I cambiamenti climatici arrivano anche in tavola, rapporto del Wwf sugli impatti in agricoltura

I 1.500 eventi climatici estremi rilevati durante l’anno nel nostro Paese hanno causato danni enormi alla produzione. In particolare hanno pagato un prezzo altissimo il miele (calato del 95%), l’olio (meno 80% in alcune regioni del Centro-Nord), la frutta (meno27%), il riso (meno 10%), e il vino che in alcuni casi è sceso fino al 50% in meno. Anche nella regione mediterranea il riscaldamento globale supera del 20% l’incremento medio globale della temperatura e sono in atto vere e proprie trasformazioni climatiche, come la ‘tropicalizzazione’ nel Sud Italia

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I cambiamenti climatici arrivano anche in tavola, rapporto del Wwf sugli impatti in agricoltura

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I cambiamenti climatici si siedono anche a tavola. I loro impatti sono evidenti. Scenari impazziti si presentano con sempre maggiore frequenza in tutto il mondo, e solo in Italia nel 2021 un aumento del 65% di nubifragi, alluvioni, trombe d’aria, grandinate e siccità rispetto agli anni precedenti.

I 1.500 eventi climatici estremi rilevati durante l’anno nel nostro Paese hanno causato danni enormi alla produzione agricola. In particolare hanno pagato un prezzo altissimo il miele (calato del 95%), l’olio (meno 80% in alcune regioni del Centro-Nord), la frutta (meno27%), il riso (meno 10%), e il vino che in alcuni casi è sceso fino al 50% in meno. E’ un quadro amaro, difficile da digerire, quello messo a punto dal Rapporto ‘2021 effetto clima: l’anno nero dell’agricoltura italiana’ del Wwf Italia in cui si denuncia la drammatica incidenza del clima sulla produzione di alcuni prodotti tipici del nostro territorio.

Se è vero che l’impegno a combattere questa pericolosa deriva meteorologica è notevolmente aumentato negli ultimi anni, che le istituzioni europee, quelle internazionali, gli organi di governo nazionali hanno preso provvedimenti – viene spiegato – è anche vero che il singolo individuo non ha ancora piena contezza dell’importanza di alcuni suoi comportamenti quotidiani, anche apparentemente minimi, all’interno del delicatissimo ecosistema globale.

I comportamenti virtuosi

Dopo qualche anno di faticoso apprendistato abbiamo compreso che la raccolta differenziata è cosa buona e irrinunciabile, e la pratichiamo, anche se non ovunque, con una certa agevolezza e con sempre maggiore cura. Cerchiamo di ridurre gli sprechi energetici casalinghi, combinando il risparmio in bolletta con una doverosa spinta etica. Accogliamo con moderata gioia le domeniche senza traffico e allegri imbracciamo bici o scarichiamo tensioni nella corsa del fine settimana. Ci stiamo abituando a essere migliori, ci applichiamo e, quel che più conta, educhiamo i nostri figli a fare altrettanto. Sul fronte degli acquisti alimentari abbiamo, però, ancora una visione di campo limitata. Sappiamo certamente che il cibo non sofisticato, prodotto senza pesticidi, biologico, porta benefici alla nostra salute, quindi al sistema sanitario nazionale; di conseguenza al Paese.

Non abbiamo, però, ancora capito quanto e come le nostre scelte alimentari, i nostri acquisti, ciò che mettiamo sulle nostre tavole, possa avere una relazione stretta con gli eventi climatici estremi che si abbattono sui nostri territori, con quelli che ci sembrano distanti per latitudini e geografia, ma che lo sono solo apparentemente. Il meccanismo di causa-effetto è perlopiù sconosciuto. Non ci resta, allora, che comprendere per migliorare, e farlo in fretta.

