Eolico offshore e onshore: lo scenario presente e le prospettive per il 2024

Il settore eolico vive un momento particolare, tra numeri in crescita e difficoltà. Ma il fermento non manca, in Italia e in Europa dove di recente ci sono state importanti novità

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Eolico offshore e onshore: lo scenario presente e le prospettive per il 2024

Il 2023 è stato un anno complesso per l’eolico offshore e onshore. Seppure l’energia del vento, insieme a quella solare, fornirà la quota più importante del mix energetico mondiale entro il 2040 (così prevede il “Global Energy Perspective 2023” di McKinsey), l’Agenzia internazionale dell’Energia ha ricordato nel World Energy Outlook che alcune catene di approvvigionamento, in particolare quella eolica, sono “sotto pressione”. IEA non ha mancato di ravvisare difficoltà in particolare per l’energia eolica in alcune economie avanzate, pur segnalando la forte crescita e la drastica riduzione dei costi tra il 2010 e il 2022 (il costo livellato dell’elettricità è diminuito del 70% per l’eolico onshore e del 60% per l’eolico offshore).

Nello scenario internazionale si va a inserire anche l’eolico italiano che ha da poco vissuto una certa attenzione, con il primo summit nazionale per l’eolico offshore.

Le opportunità generate da uno sviluppo significativo del settore le ha evidenziate il presidente ANEV, Simone Togni, durante il summit svoltosi a Roma.

“L’eolico offshore in Italia ha un percorso di crescita già definito dal Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) di 2GW al 2030, che possono diventare 10 al 2050. Sviluppare questa tecnologia permetterebbe con questi obiettivi di coprire il 10% del fabbisogno energetico nazionale. Il nostro Paese nel settore ha eccellenze industriali e tecnologiche, la crescita delle aziende riunite nella nostra associazione Anev può portare certamente a definire un nuovo standard e a esportare questa applicazione marina dell’eolico anche nel resto del mondo”.

Le potenzialità dell’eolico galleggiante offshore in Italia sono stimate in più di 200 GW dai dati forniti da The European House – Ambrosetti e dal Politecnico di Torino.

Tuttavia, per ora, siamo fermi a un solo impianto, il Beleolico di Taranto, il cui iter realizzativo ha richiesto 14 anni.

Ci sono diverse questioni aperte da tempo. Al momento in cui scriviamo gli operatori stanno aspettando da 1595 giorni la pubblicazione del “decreto FER 2”, quello con cui il Governo avrebbe dovuto completare il quadro dei regimi di sostegno alle energie rinnovabili, promuovendo in particolare lo sviluppo di tecnologie rinnovabili innovative (e che richiedono un sostegno più oneroso), tra cui l’eolico offshore. Inoltre – ricorda bene il blog di Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura – si è in attesa da più di 540 giorni dall’approvazione, da parte del Governo, del Piano contenente anche l’individuazione delle aree marittime idonee all’installazione di impianti off-shore rinnovabili.

Eolico offshore: una nuova associazione e progetti in cantiere

Per mettere in evidenza il fermento che c’è non solo nell’eolico onshore e offshore, ma in particolare sulle rinnovabili “al largo” è nata Aero – Associazione delle energie rinnovabili offshore, con l’obiettivo di far crescere in Italia la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili con le tecnologie offshore, in particolare eolico e fotovoltaico. In sette mesi ha pressoché raddoppiato le società associate, arrivando a contarne 26; circa metà degli oltre 70 progetti presentati al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica sono rappresentati dall’associazione.

Aero – Associazione delle energie rinnovabili offshore

Nel corso dell’audizione in Commissione Ambiente della Camera la scorsa settimana ha posto in evidenza la necessità di creare un polo strategico nazionale “nel settore della progettazione, della produzione e dell’assemblaggio di piattaforme galleggianti e delle infrastrutture elettriche funzionali allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare”.

Per questo ha fatto esplicita richiesta al Parlamento di rafforzare questa misura, aumentando il numero dei porti necessari a dare il via alla realizzazione in chiave industriale delle prime strutture galleggianti su cui installare le turbine eoliche. «Ci troviamo di fronte a una grande sfida innovativa, tecnica e logistica», ha commentato il presidente Aero, Fulvio Mamone Capria. «La trasformazione di banchine portuali idonee per la complessa logistica dell’industria dell’eolico offshore contribuirà all’avvio di cantieri marittimi di rilevanza strategica per il settore».

DL Energia, sostegno alle rinnovabili, petizione e Nimby: le questioni aperte

Nel DL Energia sono state prese decisioni importanti sull’eolico offshore, in particolare nel Mezzogiorno. Lo stesso dicastero dell’Ambiente ha annunciato nel Decreto Legge citato che per sviluppare la filiera offshore “si prevede l’individuazione di due aree demaniali marittime del Mezzogiorno, con i relativi specchi d’acqua, destinate a infrastrutture per lo sviluppo di investimenti nella cantieristica navale per la produzione, l’assemblaggio e il varo di piattaforme galleggianti”.

