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Secondo uno Studio entro il 2100 in Europa potrebbero esserci circa 152.000 decessi dovuti al cambiamento climatico Che il cambiamento climatico porti con sé eventi estremi, problemi ambientali e danni sempre più gravi per la salute, è ormai un dato di fatto. Per chi avesse bisogno di una conferma, è stato pubblicato uno studio in “The Lancet Planetary Health”, che stima che entro il 2100 il surriscaldamento potrebbe causare ogni anno 152.000 morti, con un impatto addirittura su due terzi della popolazione del vecchio Continente, ovvero 351 milioni di persone esposte all’anno. Per arrivare a questa cifra i ricercatori hanno preso in esame vari database sui disastri e sull’impatto di questi sulla popolazione, considerando una serie esauriente di dati sui danni causati dalle catastrofi legate alle condizioni meteorologiche. Partendo dai risultati della ricerca UE ENSEMBLES, finanziata dall’UE nel periodo 2004-2009, sono dunque stati considerati i morti annuali a intervalli di 30 anni fino al 2100 (2011-40, 2041-70 e 2071-100), rispetto al periodo di riferimento di base (1981-2010), esaminando il rischio degli eventi meteorologici avversi per la popolazione europea. I ricercatori hanno valutato principalmente le situazioni climatiche estreme, quali le ondate di calore e freddo, incendi, siccità, inondazioni fluviali e costiere, e tempeste di vento. Hanno poi stimato le dinamiche demografiche nel lungo periodo e i mutamenti spaziali e temporali in caso dovessero continuare le emissioni di gas serra in scenari “di normalità”. I risultati sono davvero allarmanti, gli studiosi sostengono infatti che “a meno che il riscaldamento globale non venga ridotto urgentemente e non vengano adottate misure di adattamento, circa 350 milioni di europei potrebbero essere esposti su base annuale a pericolosi eventi climatici estremi entro la fine di questo secolo, con un aumento dei decessi di 50 volte superiore rispetto a quelli attuali”. Naturalmente sono più a rischio le fasce deboli della popolazione, gli anziani, i bambini, i malati e i poveri che hanno un accesso ridotto ai mezzi tecnologici in grado di diminuire lo stress da disastro e migliorare la capacità di adattamento. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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