Il nostro territorio, vulnerabile e a rischio

Con questo obiettivo, il Wwf punta a mettere in risalto la particolare vulnerabilità del nostro Paese; e allora ci racconta per esempio anche che nella regione mediterranea il riscaldamento globale supera del 20% l’incremento medio globale della temperatura e che sono in atto vere e proprie trasformazioni climatiche, come la ‘tropicalizzazione’ nel Sud Italia. Il fenomeno si sta sempre più cronicizzando, e si stima che porterà a un incremento assai importante di coltivazioni domestiche di frutti esotici. C’è, poi, la variazione dei micro-clima di alcune zone circoscritte che mette a repentaglio alcune produzioni di nicchia e il loro alto valore aggiunto.

Poi, viene offerto un punto di vista capovolto. Se è vero che il clima incide sulla filiera agroalimentare, è altrettanto vero il contrario, e cioè che la produzione, distribuzione e consumo di cibo lavorano come cause dirette dei cambiamenti climatici. Sapevamo che il 37% delle emissioni di gas serra sono ‘scorie’ derivanti dal sistema produttivo agroalimentare, un terzo del quale imputabile agli sprechi alimentari, ma non sapevamo che scegliendo di coltivare e consumare biologico, per esempio, possiamo ovviare in modo importante a questo dannoso effetto collaterale. L’agricoltura biologica, infatti, favorisce lo stoccaggio di CO2 nel suolo poiché è basata sulla fertilità del suolo e sulla produzione di humus, che richiede carbonio. “Come Wwf – dice Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del Wwf Italia – abbiamo deciso di impegnarci per sensibilizzare il maggior pubblico possibile sull’impatto del sistema alimentare sui sistemi naturali e per spiegare quanto siano importanti le nostre scelte di consumo. L’agricoltura biologica rappresenta una soluzione duratura non solo alla produzione sostenibile di cibo, ma anche alla riduzione della produzione di gas serra da parte del comparto agricolo: lo stoccaggio di carbonio nel suolo, indotto dalla concimazione organica, potrebbe ridurre drasticamente le emissioni dell’intero comparto”.

Si sta lavorando alacremente anche su altri fronti. L’Unione europea sta contribuendo nell’applicazione della nuova strategia alimentare ‘Farm To Fork’. Per procedere spedita verso l’obiettivo di produzioni agroalimentari sempre più sane e sostenibili, con un occhio a garantire un reddito equo per gli agricoltori, al rispetto della biodiversità, al problema dei cambiamenti climatici, gli eurodeputati riuniti in seduta plenaria hanno recentemente approvato pareri e raccomandazioni necessari a rendere concreto il corso alimentare voluto dalla commissione Europea. Hanno approvato obiettivi vincolanti sulla riduzione dei pesticidi, sullo sviluppo delle aree dedicate all’agricoltura biologica; hanno messo in campo azioni per ridurre il consumo di carne e stabilito di adottare un atteggiamento più cauto sull’apertura ai nuovi Ogm.

E anche il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) opera assecondando il Green deal europeo, e in qualche modo vi confluisce. Grazie a una sua iniziativa in collaborazione con l’Agenzia francese di sviluppo e Cassa depositi e prestiti, un gruppo di banche pubbliche di sviluppo provenienti da tutto il mondo, ha annunciato il lancio di una piattaforma intenzionata a intensificare investimenti ecologici e più inclusivi nell’agricoltura e nelle attività di elaborazione, confezionamento e trasporto degli alimenti durante tutta la filiera, fino alla tavola. Per andare incontro alla ‘Farm To Fork’ servono tutte le forze, tutte le energie, le grandi manovre così come i piccoli spostamenti. Nelle stanze della politica, allora, nei luoghi del potere, ma anche al mercato, nelle cattedrali commerciali, nella liturgia della spesa quotidiana, nella scelta di cosa portare a tavola, nei comportamenti individuali, nei piccoli accorgimenti, la grande opportunità di mitigazione dei cambiamenti climatici e di salvaguardia per il futuro del Pianeta.

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