DL Energia, sostegno alle rinnovabili, petizione e Nimby: le questioni aperte

Sappiamo che il Decreto Legge ha diversi punti su cui le associazioni delle aziende attive nel settore delle rinnovabili hanno rilevato criticità. Ma vogliamo anche aggiungere nel discorso anche il recente “Decreto MASE” che ha stanziato 502 milioni di euro per promuovere, nel triennio 2024-2026, la ricerca e lo sviluppo di tecnologie energetiche innovative a zero emissioni di carbonio. Di questi 182 milioni di euro sono assegnati alle rinnovabili, alle tecnologie di rete elettriche e allo stoccaggio dell’energia finalizzati integrare le energie rinnovabili intermittenti, come appunto l’eolico.

Saranno sufficienti queste misure? Di sicuro contribuiranno allo sviluppo del settore, che a proposito di eolico onshore e offshore in Italia, vive una stagione sì di dinamismo, ma anche di limiti. Vale la pena ricordare la questione riguardante il progetto AGNES, localizzato oltre le 12 miglia nautiche dalla costa di Ravenna. Si tratta del primo impianto interamente offshore, unico nel panorama nazionale grazie alle sue innovazioni, integrando in maniera sinergica 700 MWp di potenza totale distribuita su due impianti eolici con fondazioni fisse e un impianto fotovoltaico galleggiante, supportati da 60 MW di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno verde a terra e 50 MW di sistemi per lo stoccaggio di energia elettrica attraverso batterie.

Il sindaco e presidente della Provincia di Ravenna Michele de Pascale, con il sostegno della Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna e delle associazioni economiche e sindacali del territorio, hanno promosso la petizione “Sì all’eolico e al fotovoltaico offshore in Romagna”, a supporto della produzione di energia rinnovabile con impianti eolici e fotovoltaici offshore al largo dalle coste nell’alto Adriatico.

La petizione è rivolta al Governo e al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ed è stata proposta su Change.org con la finalità, tra l’altro, di sburocratizzare e velocizzare l’iter autorizzativo. Proprio quest’ultimo aspetto è particolarmente sentito in generale. Oltre a questo ci sono anche i veti e la sindrome Nimby che hanno colpito diversi progetti. Lo ha ricordato Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana:

“oltre ai tempi lunghi dei procedimenti amministrativi, dobbiamo considerare che ci sono molti megawatt di progetti autorizzati ma bloccati da ricorsi giudiziari. Infatti, un altro grosso problema da affrontare è la sindrome Nimby, ovvero la resistenza da parte della popolazione che vive vicino agli impianti eolici.”

Eolico onshore e offshore in Europa

La speranza è che l’anno che verrà porti novità e opportunità per l’eolico onshore e offshore. In Europa ci sono stati proprio in questi giorni delle significative novità.

La Commissione Europea ha ricordato questa settimana i “due ulteriori passi avanti” a margine del Consiglio Energia di oggi a Bruxelles, dando seguito a due delle misure delineate nel recente Piano d’azione europeo per l’energia eolica.

Il primo passo è la firma da parte della stragrande maggioranza (26 Paesi) degli Stati membri e molti dei principali rappresentanti dell’industria eolica di una Carta europea dell’energia eolica, alla quale si prevede che ne seguiranno altre. La Carta, ha evidenziato la Commissaria europea per l’energia, Kadri Simson, è il primo risultato del Piano d’azione europeo per l’energia eolica, pubblicato meno di due mesi fa per stimolare la competitività globale del settore delle tecnologie pulite dell’UE.

Eolico onshore e offshore in Europa

Il secondo passo è costituito dagli ultimi dati che mostrano come 21 Stati membri hanno presentato impegni per lo sviluppo dell’energia eolica nei prossimi tre anni. Tra questi c’è anche l’Italia che, si ricorda proprio nella European Wind Power Action, a proposito di eolico offshore prevista in termini di capacità installata, prevede di raggiungere 2,1 GW entro il 2030 a partire dal 2025. A livello onshore, il Belpaese prevede di passare da 1,5 GW del 2024 a 2,1 GW nel 2026, in termini di capacità eolica installata aggiuntiva prevista.

Sempre a dicembre il Consiglio di amministrazione della Banca europea per gli investimenti (BEI) ha approvato un’iniziativa da 5 miliardi di euro a sostegno delle aziende produttrici di apparecchiature per l’energia eolica. Il finanziamento, fa sapere la stessa istituzione bancaria europea, è parte integrante del contributo della BEI al pacchetto europeo sull’energia eolica. La finalità è quella di accelerare ulteriormente una “transizione giusta e rapida verso il net zero, promuovendo al contempo l’innovazione industriale interna”. La decisione fa seguito all’impegno della Banca dell’UE di fornire ulteriori 45 miliardi di euro di finanziamenti a sostegno del piano REPowerEU.

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