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A cura di:La Redazione Indice degli argomenti: Ridurre le emissioni per rispettare l’Accordo di Parigi I Passi per ridurre le emissioni Il ruolo degli edifici Ultimo campanello d’allarme dalla scienza sul clima e sul futuro della Terra. L’IPCC – il panel di esperti che studiano il cambiamento climatico su mandato delle Nazioni Unite – ha presentato il terzo volume (WG3) del Sesto Rapporto di Valutazione, un libro di oltre 1000 pagine realizzato con il contributo di circa 280 scienziati e ricercatori di 65 paesi. Ne emerge un quadro preoccupante che, senza giri di parole, ci dice che non c’è più tempo. Possiamo ancora salvare il Pianeta ma “senza riduzioni immediate e consistenti di emissioni di gas serra in tutti i settori, l’obiettivo 1,5°C è fuori portata“. Ridurre le emissioni per rispettare l’Accordo di Parigi Nonostante ci sia una maggiore attenzione ai temi del cambiamento climatico, continuando sul percorso odierno non c’entreremo l’obiettivo di limitare il riscaldamento a 1,5°C. Bisogna accelerare immediatamente l’azione per il clima, riducendo prima di tutto, e velocemente, le emissioni (CO2 e metano in primis) che, tra il 2010 e il 2019 hanno continuato ad aumentare, registrando nel 2019 un +12% rispetto al 2010 e +54% rispetto al 1990, ed è inequivocabile che la responsabilità sia attribuibile alle attività dell’uomo. Nel 2020 le emissioni sono calate a causa delle restrizioni legate alla pandemia, ma hanno velocemente ripreso a crescere con la riapertura delle attività. La CO2 è all’origine del riscaldamento globale dell’atmosfera, della terra e degli oceani e provoca già catastrofi naturali, da alluvioni a siccità, dagli incendi allo scioglimento dei ghiacciai e della calotta polare. In modo evidente. Ormai, nessuna area del Pianeta è esclusa. Tutti i più importanti indicatori del sistema climatico (atmosfera, oceani, ghiacci) stanno cambiando a una velocità mai osservata negli ultimi secoli e millenni, alcuni fenomeni già in atto sono irreversibili come l’innalzamento dei mari, che è avvenuto a una velocità mai vista negli ultimi 3mila anni. Nel Rapporto si legge che è necessario rafforzare le politiche e le azioni per il clima, per esempio realizzando impianti per la cattura e lo stoccaggio del carbonio delle infrastrutture per combustibili fossili, le cui emissioni attualmente superano quelle consentite nell’ambito dell’Accordo di Parigi. Se non si agirà in questo senso, le emissioni continueranno ad salire anche dopo il 2025, con il rischio che il riscaldamento medio entro il 2100 raggiunga i 3,2°C. La strada per rispettare l’obiettivo di limitare il riscaldamento a 1,5°C è stretta e richiede che obbligatoriamente le emissioni di gas serra raggiungano il loro picco entro il 2025, ed entro il 2030 diminuiscano del 43% rispetto ai livelli del 2019. Nello stesso periodo il metano deve calare del 34%. La riduzione delle emissioni deve essere inoltre costante nei prossimi decenni, 2030, 2040, 2050, così da raggiungere lo 0 entro il 2050, unico modo per stabilizzare le temperature che, da quel momento, smetteranno di crescere. Tali obiettivi diminuiscono se ci accontentiamo di limitare le temperature intorno ai 2°C, ma anche in questo caso la diminuzione delle emissioni deve essere di circa 1/3. I Passi per ridurre le emissioni Le tecnologie per dimezzare le emissioni entro il 2030 ci sono e coinvolgono tutti i settori. L’IPCC segnala le priorità, evidenziando la necessità della cooperazione e condivisione di strategie a livello internazionale: Per quanto riguarda il settore energetico, a cui è riconducibile 1/3 delle emissioni globali, nonostante siano stati fatti importanti passi avanti, è necessaria una transizione profonda verso un sistema ad energia pulita. Bisogna diminuire in maniera significativa l’uso delle fossili, ottimizzare i sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio (CSS), spingere sulle rinnovabili e sull’uso di combustibili alternativi come e l’idrogeno e i biocarburanti sostenibili. Investire in politiche a sostegno della transizione nei settori più energivori quali per esempio trasporti, edilizia e industria, migliorando le infrastrutture e l’uso del territorio. In questo modo ci potrebbe essere una riduzione delle emissioni entro il 2050 tra il 40 e il 70%. Le città devono fissare e rispettare gli obiettivi verso emissioni net 0, attraverso il sostegno alle rinnovabili, l’elettrificazione dei consumi e modelli di consumo sostenibili. L’azione per la decarbonizzazione di Edifici e Industrie deve essere capillare e rapida. E’ necessario ripensare l’uso dei materiali in termini di economia circolare, riciclo dei prodotti, riduzione dei rifiuti. Il settore dei trasporti ha un impatto significativo sulle emissioni: è necessario velocizzare il passaggio alla mobilità elettrica, investendo anche nel settore delle batterie e nei combustibili più efficienti, quali i