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La Commissione Ambiente della Camera ha presentato il documento conclusivo della propria indagine sulle politiche ambientali in relazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili, nell'ambito della quale ha interpellato numerosi operatori del settore e da cui emerge che le rinnovabili producono più vantaggi per il Paese di quello che costano. Molti gli obiettivi dell'indagine tra cui la verifica del livello di contributo effettivo alla lotta ai cambiamenti climatici ed alla realizzazione degli obiettivi del pacchetto clima-energia da parte degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, la verifica delle procedure autorizzative, la valutazione dei criteri di buona progettazione, minor consumo di territorio e riutilizzo di aree degradate, la verifica delle politiche regionali messe in atto per garantire il raggiungimento degli impegni assunti dall'Italia sul tema clima-energia. Le audizioni svolte dalla Commissione hanno permesso di raccogliere dati approfonditi e accurati sull'ampiezza e sul ritmo di crescita del settore. Dalle audizioni è chiaramente emerso che "Le rinnovabili possono essere davvero un fattore di spinta anticiclico e di ripresa dell'economia italiana, ma a condizione di affrontare le principali criticità che attualmente minano le possibilità di sviluppo di lungo periodo del settore, ancorando il settore delle rinnovabili ai principi e alle regole di mercato, mettendolo al riparo da logiche assistenzialistiche e speculative, ponendo al centro della sua costruzione il principio della sostenibilità, non solo ambientale, ma anche economica e sociale".Se da una parte alcuni operatori interpellati tra i quali Enel, Confindustria e Autorità per l'energia elettrica hanno sottolineato come criticità quella rappresentata dall'elevato costo del sistema italiano di incentivazione delle rinnovabili; dall'altra i rappresentanti delle Associazioni di Categoria e di operatori del mercato hanno hanno tenuto a sottolineare i benefici prodotti dalle rinnovabili, direttamente o indirettamente, in termini di diminuzione delle importazioni di fonti fossili e quindi di risparmio sulla bolletta energetica del Paese, di costi che saranno evitati, a partire dal 2013, per l'acquisto di quote di emissione di CO2, di minor costo dell'energia prodotta nelle ore e nei periodi di picco della domanda, nonché di maggior gettito di IVA, IRPEF, IRPEG e IRAP per l'erario e di nuova occupazione qualificata in settori tecnologicamente innovativi. La stabilità, la completezza e la chiarezza del quadro normativo di riferimento rappresentano la seconda criticità evidenziata dagli "auditi" l'indagine conoscitiva. La terza criticità emersa dalle audizioni è relativa allo squilibrio del sistema degli incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili verso il settore elettrico (e al suo interno verso il comparto del fotovoltaico e dell'eolico), a danno dei settori del calore e dei trasporti, nonché a danno delle azioni per il risparmio energetico e per il miglioramento dell'efficienza energetica nell'industria e nell'edilizia. In particolare l'efficienza energetica, considerata da tutti gli auditi uno strumento "efficace per migliorare la sicurezza degli approvvigionamenti, ridurre le emissioni di CO2 e anche per contribuire a superare la crisi economica, visto che l'impatto sulla filiera industriale italiana sarebbe certamente molto forte e positivo". Si può concludere che dall'indagine emerge che nella crisi grave economica che stiamo vivendo le fonti rinnovabili nel loro insieme (dal solare, all'eolico, alle biomasse), insieme all'efficienza energetica, all'innovazione, alla ricerca, e in generale a tutti i settori della green economy, rappresentano un importante volano per la ripresa dell'economia, oltre a consentire all'Italia il conseguimento degli obiettivi in materia di riduzione delle emissioni di CO2 e a rendere il nostro Paese più competitivo.Se è vero, sottolinea la Commissione, che gli incentivi al settore pesano per circa il 10 per cento sulla bolletta elettrica di famiglie e imprese, è altrettanto vero che nel medio periodo i benefici supereranno di gran lunga gli oneri. "Per il solo fotovoltaico si spendono annualmente circa 5,5 miliardi di euro; se, come risulta da valutazioni condivise, tale importo crescesse ulteriormente fino ad arrivare alla soglia, stimata in 7 miliardi di euro, considerata essenziale per arrivare – senza conseguenze negative per il settore – alla grid-parity, il saldo positivo al 2030 sarebbe veramente notevole". Nel documento non mancano le critiche al Quinto Conto Energia che: "secondo lo schema predisposto, appare, rispetto alla previgente disciplina, come un deciso passo indietro e rischia seriamente di scoraggiare il settore delle fonti rinnovabili anche con ingiustificati appesantimenti burocratici. Quanto al fotovoltaico, la prevista soglia dei 12 Kwp per l'iscrizione al registro mette a rischio lo sviluppo di tante aziende innovative. Inoltre destano perplessità la mancata conferma del sistema autoregolante di riduzione delle tariffe già previsto nel IV conto energia, la soppressione del premio automatico in tariffa per gli impianti installati su coperture bonificate dall'amianto, nonché la drastica riduzione del budget che non garantisce continuità al mercato e la previsione della certificazione energetica degli edifici come «barriera» di accesso agli incentivi.Pertanto, pur comprendendo l'impostazione generale del Quinto Conto Energia che opportunamente punta alla razionalizzazione degli incentivi e quindi alla sostenibilità degli stessi anche sotto il profilo degli oneri generati per i consumatori, la VIII Commissione ritiene che vada fatto uno sforzo ben maggiore per tutelare e salvaguardare la filiera industriale italiana delle rinnovabili, che va consolidandosi sempre più e che in molti casi ha avuto la capacità e il merito di assumere posizioni di assoluto rilievo nel mercato nazionale ed internazionale". 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