quanto previsto dalla normativa nazionale e dovranno recepire le aree considerate idonee per legge, come indicato all’art. 20, comma 8 del decreto legislativo 199/2021. Troppo lenti verso gli obiettivi 2030 “È una vittoria amara”, ha dichiarato Simone Togni, presidente di Anev. Se, da una parte, le associazioni di categoria apprezzano l’intervento del TAR, dall’altra contestano l’eccessivo ritardo: quasi due anni. “Ogni ritardo nel settore delle rinnovabili pesa sul costo dell’energia, sull’ambiente e sull’autonomia energetica del Paese. Serve un nuovo decreto in tempi rapidissimi e un piano straordinario per sbloccare i progetti pronti ma ancora fermi per via della burocrazia”, continua Togni. Secondo Legambiente, per stare al passo con gli obiettivi previsti dal Decreto Aree idonee (+80 GW tra 2021 e 2030), l’Italia dovrebbe installare almeno 10,38 GW di nuova potenza da rinnovabili ogni anno. Purtroppo il ritmo attuale si sta rivelando insufficiente e servirebbe un’accelerazione notevole. Il Coordinamento FREE, tramite il presidente Attilio Piattelli, accoglie positivamente la sentenza, sottolineando la necessità di regole chiare, coerenti e uniformi a livello nazionale. “Nel Decreto Aree Idonee manca l’individuazione di criteri tecnici di tipo oggettivo, correlati ad aspetti strettamente inerenti alla tutela dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio artistico-culturale, idonei a guidare le Regioni nell’esercizio delle attribuzioni ad esse spettanti”. FREE critica inoltre l’impatto negativo del decreto anche sugli impianti già in fase di sviluppo e il rischio di ulteriore frammentazione regolatoria da parte delle Regioni. Piattelli sollecita un nuovo decreto coerente con gli obiettivi climatici e capace di semplificare i processi autorizzativi, evitando ulteriori ritardi. ANIE Rinnovabili accoglie positivamente la sentenza n. 9155/2025 del TAR Lazio e plaude all’impegno del Ministro Gilberto Pichetto Fratin a recepire rapidamente le indicazioni del TAR, fornendo alle Regioni linee guida chiare e univoche. Pur riconoscendo l’opportunità generata dalla sentenza, ANIE esprime rammarico per le mancate sinergie istituzionali e per i lunghi ritardi: il DM Aree Idonee è arrivato con due anni di ritardo sul D.Lgs. 199/2021, a cui è seguito un ulteriore anno prima del pronunciamento giudiziario. La sentenza ha anche messo in discussione la legittimità costituzionale della LR 20/2024 della Regione Sardegna, che ha escluso il 99% del territorio dall’idoneità, e ha sollevato dubbi sul Decreto Agricoltura per la gestione dell’uso del suolo destinato a impianti FER. Andrea Cristini, presidente di ANIE Rinnovabili, ha dichiarato: “Ci auguriamo che le Regioni possano finalmente disporre di criteri chiari e condivisi che consentano di finalizzare tutto il lavoro già avviato, nel solco della direzione tracciata dalle amministrazioni ministeriali. Solo così sarà possibile sostenere la transizione energetica del Paese in modo efficace e ordinato”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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