biocarburanti. Foreste, utilizzo sostenibile del suolo e agricoltura possono diventare ambiti in cui non solo le emissioni vengono rimosse ma anzi si immagazzina la CO2. Per rispettare l’Accordo di Parigi i flussi finanziari devono aumentare da 3 a 6 volte, con variazioni a seconda dei settori e dei paesi e riallocando gli investimenti dalle fonti fossili a quelle alternative. Naturalmente la sfida maggiore è per i paesi in via di sviluppo, che hanno meno capacità di spesa. Le tecnologie e i soldi ci sono ma attualmente sono utilizzati in malo modo. Se muoviamo questi capitali c’è tutto quello che serve per raggiungere l’obiettivo di 1,5°C. Lo sviluppo delle rinnovabili Dal 2010 il contributo delle energie rinnovabili ha continuato ad aumentare e contemporaneamente sono calati i costi delle tecnologie e in molti paesi sono state introdotte politiche a sostegno del loro sviluppo e della transizione energetica. In particolare fotovoltaico ed eolico onshore oggi sono competitivi con le tecnologie basate sui combustibili fossili e la loro penetrazione è in costante aumento, anche se ancora coprono una parte limitata del mercato Per rispettare gli obiettivi climatici è necessario il sostegno al loro sviluppo su larga scala. Massimo Tavoni, RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment, Politecnico di Milano, autore del report IPCC, ha sottolineato che ci sono anche le buone notizie. “Per esempio rispetto al precedente Rapporto permangono ancora, ma sono molto diminuiti, gli scenari tragici che ipotizzano un possibile aumento di temperatura fino a 4,5°C”. Elena Verdolini, RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment, Università di Brescia, autrice del report IPCC, ci ricorda che esistono diverse strade per arrivare a un’economia a 0 emissioni, ma è fondamentale e altissimo il potenziale dei nostri comportamenti individuali, che devono essere sostenuti anche da pianificazioni e scelte governative (incrementando per esempio le piste ciclabili per favorire l’uso della bicicletta). Sono 2 gli aspetti principali individuati dalla Verdolini: sono indispensabili significativi investimenti in nuove tecnologie a sostegno della decarbonizzazione, sia nel settore pubblico che nel privato, superando le barriere alla diffusione delle tecnologie, che già ci sono, su larga scala. E si devono definire politiche e regolamenti precisi, tassando le emissioni, fissando degli standard tecnologici minimi. Il ruolo degli edifici Paolo Bertoldi, Commissione Europea DG JRC, nella presentazione del Rapporto ha focalizzato il proprio intervento sul ruolo degli edifici, le cui emissioni (tra dirette e indirette) tra il 1990 e il 2019 sono cresciute del 50% per gli edifici residenziali e 55% per quelli non residenziali, a causa di un aumento della richiesta di superficie pro capite, della crescita della popolazione globale, di maggiori servizi e apparecchiature domestiche. Il miglioramento dell’efficienza energetica ha compensato solo in parte tali emissioni. Le soluzioni ci sono? Sì, le conosciamo bene e il costo delle tecnologie è sempre più sostenibile, ma vanno implementate: ci sono edifici, anche in Italia, a 0 emissioni che devono diventare la norma in tutto il mondo. Nei paesi sviluppati ci si deve focalizzare sulle ristrutturazioni del parco edilizio costruito, con un tasso assolutamente maggiore rispetto a quanto accade ora e con obiettivo 0 emissioni. Al 2050 si possono ridurre le emissioni del 61%: bisogna accelerare il tasso di rinnovo e creare un cambiamento rapido attraverso interventi di mitigazione che comprendono l’uso di materiali a basse emissioni, riciclabili, involucro ad alta efficienza, integrazione di rinnovabili, elettrificazione dei sistemi di riscaldamento/raffrescamento, uso di elettrodomestici ad alta efficienza. Efficienza e rinnovabili sono importantissimi ma non sufficienti, si introduce il concetto di sufficienza energetica, che comprende le misure volte a eliminare il superfluo, che limitano la domanda di energia, materiali, spazio e suolo, consentendo benessere per tutti. Le buone notizie secondo le Nazioni Unite Anche se la comunità scientifica ha nuovamente chiarito che non stiamo facendo abbastanza per limitare il riscaldamento globale alla cruciale di 1,5°C, i risultati dell’ultimo rapporto dell’IPCC non sono tutti negativi. Secondo l’ONU ci sono otto elementi positivi che fanno ben sperare: L’uso di veicoli elettrici sta accelerando in tutto il mondo, e le emissioni di gas serra legate al trasporto stanno diminuendo. Una transizione in atto ma da sostenere con investimenti in infrastrutture, la maggior diffusione della micro-mobilità elettrica e l’utilizzo di combustibili sostenibili Diminuisce il costo delle tecnologie a basse emissioni. Il costo delle tecnologie chiave come il fotovoltaico, l’eolico e le batterie è calato molto e con esso le emissioni: rispettivamente del -85%, -55% e -85% dal 2010 al 2019 C’è stata e continua ad esserci