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Aggiudicata alla svizzera Tbf+Partner la gara per la progettazione della biopiattaforma di Sesto San Giovanni. Un intervento del Gruppo Cap con un investimento di 47 milioni di euro per la produzione di biometano dalla frazione umida dei rifiuti e per la valorizzazione dei fanghi da depurazione. Il termoimpianto per il trattamento dei fanghi valorizzerà 65mila tonnellate all’anno di fanghi umidi, generando 11.120 MWh all’anno di calore per il teleriscaldamento e fosforo come fertilizzante a cura di Pietro Mezzi Render della biopiattaforma di Sesto San Giovanni (fonte Gruppo Cap) La società di ingegneria Tbf+Partner, presente nei settori energetico e ambientale, si è aggiudicata la gara per la progettazione della biopiattaforma di Sesto San Giovanni. Nel novembre prossimo – 120 giorni dal 17 luglio scorso – verranno depositati gli elaborati progettuali per l’avvio del provvedimento di autorizzazione regionale (che comprende la valutazione di impatto ambientale). L’iniziativa, promossa dal Gruppo Cap, prevede un investimento di 47 milioni di euro. La società svizzera, che ha una vasta esperienza nel settore della valorizzazione termica dei fanghi di depurazione (tra le opere realizzate figura anche l’impianto di incenerimento fanghi di Werdhölzli, utilizzato per lo smaltimento di tutti i fanghi del cantone di Zurigo), avrà il compito di elaborare il progetto di simbiosi industriale che unirà, in un unico polo green e carbon neutral innovativo, il depuratore del Gruppo Cap e il termovalorizzatore Core, il Consorzio recuperi energetici che gestisce il termovalorizzatore di Sesto San Giovanni. Render della vista da nord dell’impianto (fonte Gruppo Cap) Il nuovo impianto di via Manin (sede del Core) intende non solo diventare un punto di eccellenza per la produzione di biometano dalla frazione umida dei rifiuti e per la valorizzazione dei fanghi da depurazione, ma aspira a diventare un hub di innovazione per tutti gli impianti di depurazione gestiti da Cap e un centro per la sperimentazione sulle acque reflue, che consenta di implementare le ultime tecnologiche nel settore, in sinergia con altri player nazionali e internazionali. Il termoimpianto per il trattamento dei fanghi valorizzerà 65mila tonnellate all’anno di fanghi umidi pari a 14.100 tonnellate all’anno di fanghi essiccati, interamente prodotti dai depuratori del Gruppo, generando 11.120 MWh/anno di calore per il teleriscaldamento e fosforo come fertilizzante. Render della vista da sud dell’impianto (fonte Gruppo Cap) In questo modo, il 75% dei fanghi verrà trasformato in energia e il 25% in fertilizzante. La linea di trattamento della frazione umido di rifiuto invece lavorerà 30mila tonnellate all’anno di rifiuti umidi per la produzione di biometano, proveniente dai comuni di Sesto San Giovanni, Pioltello, Cormano, Segrate, Cologno Monzese, cioè i cinque comuni milanesi che fanno parte del Consorzio. Non solo, dai residui solidi delle acque trattate sarà possibile produrre energia pulita, a fronte di un’evidente riduzione dell’impatto ambientale sul territorio circostante. Rispetto al termovalorizzatore attualmente in funzione è prevista una drastica diminuzione dei fumi e delle emissioni dannose (meno 76%) e l’annullamento delle emissioni climalteranti. La parte retrostante dell’impianto (fonte Gruppo Cap) L’avvio dell’impianto non solo consentirà di recuperare materia organica e trasformarla in energia, ma fornirà anche un forte impulso alla raccolta differenziata, portando benefici al territorio sestese in termini ambientali, occupazionali e come volano di crescita e sviluppo sostenibile. Il progetto definitivo comprenderà anche le richieste che gli stakeholder locali hanno avanzato durante il percorso partecipativo e di dibattito pubblico, che porterà, tra le altre cose, a partire da settembre, alla costituzione di un Rab (Residential Advisory Board), un comitato consultivo dei cittadini con funzioni di monitoraggio e di scambio informazioni su tutte le scelte e le fasi del progetto. Una volta presentato il progetto definitivo, è prevista una seconda fase della durata di due mesi che servirà a produrre la documentazione necessaria al successivo bando di gara per i lavori di realizzazione della biopiattaforma, in attesa dell’autorizzazione regionale. La terza e ultima fase, avviata a conclusione dell’iter autorizzativo, sarà rivolta a recepire ogni eventuale prescrizione derivante dal procedimento autorizzativo, con possibile revisione del progetto entro i 30 giorni stabiliti dal bando. “La biopiattaforma è un progetto unico in Italia, che esce dalla logica della linearità per seguire la circolarità della sostenibilità e puntare su ecodesign, recupero delle materie di scarto, riprogettazione industriale dei prodotti e delle filiere produttive, in linea con i principi della circular economy – afferma Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato del Gruppo Cap -. Il progetto definitivo sarà il risultato di un iter strutturato e trasversale, che ha messo al centro anche cittadini, associazioni e comitati locali grazie al processo partecipativo intrapreso lo scorso novembre”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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