Arriva la Carta delle aree per il deposito di rifiuti nucleari, 67 siti possibili in 7 Regioni 08/01/2021
A cura di: la redazione Il nuovo Rapporto del WWF “Quanta foresta avete mangiato, usato o indossato oggi?” traccia un quadro allarmante di quanto i consumi dei paesi occidentali siano responsabili della deforestazione nei paesi extra UE. L’importazione di materie prime provenienti dalle foreste – legname, carni, soia, olio di palma, caffè, cacao, cuoio – è infatti causa del 10% della deforestazione globale. I dati sono impressionanti e ci si domanda se cambiare le nostre abitudini di consumo potrebbe aiutare a salvaguardare le foreste. Negli ultimi 30 anni sono stati deforestati 420 milioni di ettari di terreni, principalmente nelle zone tropicali, un’area grande quanto la superficie dell’intera Unione Europea. Ogni anno si perdono circa 10 milioni di ettari di foresta che vengono convertiti in terreni agricoli. Tutto questo ha gravi impatti sull’ambiente e la biodiversità, considerando che le foreste sono abitate da circa l’80% delle specie animali e vegetali del Pianeta e la deforestazione provoca un aumento degli effetti del cambiamento climatico per il rilascio in atmosfera di elevatissime quantità di carbonio e per la perdita della regolazione del sistema climatico nel suo complesso. Consumo di caffè e deforestazione L’Europa, con il 33% del consumo globale di caffè, è il maggior mercato al mondo di questa bevanda e sicuramente l’Italia, con una media 6 kg di caffè a testa, è tra i maggiori consumatori. Ogni giorno nel mondo si bevono 2,5 miliardi di tazze di caffè e le previsioni dicono che entro il 2050 la sua produzione dovrà triplicare, ma questo avrà impatti devastanti sulle foreste, considerando che il 60% dell’area in cui si può coltivare caffè ne è coperta. Questo provocherà impatti anche per la sopravvivenza di specie animali già a rischio di estinzione, il cui habitat sarà distrutto. Inoltre il surriscaldamento sta rendendo inadatte alla coltivazione del caffè il 50% delle aree attualmente utilizzate, i produttori si dovranno spostare verso maggiori altitudini, minacciando foreste ancora inattaccate. Anche la produzione di soia, utilizzata in particolare per i mangimi animali, è tra i maggiori responsabili della deforestazione illegale, soprattutto in Brasile. L’Europa importa il 95% della soia che utilizza, circa 61 kg l’anno a persona e l’ Italia è il 3° maggiore importatore in UE di farina di soia, il che significa una deforestazione media circa 16.000 ettari l’anno. Infine ricordiamoci che il pellame di scarpe, borse e abbigliamento è un sottoprodotto dell’industria della carne bovina e come tale a rischio di deforestazione. Anche in questo caso i paesi dell’Europa importano una percentuale molto alta di pelle bovina, soprattutto dal Brasile, in gran parte ricavate da zone deforestate illegalmente. Le alternative ci sono, spiega il WWF, basterebbe per esempio scegliere aziende agricole certificate e che investono in filiere trasparenti. “Dobbiamo fermare il processo di distruzione delle foreste più preziose: oggi il 40% della foresta pluviale amazzonica ha già raggiunto il punto di non ritorno a causa di incendi e tagli incontrollati”, sottolinea Isabella Pratesi, direttore conservazione di WWF Italia. La Commissione Europea ha recentemente lanciato una consultazione pubblica chiedendo ai cittadini di esprimere la propria opinione su una nuova legge dell’UE sui prodotti legati alla deforestazione, oltre 1 milione di persone ha già partecipato alla campagna #Together4Forests. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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