una “consistente” espansione delle politiche e delle leggi a sostegno della mitigazione del clima: dal protocollo di Kyoto all’accordo di Parigi del 2015 Ridurre le emissioni nette di carbonio del settore industriale è molto impegnativo, ma ancora possibile. In particolare “le industrie possono trarre vantaggio dai nuovi processi di produzione utilizzando energie rinnovabili, idrogeno verde, biocarburanti e controllando la gestione del carbonio”. Le città rappresentano una grande opportunità per la mitigazione del clima e possono contribuire a un futuro netto zero grazie a soluzioni integrate, una maggiore penetrazione delle energie rinnovabili, migliorando la qualità dell’aria, aumentano le opportunità di lavoro, espandono le infrastrutture urbane verdi e blu. Alcune misure economiche hanno dimostrato di funzionare e, se applicate su larga scala, potrebbero garantire diminuzione delle emissioni e stimolare l’innovazione. Vanno però aumentati i flussi finanziari a sostegno di mitigazione e adattamento al clima, eliminando i sussidi ai combustibili fossili. Gli autori dell’IPCC riconoscono nella loro valutazione che molti cittadini di tutto il mondo si stanno impegnando nell’azione per il clima. Un impegno che i Governi devono sostenere. La rimozione della CO2 è essenziale per raggiungere i nostri obiettivi e richiede la rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera. Questo potrà avvenire attraverso una migliore gestione delle foreste, il sequestro del carbonio nel suolo, il ripristino delle torbiere, investimenti a sostegno della biodiversità. 16 agosto 2021 Le basi fisico-scientifiche del cambiamento climatico La concentrazione di CO2 nell’aria non è mai stata così alta in due milioni di anni. Gli ultimi aggiornamenti diffusi dall’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) sono chiari; il pacchetto di preoccupazioni e reazioni sono contenuti nel rapporto ‘Cambiamenti climatici 2021 – Le basi fisico-scientifiche’, il primo dei tre volumi che andranno a formare il Sesto rapporto di valutazione che sarà pubblicato nel 2022. Arrivano a distanza di 8 anni dal precedente studio, sono stati approvati da 195 governi dell’Onu e indicano la strada per frenare la febbre della Terra. Cambiamento climatico, c’è possibilità di salvezza? Solo forti riduzioni rapide (entro 10 anni) e su larga scala dei gas serra (CO2, metano e biossido di azoto) limiterebbero l’aumento medio della temperatura entro 1,5-2 gradi al 2100, come indicato dall’Accordo di Parigi sul clima del 2015. Diversamente, questo obiettivo sarà fuori da ogni portata, facendo aumentare il rischio di eventi meteo estremi. Le attività umane sono responsabili di circa 1,1 gradi di riscaldamento rispetto al periodo 1850-1900. Ed è probabile che già nei prossimi due decenni le temperature aumenteranno di oltre 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali; con più 2 gradi, gli estremi di calore raggiungerebbero più spesso soglie di tolleranza critiche per l’agricoltura e la salute. Il rapporto delinea cinque scenari a partire dal 2015 ma in tutti si stima che la temperatura superficiale globale continuerà ad aumentare almeno fino alla metà del secolo. Per le aree costiere ci si attende un continuo aumento del livello del mare per tutto il XXI secolo, ormai ogni anno, con inondazioni più frequenti e gravi ed erosione delle coste. Foreste, suoli e oceani – definiti i serbatoi di anidride carbonica – dal 1960 hanno assorbito il 56% della CO2 emessa nell’atmosfera ma si stanno esaurendo e entro il 2100 non riusciranno ad assorbire la stessa quantità di gas serra prodotti finora. “Questo rapporto è un codice rosso per l’umanità – osserva il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres – e deve suonare una campana a morto per il carbone e i combustibili fossili, prima che distruggano il nostro Pianeta”. Ma Greta Thunberg, l’attivista svedese con milioni di follower ormai maggiorenne rispetto agli inizi della sua battaglia, gela tutti: “Il nuovo rapporto dell’Ipcc non contiene vere sorprese. Conferma ciò che già sappiamo da migliaia di studi: che siamo in una situazione di emergenza. Possiamo ancora evitare le peggiori conseguenze, ma non se continuiamo come oggi, e non senza trattare la crisi come una crisi”. “Suona ancora una volta l’allarme climatico – scrive su twitter la presidente della commissione Europea Ursula von der Leyen – solo riducendo le emissioni di gas serra a zero entro il 2050 possiamo limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi. L’Unione europea sta facendo la sua parte con la sua legge sul clima e le proposte al 2030 del Green deal. Tutti devono agire”. Il G20 di ottobre a Roma e la Conferenza mondiale sul clima, la Cop26 di novembre a Glasgow, saranno l’ennesimo banco di prova per misurare gli impegni dei grandi Paesi. Articolo aggiornato Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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