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Il Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l'Edilizia e il Territorio (CRESME) ha pubblicato uno studio in cui ha preso in esame il problema del Miglioramento dell'Efficienza Energetica (MEE) degli edifici pubblici elaborando linee guida per raggiungere al meglio l'obiettivo.L'efficienza energetica è uno dei cardini su cui si basa la strategia europea del pacchetto 20-20-20, ovvero per il 2020 un taglio delle emissioni del 20% (che potrebbe diventare 30%) per le emissioni dei gas serra, un aumento del 20% di efficienza energetica e l'incremento del ricorso alle energie rinnovabili per coprire almeno del 20% il fabbisogno energetico dei paesi dell'Unione.Ma il livello di partenza della gran parte degli edifici pubblici -e non – del nostro paese mostra che il cammino da fare è ancora lungo.Muovendosi nell'ambito del quadro energetico europeo e nazionale il CRESME ha elaborato uno studio in cui ha preso in esame il problema del Miglioramento dell'Efficienza Energetica (MEE) degli edifici pubblici con particolare riferimento alle regioni della Zona Convergenza (Sicilia, Calabria, Campania e Puglia).L'orizzonte temporale di riferimento è quello europeo del suddetto Pacchetto Clima Energia, dato che si estende fino all'anno 2020 e oltre; tuttavia l'indagine ha cercato di cogliere al meglio indicazioni e soluzioni di possibile indirizzo nel medio lungo termine in un settore in rapida e costante evoluzione.E cerca – attraverso l'elaborazione di specifiche linee guida -di fornire alle amministrazioni pubbliche elementi utili per migliorare l'efficienza dei propri edifici, rispettando gli obiettivi strategici nazionali e internazionali di medio e lungo termine.Una prima fase di analisi ha permesso di inquadrare il problema dell'efficienza energetica degli edifici pubblici nel contesto normativo, economico, industriale e tecnologico di respiro internazionale, europeo e nazionale.Da questa prima analisi è emersa la necessità di stimolare e facilitare il processo di riqualificazione energetica delle strutture immobiliari esistenti incrementandone gli interventi rispetto ai ritmi fisiologici di rinnovo del comparto edilizio. Così come l'esigenza di disporre da subito di sufficienti osservazioni e misurazioni "ante operam" circa il comportamento dell'edificio ed i suoi consumi energetici.Sono inoltre state messe in evidenza analogie e differenze tra il punto di vista del proprietario dell'edificio pubblico e quello della collettività: il proprietario vede un intervento per la riqualificazione energetica dell'edificio sostanzialmente come una componente dell'investimento complessivo tesa a ridurre i costi di esercizio (c.d. bolletta energetica) nell'arco dell'intero ciclo di vita utile. Mentre l'interesse pubblico può sintetizzarsi nel rispetto degli obiettivi individuati nel pacchetto 20-20-20.Lo studio del CRESME ha messo anche in evidenza quelle che sono le tendenze diffuse in merito all'utilizzo di fondi e incentivi.La prima, etichettata come "l'importante è installare poi si vedrà" rappresenta – dice il Cresme – un'abitudine invalsa, che tende a indirizzare i finanziamenti a fondo perduto per il miglioramento dell'efficienza energetica negli edifici pubblici, spesso nella sola fase di progettazione e di realizzazione piuttosto che a quella di gestione, lasciando così interamente alla Pubblica Amministrazione proprietaria il difficile compito di gestire e conseguire negli anni i risultati.Una soluzione questa che favorisce, tra i potenziali soggetti realizzatori, il profilo del costruttore piuttosto che del sistemista gestore multiservizi.L'altra tendenza, definita "l'approccio mordi e fuggi" riguarda il costume – di proporre alle PA interventi settoriali e limitati alla sostituzione di particolari impianti o componenti (fornitura di opere e prodotti) per i quali il tempo di recupero dell'investimento sia breve. Mentre preferibile è l'approccio del pacchetto integrato ovvero eseguendo un'iniziativa di portata più ampia e di maggiore efficacia: in tal caso, il risparmio atteso dalla misura dell'intervento più conveniente può, infatti, agevolare lo svolgimento di quella meno conveniente.L'aver messo a fuoco queste tendenze ha quindi permesso di individuare un percorso attuativo per la PA in grado di risolvere le criticità emerse in sede di analisi, collegandolo allo scenario normativo vigente e al contesto prospettico delineato dalla recente Direttiva Europea sull'efficienza energetica (2010/31/UE).Sulla base di queste analisi è stato possibile definire un percorso ed elaborare alcune linee guida che prevedono diverse fasi che le amministrazioni dovrebbero seguire per raggiungere obiettivi concreti di efficienza energetica negli edifici pubblici.Innanzitutto definire la fase di fattibilità, finalizzata all'individuazione del compendio immobiliare su cui intervenire e su cui svolgere successivamente un monitoraggio per controllare i risultati raggiunti nel corso della vita utile, da mettere a confronto con un prefissato budget obiettivo di prestazione energetica a sua volta legato agli obiettivi energetici nazionali.A questa segue la fase di avvio, in cui si dovrebbe scegliere e selezionare, tramite una procedura di gara, la Esco cui viene affidata l'esecuzione dei contratti.Infine la fase di gestione che comprende la realizzazione delle misure di miglioramento dell'efficienza energetica e la successiva gestione degli edifici, con erogazione dei servizi che possano garantire gli obiettivi di risparmio energetico prefissati, per una durata pari almeno al tempo necessario per rientrare dall'investimento fatto.L'impostazione di un pacchetto di misure di MEE di un edificio risulta agevolata qualora si disponga di una lunga serie storica dei consumi energetici, meglio ancora se si può distinguere tra quelli attribuibili alle attività produttive degli utilizzatori e quelli richiesti dal fabbricato per assicurare i desiderati livelli di confort.Nella prospettiva di avviare i citati Programmi di MEE, risulta comunque utile avviare, quanto prima, un programma di monitoraggio dei consumi elettrici che metta sotto osservazione i consumi di larga parte degli edifici pubblici ad uso strumentale, con particolare riferimento agli uffici. Fonte Legambiente per le energie rinnovabili Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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